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6. Nazim Ikmet

Creato il 05 settembre 2010 da Fabry2010

6. Nazim Ikmet

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Sballottato dalla folla dell’autogrill, Leopoldo decide di fare un atto incongruo: leggerà una poesia ad alta voce. Chissà se un insegnante di scrittura lo catalogherebbe nella categoria sorprese. Certo, non è un granché, ma potrebbe anche avere conseguenze imprevedibili. I primi versi escono a stento dalla bocca un po’ impastata:
- Il più bello dei mari
è quello che non navigammo
.
La gente sembra non aver sentito. Ma, ecco, una signora grassa, con un vestito a fiori, si volta con aria disgustata, come a chiedergli se non sia impazzito. Il volto di Leopoldo non fa una piega; sa che tocca a lui movimentare la trama, stamattina, e continua a proclamare:
- Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto
.
Questa volta lo hanno sentito tutti quelli della fila. Un omone grosso lo fissa negli occhi e sembra voler passare dalle parole ai fatti. Una signora minuta, forse sua moglie, fa il gesto di calmarlo:
- Ma dài, che c’è di male, magari è solo matto.
- O forse è un poeta che vuole intrattenerci! azzarda una vecchietta col capellino giallo.
Tutti scoppiano a ridere.
Leopoldo prende coraggio e continua a voce alta:
- I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti
.
Il cassiere alza lo sguardo tra uno scontrino e l’altro: si chiede se non debba chiamare il direttore.
L’omone grosso non riesce a trattenersi, la poesia non è il suo forte.
- La finisca! urla in faccia al bardo improvvisato.
Leopoldo non abbassa lo sguardo, e continua con tono più sommesso:
- E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto
.
In quel momento, un pugno grosso come una bomba alla crema lo raggiunge in pieno volto. Mentre il sangue comincia a colare e lui si accascia lentamente al pavimento, precisa, quasi impercettibilmente:
- Era Nazim Ikmet.



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