La Vergine Annunciata. La Vergine Addolorata. Delicate, minute. Le immaginavo molto più grandi; il colore della pelle quasi identico al pallore di Donatella. Quasi sue sorelle potrei dire. Così, il disegno dei capelli raccolti e scuri a incorniciare il viso, e, anche, qui, la somiglianza. Infatti, lei era scura, una volta, e aveva i capelli lunghi; gli occhi fissi, lo sguardo che sa guardare dentro l’animo altrui. Sa d’intensità di pensieri, di cose viste, riviste e accadimenti come pesi sulle spalle. Si ha l’impressione che dentro quell’apparente strato di legno ci sia un’anima vibrante di vita, triste, assorta, quasi sconfortata. Perché quando si seppelliscono tanti morti, i tuoi, quando si è sperimentato il crollo delle mura di protezione, non c’è molto da auspicare riguardo la consolazione. Si sentono le macerie sfiorare il corpo, impolverare la superficie. Si è salvi per miracolo, qualcuno ci ha protetto bene, con strati e strati di cura, il destino ci ha messo tra gli eletti per tramandare la storia che non va dimenticata. Ed eccoti a dimora. Al chiuso di una casa sicura, inviolata. “Eccovi” a dimora, perché siete due, Il Dolore e La Speranza; l’una conforta l’altra, e ancora il caso ha voluto che foste entrambe a sopravvivere al terremoto. Che non accada si debba perdere la Speranza e mai dimenticarsi del Dolore. Le visualizzo ancora, e ho dinanzi a me quelle mani, scorticate dal tempo o da un annaspare verso la superficie che dà la vita; un dito è rotto, e Il Dolore paga pegno per chi si è salvato da quel terribile evento e da quel ricordo prolungato, impossibile da migliorare.
25 ottobre 2010. L’incanto dell’attimo della vestizione si è amalgamato alla magia del tempo meteo. Il caso, non ho mai creduto alla casualità ripetutasi due volte. Donatella mi chiama appena dopo la performance, è emozionata, mi riferisce ogni dettaglio in modo concitato. Mi racconta di quella chiesa considerata casa, che aveva governato per generazioni intere ogni evento della sua famiglia ora lì, sventrata, snaturalizzata. Mi descrive, minuziosamente, gli sguardi e i gesti degli operai, smarriti di fronte ai suoi movimenti; e quel cielo greve, a piovere lacrime fredde, a convogliare in quel cratere nuovo, dentro quella chiesa antica. Racconta del suo sgomento, nuovo, di vedere le sue Vergini bagnarsi e le vesti impaludare. Mentre. Invece. In un attimo. Le nuvole si aprono, lasciano la luce emergere e il cielo celeste, limpido a regnare. Tutti che si guardano, la condivisione, l’azione di comunione si realizza e Dolor et Spes è storia.
Donatella Giagnacovo, Dolor et Spes, Chiesa Santa Maria Paganica L’Aquila. NuovaMetaStudio Roma, 6 aprile 2013
Come sapete solo lontana e non potrò esserci, ma vi consiglio sinceramente di andare.
nuovometastudio via dei cluniacensi 107 Roma.
dal 6 Aprile al 10 Aprile 2013
INAUGURAZIONE MOSTRA
SABATO 6 APRILE 2013 ORE 12
DOLOR ET SPES
DONATELLA GIAGNACOVO
riscontri:
luca cococcetta daniela colagrande fabrizio colagrande paolo di pietro sergio maritato
riscontri a voce alta di:
christian caliandro cecilia casorati umberto palestini adina pugliese gianluigi simone
a cura di sabrina vedovotto