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¡A matar o morir!

Creato il 21 novembre 2013 da Presidenziali @Presidenziali
Titolo originaleBlancanieves Lingua originaleintertitoli in spagnolo Paese di produzioneSpagna, Francia Anno2012 Durata90 min Colorebianco e nero Audio muto GenereDrammatico, gotico RegiaPablo Berger SoggettoFratelli Grimm SceneggiaturaPablo Berger ProduttorePablo Berger, Ibón Cormenzana, Jérôme Vidal Casa di produzioneArcadia Motion Pictures FotografiaKiko de la Rica MontaggioFernando Franco MusicheAlfonso Vilallonga ScenografiaAlain Bainée CostumiPaco Delgado, Sonia Capilla Interpreti principali Macarena García, Maribel Verdú, Ángela Molina, Daniel Giménez Cacho, Inma Cuesta, Sofía Oria, Pere Ponce Guarda il trailer
¡A matar o morir!Io odio i superlativi assoluti. E mi piace ancora meno quando mi viene voglia di usarne a iosa per scrivere l’elogio di un film. Ovviamente, nel rispetto di queste quattro parole in croce e per pietà di chi legge, mi asterrò dal farlo. In ogni modo questa sarà una recensione di aggettivi carini e cuoricini.Siviglia, anni venti: Antonio Villalta (Daniel Giménez Cacho), celebre torero, resta coinvolto in un grave incidente durante una corrida. Subito soccorso, resta paralizzato a causa delle gravi ferite riportate e durante la convalescenza riceve la notizia del decesso della sua compagna, morta di parto dopo aver dato alla luce la piccola Carmen (Sofía Oria/Macarena García). La bambina trascorre la sua infanzia con la nonna, ma alla sua morte viene affidata alla seconda moglie di Villalta, la crudele Encarna (Maribel Verdú), che la rende schiava e le impedisce di vedere il padre. Nonostante ciò, i due riescono a trascorrere del tempo insieme e Carmen seguendo gli insegnamenti paterni, apprende alcuni segreti della tauromachia. Una volta scoperta la verità, Encarna fa uccidere Antonio e tenta di liberarsi della piccola che tuttavia viene salvata da un gruppo di nani toreri che la accudiscono e le danno il calore di una vera e propria famiglia. Carmen sempre più a suo agio nelle arene diventa ben presto una celebre torera ma la matrigna, stanca del suo successo, è pronta a porgerle la mela avvelenata.Blancanieves di Pablo Berger è una rivisitazione della celebre favola dei fratelli Grimm. Suggestionato da Rapacità di Erich Von Stroheim, il cineasta spagnolo ha dato origine ad un dramma che aderisce perfettamente ai meccanismi del cinema muto, esaltandone la forza espressiva ma senza cadere nell’errore di scimmiottare il cinema di genere. Il regista sente l’opera e la fa sua, puntellando ogni inquadratura con criterio e sempre nel rispetto della storia. Non esiste un solo movimento di macchina gratuito, ma tutto è funzionale alla spinta della narrazione, come ovviamente la straordinaria colonna sonora firmata Alfonso Vilallonga. Questa favola di toreri e corride è, in estrema sintesi, un vero e proprio piacere per occhi e orecchie.Eccezionale il cast e non poteva essere altrimenti. Tutti gli attori sono perfetti nei loro ruoli ed affascinano con la loro presenza. Straordinaria Sofia Oria che interpreta la piccola Carmen con un’intensità fuori dal comune. Ciliegina sulla torta la splendida fotografia di Kiko de la Rica che disegna con la luce una Spagna ammantata da un vivido bianco e nero estremamente suggestivo.Pablo Berger è stato accostato più o meno a tutti i maestri del cinema muto e non, da Dreyer a Lynch passando per Browning; ma a poco serve cercare questo o quel regista in Blancanieves, perché pur essendo inevitabilmente un esercizio di stile resta il film di un autore dal talento cristallino. Tra questi ingenerosi accostamenti il più calzante è sicuramente quello con il connazionale Bunuel. Si intravede infatti, nel modo di dipingere in maniera grottesca i vizi dell’alta borghesia, il gusto per lo sberleffo e il piacere di mettere alla berlina la classe sociale dominante. Berger gioca molto su questo, anche se in maniera meno raffinata del genio surrealista. Encarna, che si trastulla con le sue varie perversioni e che vive nel terrore di perdere le prime pagine dei rotocalchi è la sintesi di un degrado morale che suona molto familiare alle nostre orecchie. La sventurata Biancaneve è si vittima delle ossessioni una matrigna cattiva, ma è più di tutto l’agnello sacrificale di un sistema dove l’amore e i buoni sentimenti sono lasciati ai vinti e agli storpi, mentre tutto il resto è la giostra che gira tra la polvere e l’altare. Quello che nasce come un trastullo per bambini di colpo si attualizza e diventa satira, critica e rassegnazione sul nostro vivere di niente. Nel martirio di Biancaneve c’è tutta la tragedia di una favola  così vicina alla realtà che viene quasi da sentirsi in colpa e mettersi in fila per darle un bacio, sperando che apra gli occhi e ci doni il suo sguardo acceso d’amore.
Voto 9/10


voto redazione------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Chiara: 9/10


¡A matar o morir!

Macarena García/Blancanieves



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