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A quando la pubblicazione dei redditi dei manager pubblici?

Creato il 22 febbraio 2012 da Ciro_pastore
A QUANDO LA PUBBLICAZIONE DEI REDDITI DEI MANAGER PUBBLICI?Ministri ed amministratori pubblici pubblicano le proprie dichiarazioni dei redditiA QUANDO LA PUBBLICAZIONE DEI REDDITI DEI MANAGER PUBBLICI?Nell’ottica della trasparenza e per combattere indirettamente la corruzione anche i manager dovrebbero rendere pubblica la propria posizione reddituale e patrimonialeDa ieri, sono pubblicate sul sito della Governo le posizioni reddituali e patrimoniali dei ministri e dei sottosegretari. Impazzano già, su giornali e siti web, le classifiche ed i commenti che sottolineano, spesso in maniera populistica e qualunquistica, i redditi milionari di alcuni membri dell’esecutivo nazionale. Peraltro, la volontà di trasparenza che ha spinto verso questa decisione non è altro che l’applicazione di normative esistenti da lungo tempo. Non sono poche, infatti, le amministrazioni locali che vi danno attuazione. Per esempio, la tanto discussa e vituperata Provincia di Napoli pubblica le dichiarazioni dei redditi dei propri consiglieri. Insomma, positiva decisione ma poco innovativa. Tutta la polemica sull’entità dei redditi dichiarati, poi, va riconsiderata alla luce di un più pacato pragmatismo che, fuori da ogni ideologia, non demonizzi la ricchezza di per sé ma, semmai, indaghi sulle modalità con cui ad essa si perviene. Detto molto più semplicemente: che mi frega, come cittadino, se il Ministro Severino guadagna 7 milioni l’anno se sono il frutto del suo lavoro professionale (su cui, peraltro, ha versato ben 4 milioni di tasse e contributi)? Quello che conta, almeno per me, è se ho la certezza che non siano il frutto di corruzione derivante dalla posizione pubblica ricoperta. Quindi, in questa ottica, sarà più utile verificare nei prossimi anni se ci sarà un incremento del reddito/patrimonio, essendo i dati pubblicati riferiti al passato pre ministeriale.Credo, però, che sia ancora più utile oggi che tutti i manager pubblici rendano note le loro posizioni reddituali e patrimoniali. Anche perché, se il monte-corruzione ammonta a 60 miliardi euro/anno, da qualche parte ci sarà pure qualcuno che se li intasca quei soldi, no? Allora, se i politici stanno finalmente cedendo alla richiesta di trasparenza che proviene dal paese, mi pare lecito attendersi che presto siano varate norme che la prevedano anche per i manager pubblici. Un manager pubblico deve essere il più possibile insospettabile, soprattutto ora che le difficoltà in cui si dibattono tutte le aziende pubbliche presuppongono sacrifici duri e severi. Conoscere reddito e composizione patrimoniale del manager (ma anche dei suoi stretti congiunti, aggiungo) non è una violazione della privacy ma la semplice applicazione dei principi della trasparenza. Venire a conoscenza, anche se indirettamente, qual è lo stile di vita di un manager, che applica tagli occupazionali o riduzioni salariali, non è soltanto una necessità morale ma è anche un modo per far meglio metabolizzare le pesanti e crudeli cure da cavallo che si stanno somministrando ai lavoratori. E dico di più, a tale buona pratica dovrebbero soggiacere perfino i sindacalisti (anche a livello regionale) che implicitamente vivono in un sistema a vasi comunicanti con politica e manager e che devono condividere la stessa insospettabilità assoluta.Come tutti sappiamo, la moglie di Cesare non doveva neppure essere sfiorata dal sospetto. Molti politici e manager, spesso senza colpe, vengono additati, invece, come corrotti, in un sistema che accusa tutti delle peggiori nefandezze finendo per confondere, in questo modo, nello stesso calderone sia i buoni che i cattivi. Aumentare la trasparenza, come si intuisce, finirebbe per premiare i buoni e, forse, spingerebbe i cattivi a cambiare registro. Insomma, l’operazione trasparenza avrebbe il merito di ristabilire, seppure in maniera indiretta, una regolarità amministrativa che, spesso e volentieri ci dicono le cronache, latita. Non che la pubblicazione sia la panacea definitiva alla corruzione, ovviamente. Spesso, infatti, la corruzione si sostanzia in vantaggi che non contribuiscono ad incrementare i redditi dichiarati e i patrimoni posseduti. Viaggi favolosi, beni di lusso - o il semplice godimento di essi - sono le modalità con cui molto più frequentemente si ottengono i favori dei manager infedeli. Soluzioni furbesche che, purtroppo, sfuggono alla trasparenza reddituale/patrimoniale. Ma se a questa si aggiungesse la tracciabilità dei pagamenti ed il controllo a campione sugli stili di vita, in breve si otterrebbe un effetto di morigeratezza che finirebbe per convertire anche i manager più avventurosi. Già la semplice pubblicazione di redditi e patrimoni, peraltro, ci porrebbe spesso di fronte a tali incongruenze che provocherebbero, in chi conoscesse gli stili di vita praticati dai possibili corrotti, un livello di attenzione che, senza condurre a pericolose campagne in stile “caccia alle streghe”, renderebbe sicuramente più difficoltoso il tentativo di dissimulazione dei proventi illeciti. Diventerebbe complicato spiegare, cioè, come si possa, pur possedendo redditi non particolarmente alti, condurre vite personali e familiari da nababbi. Peraltro, il regime di trasparenza dovrebbe essere esteso anche ai congiunti più prossimi (mogli/mariti e figli) che, spesso, vengono utilizzati come comodi prestanome, destinatari di consulenze, assunzioni fasulle, ecc. ecc.La corruzione non è totalmente sradicabile, ma può essere fortemente limitata. Deve trovare spazio una legislazione che preveda norme sull’aggiudicazione degli appalti e delle commesse più funzionali e più concretamente applicabili. Ma non basta, cioè, eliminare o ridurre fortemente tutte le modalità di aggiudicazione che prevedano criteri troppo discrezionali che trasformano i manager in colli di bottiglia da allargare. Occorre, invece, creare un clima generale di regolarità che si può ottenere anche attraverso una maggiore trasparenza dei redditi/patrimoni di chi può essere tentato dalle lusinghe dei corruttori. Sono pochi i manager che adotterebbero il sistema Poggiolini (quello dei pouf contenenti miliardi di lire, per intenderci). Che senso avrebbe, infatti, correre rischi penali per poi non godere dei frutti di tali reati? Insomma, il deterrente potrebbe dare l’abbrivio positivo verso una più trasparente e legalitaria attività amministrativa. Le mele marce resterebbero sempre presenti ma risulterebbe più facile scartarle da un cesto in cui, oggi invece, paiono essere preponderanti.Per chi non lo avesse visto ieri sera, consiglio la visione dell’intervento di Crozza durante “Ballarò”http://www.youtube.com/watch?v=Uh86dXO2Xp4&feature=g-all-u&context=G2cec9beFAAAAAAAAAAACiro Pastore – Il Signore degli Agnelli

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