Magazine Diario personale

54. atto di dolore

Da Mavi
L'altro giorno ho viaggiato in metropolitana, non lo faccio quasi mai perché sono costretta ad utilizzare la mia auto per raggiungere la sede di lavoro e tutto il resto ce l'ho a portata di mano. In metropolitana ci sono degli orari in cui non si può stare, la folla, il caldo, i cattivi odori ... Non sono mai molto rilassata quando mi trovo ad adoperarla da sola, non vedo l'ora che finisca la corsa e che possa riemergere all'aria aperta. L'altro giorno, quindi, dopo aver atteso qualche minuto, sono salita sul treno ed ho cominciato il conto alla rovescia ... mentre provavo a distrarmi leggendo le più disparate locandine sui corsi di recupero per studenti poco volenterosi, i corsi di lingua straniera, di yoga, zumba e quant'altro, mi sentivo osservata. Sott'occhio avevo percepito lo sguardo insistente di un uomo appollaiato su una delle sedie che mi stavano sulla sinistra in basso, mentre io ero in piedi vicino alle porte. Cercavo di non incrociare quello sguardo, ma ad un certo punto mi sono fatta coraggio e l'ho guardato, come per sfidarlo, per insultarlo, per mostrare il mio disprezzo per quella sua aria da ammiratore perverso che mi guardava il viso e poi le altre parti generose del mio corpo. L'uomo poteva avere poco più di 60 anni, mediamente curato, ma era così sporco, così fastidioso ... il suo sguardo mi stava addosso e mi riportava indietro di 30 anni ... Quello sguardo era lo stesso che la mia fresca bellezza da adolescente aveva subìto in una circostanza che avrebbe dovuto essere di gioia e di contentezza. Avrò avuto poco più di 13 anni quando i miei genitori decisero di andare tutti assieme a Pompei per far benedire la nuova automobile di mio padre, una FIAT 131. Papà aveva già subìto un paio di furti di auto, e decise che era necessario che la nuova arrivata fosse sottoposta a benedizione. A Napoli, quando uno è particolarmente sfortunato, si dice che sia necessaria la benedizione di un "prete ricchione". Noi ne cercavamo uno qualsiasi, ci andava bene anche eterosessuale, l'importante era che benedicesse la nostra bella auto nuova. Una volta arrivati al Santuario di Pompei, mia madre decise che avremmo dovuto approfittare per fare una "bella confessione", manco le confessioni delle chiese di Napoli valessero di meno ... Mia sorella più grande ed io accogliemmo subito la proposta con ingenuo entusiasmo e ci mettemmo in fila per la confessione. A me era capitato uno di quei preti che non ti fanno mettere ai lati del confessionale, ti accolgono di fronte, ti fanno inginocchiare davanti a loro e, a testa basa, ti ascoltano e farfugliano qualche incomprensibile parola a voce bassa e, di tanto in tanto, danno una sbirciatina alla tua persona, cercando di non essere visti. Appena mi inginocchiai, avvertii il cattivo odore del suo alito, forse non beveva da tanto, magari era da parecchio che era seduto lì a confessare i pellegrini provenienti da varie parti d'Italia e del mondo. Lo guardai velocemente e cominciai ad elencare i miei peccati. Neanche avevo terminato di riferire le volte in cui avevo saltato la messa della domenica, che il prete, quell'uomo con l'abito scuro, persona buona e dedita al prossimo, mi rivolse una domanda semplice: <<Come ti chiami?>>, <<Mariavittoria>> gli dissi ignara del suo scopo, <<Come una ragazza che conosco, Marietta>>, "No", avrei voluto dirgli, "Mariavittoria, non c'entra niente con Marietta", ma non gli dissi niente e seguitai ad ascoltarlo, quel buon uomo. <<La mia Marietta è fidanzata, tu anche lo sei?>>, <<No padre>> risposi, un po' infastidita, ma non sapevo bene da cosa. <<Marietta ha un fidanzato che ogni volta che la incontra la vuole toccare, anche il tuo fidanzato fa così?>>, <<Io non ho un fidanzato, padre>>. Poi continuò con tono un po' strano, oggi potrei dire "eccitato", <<Allora, quando avrai un fidanzato, non fargli mettere la sua mano sotto la tua gonna, non permetterglielo, perché sicuramente lui vorrà farlo >>. Iniziai a sentire tutto lo schifo del suo sguardo, delle sue parole del suo respiro puzzolente e leggermente ansimante ed incominciai a piangere. Avrei voluto dargli un calcio tra le gambe, un pugno in faccia, urlare a tutti che quella bestia mi stava facendo del male, mi stava usando violenza, ma nessuno lì mi avrebbe creduta, meglio far finta di niente e scappare via al più presto. Allora, quando si accorse del pianto e mi chiese <<Cos'hai? Perché piangi?>>, io, un po' confusa, un po' intimidita e piena di vergogna, gli dissi <<Perché non ho mai ricevuto una confessione così bella>>, Sì, dissi proprio così. Incredibile! Come erano uscite quelle parole dalla mia bocca lo sa solo Dio. Io so solo che recitai un veloce atto di dolore e scappai via. Quando mia madre mi vide, non volle sapere niente, mi disse solo <<Smettila di piangere e non dire niente a tuo padre, non sia mai>>. Quell'avvertimento voleva dire che se mio padre avesse minimamente intuito l'accaduto, avrebbe massacrato di botte il prete. Fosse stato oggi, non solo gli avrei dato il calcio tra le gambe ed il pugno in faccia, fosse stato oggi, avrei urlato a tutti quanto quella merda di uomo stava facendo. Chissà quanti altri danni deve aver fatto .. Io so soltanto che quello sguardo non lo dimenticherò mai, ed ogni volta che lo ritrovo in qualche volto ignoto che incontro per strada, non posso fare a meno di provare un gran disgusto. Da quel giorno, ho avuto grosse difficoltà a confessarmi, non lo faccio quasi mai ... Da quel giorno ho cominciato a capire molte cose della Chiesa ...

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