Tutti presi da quanto la riforma Gelmini stia di fatto smantellando l’università pubblica, forse in pochi si sono concentrati su quanto essa influisca anche a monte, ossia nei licei. Riportiamo qui di seguito un pezzo molto interessante fornitoci dagli Insegnanti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “G.M.Galanti” di Campobasso, che spiega con molta chiarezza come la riforma influirà sulla loro quotidianità. In particolare, è interessante notare come un’iniziativa che, se immediatamente appare come una protesta a discapito degli studenti, si mostra in seguito come un indice molto chiaro di come la riforma, pur millantando risparmi di bilancio, in realtà considera totalmente prive di utilità esperienze culturali e socialmente aggreganti come, ad esempio, le gite scolastiche. Come? Il ddl impedisce le gite scolastiche? Naturalmente no, ma tagliando i fondi per le necessarie assicurazioni, di fatto rende tali iniziative di una pericolosità incredibile per gli studenti e di una responsabilità inaccettabile per i docenti. Buona lettura.
di Andrea Mariani
“Il Collegio dei Docenti dell’Istituto Psico-Pedagogico, Linguistico e delle Scienze Sociali “Giuseppe Maria Galanti” di Campobasso ha deliberato l’astensione dai viaggi di istruzione per l’a.s.2010-2011, come forma di protesta contro la politica scolastica del governo che, sbandierando in astratto giusti principi di meritocrazia e ammodernamento ha, in concreto, solo operato tagli finanziari e ulteriori riduzioni dei livelli di efficienza del servizio pubblico scolastico. I docenti dell’Istituto, negli anni precedenti, pur non godendo dell’indennità di missione (Finanziaria 2006) né della copertura assicurativa per responsabilità verso terzi (a meno che non provveda la stessa scuola di appartenenza), hanno comunque accompagnato gli alunni nei viaggi d’istruzione e assolto all’ “obbligo di vigilanza” che tale responsabilità comporta. Tale protesta è, quindi, finalizzata proprio alla difesa dei livelli minimi di diritto allo studio e, di conseguenza, degli interessi reali dell’utenza e delle famiglie medesime.
Si ricordano i punti maggiormente critici e dannosi dei provvedimenti governativi:
1. la crescita del numero degli alunni per classe che rende precaria la sicurezza e arreca grave danno all'efficacia dell'attività didattica;
2. la dequalificazione e l'impoverimento dell'offerta formativa che derivano dall'azzeramento dei corsi sperimentali;
3. il taglio delle risorse per il funzionamento della scuola e, in particolare, per le attività di sostegno e recupero che priva gli alunni più deboli dei necessari interventi personalizzati;
4. il taglio dei fondi per le supplenze e la saturazione delle cattedre a 18 ore e oltre, che riduce la disponibilità di personale per le sostituzioni e produce, dunque, una diminuzione del numero di ore e di giorni di lezione effettiva per gli studenti;
5. il mancato rinnovo di contratti per docenti precari e per personale amministrativo, tecnico e ausiliare che, negli anni, sono stati indispensabili per il funzionamento della scuola;
6. la mancanza di un piano nazionale di aggiornamento dei docenti per i nuovi indirizzi e programmi di studio;
7. l'avere applicato la riforma con forzature nei tempi e nei metodi nonostante i pareri negativi del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e le diverse sentenze di illegittimità del TAR.
Per quanto concerne la nostra categoria riteniamo inaccettabile il blocco degli scatti di anzianità nel triennio 2009 -2011, che per noi insegnanti rappresentano l'unica forma di avanzamento della carriera. La loro sospensione economica e giuridica comporta una mancata retribuzione i cui effetti non incidono solo sui tre anni, ma sull’intero arco della vita lavorativa, sui trattamenti di fine servizio e sulla pensione, con un danno economico complessivo quantificabile, per un docente a inizio carriera, in più di 40.000 € lordi. Di fronte all'opera di graduale smantellamento nei confronti della scuola pubblica italiana, i docenti, con l’iniziativa di astenersi dal programmare viaggi d’istruzione e stage, non vogliono creare contrapposizioni con famiglie e studenti, ma rendere, al contrario, tutti coscienti delle difficoltà in cui versa l’istruzione e del rischio di un forte abbassamento della qualità della scuola pubblica nel suo complesso, con grave danno per gli studenti, per gli insegnanti, per il personale ATA e per la scuola tutta.”