Domenica scorsa si sono svolte in Liguria le elezioni per la scelta della persona che rappresenterà il centrosinistra alle prossime elezioni regionali.
A parte il fatto che si trattava di una scelta nella quale c’era ben poco da scegliere, tanto ristretto era il “menù” proposto (a proposito, ma sulla base di quali criteri sono state scelte le candidature sottoposte alla “scelta” degli elettori?), a parte il fatto che tanti mezzi d’informazione (?) hanno parlato di primarie del PD, quando invece si trattava di primarie del centrosinistra (piccolo esempio di quella che è la cosiddetta “informazione” di cui disponiamo in questo Paese, tanto a livello locale quanto a quello nazionale), quello che trovo davvero singolare in questa manifestazione della volontà popolare è il modo col quale i cittadini liguri hanno utilizzato lo strumento del voto ad appena tre mesi (!) dall’alluvione di Genova (9 ottobre 2014).
Quello che trovo incredibile in queste primarie liguri (che, tra l’altro, hanno visto miseramente fallire le previsioni dei soliti esperti da caffè-sport, quelli che “se andranno a votare più di trentamila persone vincerà sicuramente Cofferati”) è vedere il successo, netto, che i cittadini liguri hanno dato a chi, appena tre mesi fa, era stata subissata di critiche per il comportamento tenuto in occasione dell’alluvione di Genova del 9 ottobre dello scorso anno.
Vale la pena (?) di ricordare che in quell’occasione emersero chiare responsabilità della protezione civile regionale e che la persona che i cittadini liguri hanno scelto come rappresentante del centrosinistra ligure alle prossime elezioni regionali è la stessa persona che in quell’occasione ricopriva la carica (che ricopre ancora) di responsabile regionale delle infrastrutture e della protezione civile, vale a dire proprio di quella struttura che quel 9 ottobre aveva dimostrato chiari segni di inefficienze.
Evidentemente, stando all’esito della votazione di domenica scorsa, i cittadini liguri non hanno ritenuto che Paita dovesse rispondere di quelle carenze/inefficienze manifestate, appena tre mesi fa, dalla struttura organizzativa a lei facente capo, non l’hanno cioè ritenuta “responsabile”.
E chissà, magari tra i numerosi cittadini liguri che hanno votato Paita (quasi 29.000, su quasi 55.000 votanti), ce ne sono anche di quelli che hanno subito danni, diretti e/o indiretti, in conseguenza di quelle inefficienze/carenze prima ricordate.
Ad appena tre mesi di distanza da quell’evento i cittadini liguri avevano la possibilità di dimostrare, con lo strumento che la democrazia metteva a loro disposizione, che “chi sbaglia paga”, se la fiducia tra elettori ed eletto viene meno.
Si dava però, ancora una volta, per scontato un presupposto che in realtà esiste solo in teoria, e cioè che il mancato adempimento del proprio dovere da parte di un eletto faccia venir meno questa fiducia.
Quello che invece, anche in quest’occasione, è stato dimostrato è quanto sia basata sul nulla la storiella secondo la quale basta che esista uno strumento che serve anche a migliorare perché questo strumento venga usato solo per quel fine.
La funzione dello strumento “voto” non è solo quella di migliorare le cose ma anche, come si è visto tante volte, quella di conservarle (o di peggiorarle).
Che dire?
Evidentemente il concetto di “responsabilità” è qualcosa di estraneo alla mentalità di tanti cittadini-elettori di questo Paese (e non solo a quella di chi vive in Liguria).