54 donne uccise. 3 stupri (denunciati) in tre giorni. “Mai più complici”, l’appello di “Se non ora quando”

Da Massimoconsorti @massimoconsorti

Basta!

Roberto Saviano l’ha chiamata “mattanza”. Piergigi Bersani ha detto: “Si uccidono le donne, le uccidono i maschi. È ora di dirlo, di vergognarcene”. Nicola Zingaretti, aderendo all’appello di “Se non ora quando”, ha scritto: “Come uomo penso sia necessario impegnarmi affinché questa violenza persecutoria possa arrestarsi”. In un paio di giorni, l’appello del movimento spontaneo che scese in piazza per dire a Over The Topa quello che pensava di lui, ha raccolto migliaia di adesioni. Dopo il feroce e disumano assassinio di Vanessa Scialfa, ad opera di un fidanzato cocainomane in crisi di identità, le donne hanno fatto esplodere la loro rabbia come forse mai era accaduto prima. I dati ufficiali (basati su denunce), parlano chiaro. In Italia stiamo assistendo a una vera e propria mattanza, un susseguirsi di omicidi ad opera di mariti, fidanzati, compagni, amici, conoscenti, sconosciuti e passanti da lasciare allibiti e indignati. Sulle ragioni ci siamo espressi più di una volta e non crediamo serva tornarci su. Ma forse su due aspetti vale la pena soffermarsi. Spesso gli uomini non tollerano delle donne (non solo quelle con cui stanno), una libertà che non possono gestire. Altre volte, oltre alla libertà, gli uomini non tollerano che una donna possa prendere una strada diversa dalla loro e che decida, a un certo punto della storia, di mollarli. Il “mollare” diventa un’onta, l’”innamorarsi di un altro” un delitto di lesa maestà, un “principe” ferito diventa un killer in quattro e quattr’otto pur indossando una toga, un camice o una tuta blu. Il modello di donna che gli uomini hanno imparato a conoscere, è quella che si acquista, un oggetto da supermercato o da boutique, ma sempre un oggetto. E da quando in qua un oggetto pensa? E poi, diciamola tutta, gli uomini tendono sempre a fare della donna con cui stanno, una sorta di “appendice” rivendicando per loro stessi il ruolo principale. Quale meccanismo scatti nella mente degli uomini fino a portarli a uccidere è un fatto che trova una spiegazione solo in psicanalisi, spesso neppure in quella. Dopo l’accusa della UE all’Italia di essere un paese “femminicida”, sembra che tutti vogliano darsi da fare per risolvere il problema ma, quelle a cui stiamo assistendo in queste ore, sono le solite, stucchevoli, vecchie e ripetute dichiarazioni d’intenti che non portano da nessuna parte. È un fatto di “percorso culturale”, che non significa conoscere Proust né dialogare con Joyce, ma “crescere” fino al punto di considerare una donna esattamente ciò che è, l’altra metà del cielo e, in qualche caso, tre quarti. Quello che l’uomo dovrebbe compiere è uno scatto di dignità (e di umiltà) che lo porti a riconoscere la varietà di sentimenti che possono mutare, di situazioni che evolvono, di pensieri non sempre gli stessi, di personalità che all’improvviso si scopre non più affini. Dall’altra parte c’è che le donne ci considerano ormai uno stereotipo, per cui quello che un uomo fa, trova sempre riscontro nell’universo maschile, come se gli uomini fossero tutti uguali e non esistessero, all’interno di una categoria ormai in minoranza, eccezioni che confermano regole secolari. E anche loro, purtroppo, cadono nella concezione tipicamente maschile che le donne sono “tutte puttane meno che le mamme, le figlie e le sorelle”, e pensano che gli uomini sono tutti “violentatori e prevaricatori meno i mariti (per questo non li denunciano mai), i padri e i fratelli”. Sapete, cari quattro e mezzo lettori del blog, sono state talmente tante le volte che una donna ci ha mollato, che se avessimo voluto reagire come sembra stia accadendo in questo periodo, saremmo diventati dei killer seriali. Quando ci è accaduto, abbiamo sempre scelto la strada del silenzio, dell’uscita di scena discreta a costo di starne male per mesi. Non abbiamo messo in atto stalking, scritto sui muri “puttana”, pubblicato su Internet foto nude della ex compagna. Quando ci è accaduto abbiamo scelto il silenzio perché le parole erano finite e di mettere mano a un cavo del dvd non ci è mai passato per la mente. 


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