Assistevamo solo pochi anni fa alla gloria e alla consacrazione di una squadra eccezionale, capace di saper mescolare talento ed esperienza, e capace di vincere un titolo e sfirarne un secondo; stiamo parlando di una squadra che è riuscita a sbarazzarsi del “dream team” vero e proprio Los Angelino in 5 gare. Stiamo parlando dei Detroit Pistons, che forse possiamo considerare una delle migliori squadre degli ultimi anni. Erano i tempi dei “Bad Boys”, capitanati da un Rasheed Wallace arrivato forse al momento più alto della sua carriera (che comunque poteva avere un esito ancora migliore, a mio avviso), nel quale Larry Brown era considerato un vero e proprio condottiero del sistema Pistons.
Adesso invece, troviamo una squadra letteralmente finita nel baratro, e come sempre i risultati dell’ultima stagione ci confermano tutto ciò: playoffs neanche sfiorati ed un record negativo di 27 vittorie sui canonici 82 incontri, mentre nella stagione precedente, seppur avendo raggiunto al fotofinish i PO, la città dei motori è incappata in un brutto, se non umiliante 4-0 con i Cavs di Lebron, finiti primi con distacco a Est. Il declino della franchigia del Michigan, è cominciato dopo lo scambio che ha coinvolto il regista della squadra Billups, spedito in Colorado in cambio di Allen Iverson, in vistoso declino, ma pur sempre macchina da punti a Denver. Questa trade si rivelò un clamoroso flop per i Pistons (ovviamente è facile parlare quando i fatti sono accaduti, ma questa è la triste realtà). Infatti, la squadra senza Billups è risultata fin dalle prime partite priva di un’identità vera e propria e senza personalità, mentre i Nuggets, dopo questo affare, si rilanciarono verso le prime posizioni a Ovest. Ovviamente, non è l’unica causa del veloce declino della franchigia, ma ha contribuito notevolmente nel calo della squadra. Dopo questa trattativa, il GM Dumars, che fino a quel momento era considerato tra i migliori in NBA, perse credibilità e considerazione da parte dei principali critici sportivi americani e non solo. Per cui, da quel momento in poi, i Pistons sono scivolati sempre più giù, ed ora è tempo di ricostruire un team, che fino a 6-7 anni fa, faceva sognare i propri fans.
Il mercato di quest’anno dei Pistons è stato “tranquillo” fino ad un paio di settimane fa: la rifirma di Villanueva, Bynum e Wallace, oltre alla scelte del Draft Monroe e White erano state fino a quel momento le uniche mosse, quando a sopresa, i Pistons hanno aggiunto al roster, la (ex) super star Tracy McGrady, dopo che i Bulls avevano declinato l’opzione per l’ex Rockets. T-Mac punterà a ritornare quello di qualche anno fa, infortuni permettendo. Le sue motivazioni sembrano reali e insieme al suo miglioramento, punterà a rilanciare i Pistons, ma la sfida sembra a dir poco difficile, se non impossibile, ed è anche da mettere in dubbio che il cugino di Vince Carter possa ritornare ai grandi livelli di qualche anno fa; quel ginocchio non sembra molto affidabile, e le possibilità di varie ricadute nel corso della stagione, sono molte.Ma Dumars ha anche altri problemi da affrontare, uno su tutti quello di alcuni “senatori” della squadra scontenti e che farebbero carte false per poter andare a giocare altrove: Prince sembra il prossimo nella lista dei partenti, ha moltissimi estimatori in NBA, è un grande difensore che in attacco non sporca il foglio e anzi punisce sugli scarichi e in post basso ha una sua dimensione, ma sopratutto è in scadenza di contratto! A Detroit l’esplosione di Jerebko e quella attesa di Daye, presi entrambi nel draft dello scorso anno potrebbero far pensare al GM che la cessione del Principe potrebbe non essere così dolorosa. Stesso discorso si può fare anche per Rip Hamilton, l’ombra del giocatore di qualche anno fa: la partenza del suo migliore amico Billups ne ha minato l’umore e l’arrivo di Ben Gordon gli ha rubato spazio, quindi una trade che lo coinvolge sembra piuttosto scontata, resta da vedere chi deciderà di accollarsi il suo ingaggio (12,650,000 all’anno per altri tre anni), anche se il valore del giocatore non si discute; il suo gioco lontano dalla palla rimane il migliore su piazza e forse uno dei migliori nella storia della Lega, quindi per farlo tornare produttivo basterà riaffidargli un ruolo in squadra che lo coinvolga maggiormente, com’era nei Pistons di Larry Brown.
Nonostante la scommessa McGrady, che sia vinta o no, e queste cessioni eccellenti, i Pistons a mio avviso sono destinati ad altri anni di delusioni, ma come si sa, in NBA c’è la fortuna di non poter retrocedere, e quindi il tempo e le possibilità di “rinascita” ci sono tutte. “Mo Town” merita molto di più di 27 vittorie all’anno, su questo non si discute.