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78. Dentro me

Creato il 24 luglio 2011 da Fabry2010
78. Dentro me

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Dalla ringhiera che corre sul terrazzo, la piscina di Betszaetà è un cumulo di rovine o poco più: si distinguono frammenti di colonne, una parete con una traccia di finestra, muretti senza forma che rotolano verso il terriccio arso dal sole. Sullo sfondo, sventolano cipressi che oscurano facciate bianche di case.
Hadas ha la faccia tirata:
- Questo posto è la sintesi della situazione.
Rabi e Tsion lo fissano sorpresi.
- Non sono matto. Ricordate ciò che è scritto del Mashiah cristiano? Che qui avesse guarito un paralitico.
- E allora?
- Betzaetà, la casa della misericordia.
- Dove vuoi arrivare?
- Tsion, mi meraviglio di te.
- Neanch’io capisco, Hadas.
- Siete ciechi: se si perde la nozione di giustizia, per noi è finita.
Sui tetti delle case, le antenne cercano qualcosa da captare.
- Vuoi dire che la misericordia è l’anticamera della rivoluzione?
Il cielo è una massa compatta di colore.
- Voglio dire che il perdono è un’arma pericolosa in mano al terrorismo.
Ma perché di giorno è azzurro?
- Temi che i violenti spadroneggino con la sua filosofia?
E perché al tramonto è rosso o giallo?
- Non ti accorgi che prendono coraggio? Persino tra i banchi della Knesset.
E perché di notte è buio?
- Cosa proporresti?
Perché si chiama cielo?
- Sapete cosa ha detto l’altro giorno?
E’ vero che oltre i cieli dei cieli c’è quello immobile di Dio?
- Come potremmo? Non siamo mica suoi discepoli.
E che gli altri sono mossi dagli angeli?
- Ha dichiarato questo: chi non è con noi, è contro di noi.
E chi non crede in Dio, vede lo stesso azzurro?
- Dici che mobilita le masse?
E perché il poeta piange davanti al rosso del tramonto?
- Dico che la gente preferisce il perdono alla giustizia.
Papà, cosa c’è dietro l’azzurro del giorno, o il nero della notte?
- Dobbiamo farlo pedinare, raccogliere elementi.
L’azzurro e il nero, figlio, sono dentro il nostro cuore.
- Si tratta di individuare il punto debole.
Vuoi dire che nel cuore ci sono le nuvole e le stelle?
- Io lo conosco.
Voglio dire che il cuore vede anche di notte, è cieco anche di giorno.
- E quale sarebbe?
- Una donna, come sempre.
Papà, è vero che in questa piscina s’impara a camminare?
- E come si chiama questa donna?
S’impara a ricevere il perdono, che ti rimette in piedi.
- Viene da Magadala, dicono che sia bella come l’alba.
E come si chiama questo posto?
- Faccela conoscere.
Si chiama Betzaetà: dicono il cielo piange, quando si affaccia qui.
- Sarà un piacere, ve ne accorgerete.
Ho capito, papà, il cielo piange dentro me.



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