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A quando l’OPA sui beni italiani???

Creato il 30 novembre 2011 da Tnepd

A quando l’OPA sui beni italiani???

In questi giorni di frenesia a cercare una soluzione per tamponare le attività con cui il mercato cerca di rompere la catena più debole del sistema euro (l’Italia), leggevo che se si facesse un po’ di conto in maniera un pochino diversa da come ce la vogliono vendere forse le cose avrebbero un altro aspetto. Il debito italiano di circa 2.000 mld è sicuramente enorme e nessuna soluzione sarà capace di ripianarlo né ora né mai!. Questo vuol dire che ci stanno prendendo in giro o che si sta preparando per un’OPA sui beni italiani.

Si evidenzia infatti che il debito pubblico più elevato di Eurolandia:

Germania  2.498.800 mln

Francia  1.947.576 mln

Italia  1.548.816 mln

Inghilterra  1.453.616 mln

Quindi considerando che i dati sopra sono del 2009 si capisce che i maggiori debitori in termini assoluti appaiono essere Germania, Francia e Italia. Ora visto che tutti stanno spingendo a che l’Italia sia prodiga di riforme, di regole, di tagli lacrime e sangue, ci si chede come mai le stesse cose non vengano applicate anche ai maggiori debitori europei. E se poi rapportiamo il Pil globale dei 27 paesi europei (dati wikipedia) di 14.000 mld ai debiti dei singoli paesi è evidente che il nostro appare non eccessivamente elevato.

Ora la domanda che possiamo porci è semplicemente questa: perché si insite sull’Italia e non anche sulle altre due nazioni più spendaccione di noi? La risposta la conosciamo già, perché abbiamo una economia più debole, non c’è futuro nel lavoro e compagnia bella, ma perché si continua a dire che la soluzione dei nostri problemi sono le privatizzazioni, la rinuncia del cosiddetto “golden share” sulle aziende più “grasse” con partecipazioni statali come Eni, Finemeccanica, Poste, Ferrovie dello Stato, Aziende Municipalizzate eccetera?

In fin dei conti la “s”-vendita dei nostri patrimoni non ripagherebbe che una piccola parte del debito, risparmi esclusi, ovviamente! Quindi ha senso porre sul piatto della bilancia i frutti della nostra esperienza, della nostra capacità industriale, della nostra genialità per un semplice pezzo di carta straccia come un BTP?

Chi ha detto che questa soluzione sia quella che maggiormente ci permetterà di migliorare le condizioni economiche di un paese che dalla distruzione della Telecom, della Tim, di parte delle FS, Alitalia così come dell’IRI, della Cirio e della SME, della Parmalat, non ha visto altro che disoccupazione, svendita e vantaggi solo per certi gruppi di potere economico contro gli interessi nazionali.

In molte fronde della sinistra di de Benedetti e della sua congrega (la Repubblica), non si fa altro che spingere su questo tasto della vendita del patrimonio nazionale, ma una volta venduto cosa rimane per il futuro dei nostri figli e dei giovani di adesso? Solo scatole vuote e l’esempio della Fiat dovrebbe aprire gli occhi anche più volenteroso ed ostinato cieco.

Ora, con un governo in mano ad un stucchevole e gentile personaggio, circondato da alcuni signor nessuno – ma voluti strenuamente da un criminale-impostore-massone-comunista che meriterebbe di essere denunciato al Tribunale dell’Aia per crimini contro l’Umanità, visto il suo intenso amore per la guerra di Libia – con un personaggio alla BCE, il vero tessitore della crisi del 1992 e della selvaggia distruzione dell’IRI, cosa possiamo aspettarci di meglio?  Nulla.

L’ex nostro primo ministro sempre in tiro afferma che è necessario lasciar lavorare il nuovo eletto senza rendersi conto della catastrofe che cadrà sulle nostre teste. Ma lui ha ben altre cose a cui pensare, deve difendersi dagli attacchi mirati della giustizia, di quella giustizia che vede lì dove gli è più conveniente vedere.


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