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6. Il pulcino

Creato il 10 dicembre 2011 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su dicembre 10, 2011

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Un pulcino bagnato: si sente così. La deve smettere di coltivare pensieri negativi. Le avevano insegnato quella tecnica – come si chiama? PNL? -, le sembrava superficiale e complicata: leggeva, leggeva, ma a un tratto si stancava e la metteva via. Le serviva una formula per uscire dall’insicurezza; agire, le dicevano le amiche. In effetti, tendeva a rimandare, ma poi: non era meglio arrivare preparata all’incontro con un intellettuale? Guarda dal cannocchiale telescopico: vede l’ombra di Arturo che si muove nella stanza, lentamente, magari sta pensando alla prossima frase, o al romanzo che verrà; magari la storia narrerà di lei, una donna dai capelli ricci che passa il tempo a spiarlo protetta dagli scuri; sì, certamente se n’è accorto; lo vede girarsi all’improvviso – indovinando il cilindro con la lente che punta su di lui -, coprirsi con l’asciugamano, oppure poggiare la bottiglia – che non voglia far sapere di perdere la testa per la Guinness? A un certo punto, la illumina un pensiero: se fosse il desiderio nascosto a metterla a disagio? Se decidesse di svelare il sentimento che rischia di travolgerla? E’ quasi Natale: se suonasse alla porta facendosi passare per rappresentante di giocattoli? L’importante, si dice, è avviare il meccanismo, cogliere un pretesto per approdare al porto sospirato; massì, farà così; prende la borsa ed esce in fretta, raggiunge l’emporio a qualche centinaio di metri e compra gli oggetti che sembrano fare al caso suo. Come mai, a un tratto, si sente così forte? Sarà una sensazione passeggera? L’importante è sfruttarla, finché dura. Passa davanti a una vetrina, si guarda: non è più il pulcino bagnato di mezz’ora fa, è una giovane piacente col sorriso aperto, lo sguardo dolce, e farà presa sullo scrittore in cerca di avventure, che magari, proprio adesso, sta scrivendo di lei: forse la spia anche lui, senza parere: attende il momento in cui Gilda finalmente si decida, si avvicini a passo svelto, si sistemi i capelli e suoni discretamente il campanello. Ecco, Arturo lascia il computer e scende per aprire.


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