![79. Perché si chiama cielo 79. Perché si chiama cielo](http://m2.paperblog.com/i/50/501212/79-perche-si-chiama-cielo-L-xDo7z4.jpeg)
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Si arriva attraverso una strada incassata tra le mura, oltre le quali s’intravedono a stento alberi e cielo. Tutto intensifica l’attesa, prepara una svolta, qualcosa destinato ad apparire dietro l’angolo del tempo e dello spazio. Proseguono in silenzio, i passi misurati su sintonie incomunicabili, segrete. Dal buio di un viottolo spuntano due anziani, orientati a testa bassa in direzioni opposte; anche i loro gesti sono lenti, come se la forza di gravità si svigorisse. Coenaculum, c’è scritto in cima a un muro; oltre, s’indovinano le palme – oshi hannah, salvaci, Signore. La statua di un santo si affaccia da una nicchia; saluta come può, dal suo mondo di pietra. In cima a una scala, l’indicazione d’ingresso in arabo e in inglese. Ecco: gli archi e le colonne, la sala al piano superiore, i discepoli andarono e trovarono come aveva detto loro, memorizzare la via, annotare i dettagli, l’ulivo che danza contro il cielo, la strada incassata nella nebbia, i cipressi, la chiesa che appare nel ritaglio di piazza visibile da qui. Dov’è la città? Jerushalaim, quante volte ho voluto raccoglierti sotto le mie ali, come fa una chioccia con i suoi pulcini, e la nuvola che viaggia sul monte Tsion, le mura che salgono a zig zag verso la linea dei pini e la basilica che veglia sulla cima.
- Quando vedrete una borsa abbandonata, all’interno del tempio, non chiedetevi perché: fuggite.
Sui capitelli sono accese luci che incendiano le arcate.
- Quale tempio, Yehochoua?
Sono giorni che si comporta stranamente, vengono a cercarlo i suoi parenti, dicono che abbia perso la ragione. Un ramo d’albero secco dondola davanti alle finestre.
- Ma sappiate che non tutto sarà bruciato e dilaniato. Qualcosa rimarrà intatto, alla destra dell’altare.
- Dicono che esista.
- Cosa? Eleazar guarda per terra.
- Uno scritto del Mashiah.
- E’ così importante?
Eleazar ha il volto scolpito nella roccia, capelli, naso e bocca formano un rettangolo compatto incorniciato dalla barba:
- Significherebbe toccarlo, sentirne l’odore, stringergli la mano.
Nathane ha una faccia da dotto: occhialetti con montatura leggerissima, sguardo critico, labbra piegate verso il basso:
- Non cambierebbe nulla.
Gli occhi di Yoh’anan brillano di luce propria:
- C’è il deserto, tra noi e la verità: la distesa di sabbia piatta, infeconda, inospitale.
Eleazar alza lo sguardo: uno spiraglio d’azzurro tra le pareti lisce del canyon.
- Dio non scrive nulla.
- Quando l’ultimo boato sarà ingoiato dal silenzio e resteranno le grida dei feriti, i pianti delle donne, entrate, prima che ci pensi qualcun altro, prima che finisca nelle mani di chi non può capire.
- Yehochoua, di cosa parli?
Dalla porta in ferro si scorge la chiesa dipinta sull’azzurro.
Papà, non mi hai detto perché si chiama cielo.