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A presa diretta

Da Paride

Quella che avevo scritto era un’altra storia ma a rileggerla, ora, non mi pare poi così interessante. (Per farvela leggere, è chiaro).
Quella che avevo scritto era una storia che parlava di me, o di qualcuno che gli somigliava. Forse più di qualcuno che gli somigliava che di me.
Ma questo non ha importanza.

Stasera ho visto un gatto ciccione. Se ne stava su un muretto con la solita aria che c’hanno i gatti che si danno le arie. Cioè tutti. Sto gatto c’aveva un collare e sto collare c’aveva i campanellini. Secondo me i campanellini l’hanno inventati per rovinare la fama a li gatti loro. Per rovinargli la fama di felini, di cacciatori silenziosi.
Comunque, il gatto non c’entra niente… E’ che io credo che oltre a rovinargli la fama a loro rovinano pure la vita a me, che mi devo sentire sti campanellini di sto gatto ciccione che cammina.

Quindi il gatto forse c’entra.

Stasera ho pensato che è un po’ troppo tempo che volevo scrivere una storia. Così l’ho scritta. Ma non è venuta per niente bene. Per questo non ve la leggo, anzi, non ve la faccio leggere.
Stasera ho pensato che vorrei essere silenzioso come un gatto… un gatto col collare coi campanellini. Che c’ha la fama di essere silenzioso ma che ogni passo che fa tutti s’accorgono che c’è.

Stasera ho pensato che forse i campanellini ce li abbiamo tutti e che tutti facciamo rumore, ci incazziamo con chi non sa fare il lavoro suo, con chi si fotte li soldi, con chi c’ammazza la famiglia e pure con chi si fa ammazzare soldato, co’ quello che fa il ministro e co’ tutti l’artri che capitano.

Ma poi alla fine siamo silenziosi. Perchè c’abbiamo solo la fama di fare rumore.

Ma non facciamo mai un cazzo.


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