Terramatta. Il Novecento italiano di Vincenzo Rabito analfabeta siciliano di Costanza Quatriglio
Dopo il caso editoriale pubblicato solo qualche anno fa da Einaudi con l’omonimo titolo, la giovane regista siciliana porta a Venezia l’immagine di questo semianalfabeta siciliano, passato alla storia della linguistica per essere riuscito, pur con una lingua stentata e una punteggiatura poco ortodossa, a descrivere in modo pregnante e lucido la storia del secolo appena passato, scrivendo un diario di quasi 2000 pagine.
Un uomo povero ma furbo, devoto alla famiglia e di una perspicacia sociale che probabilmente in più di una situazione lo salvò. La regista traccia così il profilo del protagonista mascherandolo da voce narrante, ironica e beffarda delle vicissitudini che hanno lacerato la penisola nel Novecento. Condivisibile la scelta del montaggio con pellicole prese in prestito dall’istituto Luce, così come il fil rouge che il continuo ticchettio della macchina da scrivere crea in sottofondo, rendendo la proiezione delicata e intima. Una pietra miliare del popolo italiano, assurto a modello esemplare delle contraddizioni politiche e delle alleanze labili cui l’Italia si prestò.