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88. Quello che è successo

Creato il 03 marzo 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su marzo 3, 2012

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Stai sognando? Come puoi saperlo? Potresti darti un pizzicotto. E se fosse un’illusione, la vita, un gioco crudele che qualcuno si diverte a manovrare toccando lo schermo del computer o direttamente col pensiero? Chi ti dice che i poliziotti tedeschi che gridano parole incomprensibili non siano personaggi programmati per far guadagnare punti al giocatore? E se il protagonista fosse Arturo? Se l’obiettivo fosse liberarlo dalla morsa in cui lo stringono, dalle manette che lo bloccano con le braccia unite sulla schiena? Qual è il tasto giusto per dare uno strattone a entrambi e uscirsene dal pub, chiamare un taxi e sparire per le strade di Berlino? E’ possibile ottenere un bonus che chiami dei rinforzi, magari Marius con la Smith & Wesson, a gettare lo scompiglio tra gli astanti, a sparare frantumando lampadari in legno che cadono con un boato sordo sul pavimento in cotto?
- Lasciatelo, non ha fatto niente!
Convinciti, è solo un brutto sogno: ti svegli e decidi di presentarti a casa sua con la busta stracolma di giocattoli; ti guarderà perplesso e dirà che non ha figli, che non possono servirgli; te ne andrai contenta, perché sai che è lì, al sicuro, a scrivere romanzi che lasciano col fiato sospeso alla fine di ogni pagina, perché così gli hanno insegnato: non potrebbe ribellarsi? Se mandasse all’aria i consigli delle scuole di scrittura e concludesse il capitolo con un respiro di sollievo, la sveglia che suona e tu che passi le mani tra i capelli ricci, ti concedi un minuto per adattare il corpo al nuovo giorno, ti sfili il pigiama e ti avvii sotto la doccia ed ecco, ci trovi lui che ti abbraccia sfiorandoti le labbra e dicendo in un sussurro Gilda ti amo, come ho fatto, finora, senza te? E’ assurdo permettere al lettore di rilassarsi e godersi lo spettacolo delle effusioni sotto il getto caldo, avvolti nella schiuma gonfia del sapone, le mani che percorrono la schiena, le cosce, fino al bosco dove Arturo litigava col cugino e il padre lo puniva trascinandolo nel sentiero pieno di polvere come in un film western? Sarà per questo che ha cominciato a scrivere? Per dimostrare a tutti che aveva ragione, che Michelino lo aveva fregato un’altra volta? Il romanzo è un modo per condurre la storia così come vorremmo che scorresse avanti agli occhi, come l’acqua che bagna i vostri corpi, il tuo sesso che esplode di piacere, l’urlo improvviso del poliziotto che lo trascina via mentre ti ci aggrappi con tutte le forze e gli stringi le mani intorno al collo, sì, Arturo, così, Gilda, Gilda! e l’acqua accarezza i capelli, è un massaggio che spazza via la stanchezza delle attese, no, fermatevi!, dove lo portate! e ti chiedi ancora se sia un sogno, se sia possibile la felicità di sentirlo dentro te, e come sia entrato di mattina, come si sia infilato nella doccia a tua insaputa, e pensi che non ti vuoi svegliare, che non è giusto che gli agenti ti spingano violentemente contro il tavolo, dove batti la testa e svieni e non ricordi nulla di quello che è successo.


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