Ostia o bancomat?
Non vorrei mai essermi trovato nei panni di portiere di un albergo in cui soggiornavano i precedenti papi: giunto il momento di pagare il conto, fingevano di non capire e tiravano dritto. Non avrei saputo trovare il coraggio di rincorrere il Papa per chiedergli di saldare il conto, troppa la paura di una figuraccia. “Cosa credevi, figliuolo, che il santo padre non pagasse il conto? Offendi me e tutta la chiesa cristiana!”. Già che un portiere d’albergo prenderà mille euro al mese, figurarsi se vale la pena andare a rischiare una scomunica per così poco. Per fortuna il nuovo Papa ha messo fine all’imbarazzo di questa categoria, pagando direttamente lui il conto.
Il nuovo Papa parla di povertà, vuole una chiesa povera. Paga il conto, chiede pure lo sconto: “trattami bene figliuolo”. Ora qualsiasi speranza di vedere l’IMU che la chiesa ci deve è svanita. Il poverello di Assisi era un senzatetto, Equitalia può al massimo pignorargli il saio. Con questo freddo, però, anche il più cattivo degli esattori si commuove. Vai, piccola chiesa fiammiferaia, la tua pratica era un errore, non ci devi più nulla. Una bella storia di giustizia sociale.