TAHRIR, LA RISCOSSA
Egitto: nei giorni scorsi viene denunciato un altro arrestato, il primo dopo la caduta di Mubarak, di un blogger, per aver scritto cose un articolo contro l’esercito, in cui denuncia che non sia vero che popolo ed esercito siano “una mano sola”, come recitano da oltre un mese cori e striscioni. Questo Michael, a torto o a ragione, ha denunciato che l’esercito abbia fornito armi alla polizia per sparare sulla folla il 28 gennaio e salvare così la propria reputazione. In realtà, gli attivisti di arresti nel periodo del nuovo Egitto post-Mubarak ne denunciano 5.000.
Per questo, e per altri 8 punti, ieri il popolo aveva preannunciato, poi ha rispettato, la mobilitazione di massa più grossa in Piazza Tahrir da quella del 18 febbraio, con la determinazione di rimanere anche la notte durante il coprifuoco (ora dalle 2 alle 5 a.m.). Nel frattempo, gli egiziani hanno scoperto che tutti gli introiti del Canale di Suez andavano esclusivamente alla famiglia del rais, e che l’Egitto possiede sia oro che petrolio di cui la popolazione non era nemmeno a conoscenza. Altre richieste di piazza sono il processo immediato a Mubarak e famiglia e lo scioglimento dell’ancora esistente partito dell’ex regime (Nazionale Democratico). Il venerdì, l’Egitto e gli altri Paesi arabi si riaccendono con rinnovato vigore. A Tahrir, 8 militari si sono uniti al popolo, e alle 3 a.m. l’esercito ha iniziato a intervenire e sparare cercando di disperdere i dimostranti. A quest’ora di sabato mattina, si parla di qualche ferito e forse qualche decesso, si vedono immagini qualche edificio e auto a fuoco, ma dal Sinai per ora non sappiamo nulla di più. Attendo notizie che pubblicherò più tardi o domani. Intanto, qui a Dahab un amico argentino è stato assalito (senza danni) da due beduini alle 4 di mattina, i soliti furbi che approfittano dell’attuale carenza di struttura e di polizia (tutta da riorganizzare) nel Paese.
In questi giorni su Facebook qui si passano tutti le foto della villa da favola in cui Mubarak risiede come in paradiso agli arresti domiciliari (con accesso a internet) a Sharm El Sheikh. Una piscina costruita dentro il mare a distruggere la barriera corallina. Previsto per il prossimo venerdì il finto processo (mock trial) a Mubarak con condanna alla pena capitale, appuntamento in Piazza Tahrir, e se mi faranno passare sarò là.