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A proposito di “opposizione”

Creato il 01 febbraio 2014 da Laotze @FrancoTorre1953

Forse mai come in questi mesi si è così tanto parlato in Italia di “opposizione”.

Quello che mi colpisce in tutta questa montagna di opinioni, quello che trovo sia il punto debole alla base di tanti discorsi, è che si voglia far credere (e questo non solo da parte di chi sta all’opposizione) che opporsi significhi, per ciò stesso, avere ragione.

In questa grande confusione trovo forti analogie con un altro grosso equivoco, quello ingenerato da certe trasmissioni televisive che, trent’anni fa, cominciarono ad entrare nelle case degli italiani.

A proposito di questo genere di trasmissioni, di questo modo di utilizzare il mezzo “televisione”, se da un lato non gli si può negare il merito di aver dato voce (nel senso proprio del termine) a persone che mai avevano avuto, prima di allora, la possibilità di farsi sentire, dall’altro non gli si può non imputare la responsabilità di aver ingenerato nella testa di milioni di italiani una falsa convinzione (che permane ancora oggi): credere che dar voce alla “gente comune” voglia dire ascoltare cose sensate, corrette, se non addirittura “la verità”.

La falsa uguaglianza “voce della gente comune = verità” si ripresenta nella versione “opposizione = verità”.

Il tema è molto importante e proprio per questo andrebbe affrontato in modo serio, laico, razionale (cosa sempre più difficile in questo Paese) ma, soprattutto, senza pre-giudizi.

Secondo uno dei più diffusi fra questi, la bontà di una tesi viene fatta discendere non dal suo contenuto ma dalla parte politica dalla quale proviene.

Molti, poi, fra quelli che oggi, parlando in difesa della democrazia, reclamano, in nome della rappresentatività popolare, la bontà del voto di preferenza (nella falsa convinzione che oggi “voto di preferenza” equivalga a “bene”), sono dimentichi del fatto che proprio il “popolo”, quello stesso “popolo” del quale si proclamano difensori, anni fa aveva manifestato chiaramente la propria contrarietà nei confronti di questa modalità di voto (solo ieri “voto di preferenza” equivaleva a “male”).

La domanda, casomai, alla quale tutti dovrebbero cercare di dare un’accettabile risposta (tanto quelli che oggi sono al governo quanto quelli che oggi stanno all’opposizione) è come fare ad assicurare una rappresentanza politica la più ampia possibile senza però che da questa derivi un sistema bloccato.

Sembra proprio che non ci si renda conto che chi ha l’onore e l’onere di governare (soprattutto in un Paese refrattario ad essere governato come il nostro) deve scegliere, decidere, agire (senza lasciarsi condizionare da chi non vorrebbe vedere intaccati i propri interessi, soprattutto se consolidati).

Quello che, purtroppo, manca in questo Paese non è chi si oppone a chi sta al governo ma una vera visione alternativa di gestione del potere.

“Opposizione”, in Italia, è stata infatti spesso soltanto un paravento, uno scudo, dietro il quale si nascondeva chi, in realtà, voleva semplicemente sostituirsi (o mettersi accanto) a chi in quel momento stava al governo, per poter fare le stesse cose, godere degli stessi privilegi, di quei privilegi che, a parole, affermava di voler combattere.

E come potrebbe non essere così, dal momento che l’italiano è geneticamente portato a “mettersi d’accordo”, a trattare (com’è ridicolo, a questo proposito, sentire ancora parlare di “presunta” trattativa Stato-Mafia), a cercare, sempre e comunque, una soluzione di compromesso.

L’opposizione, quella vera, è una cosa seria, presuppone persone adulte, preparate, soprattutto culturalmente attrezzate.



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