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A Roma mani armate dalla Croazia

Creato il 18 ottobre 2011 da Yourpluscommunication

A Roma mani armate dalla CroaziaChi credeva che la Croazia avesse interrotto il business criminale verso l’Italia , si sbagliava. Oggi è stata smascherata nel suo doppio gioco, come i sottofondi con i quali faceva viaggiare i suoi traffici illegali di armi e di droga, dai carabinieri di Roma.

Ventiquattro le persone indagate, sette quelle arrestate tra Roma, Latina e Viterbo e 34 perquisizioni eseguite nei comuni di Roma, Pomezia, Anzio, Fondi, Aprilia, Viterbo, Velletri, Tivoli, Frascati, Civitavecchia, Sezze e Calcio (BG).

Una squadra di calcio si potrebbe dire visto che a capo dell’organizzazione c’era il “mister”: Jasminko Hasanbasic, 54 anni, ex difensore della Dinamo Zagabria, della Stella Rossa di Belgrado e della Nazionale Jugoslava dei primi anni Novanta. Il suo braccio destro era Duman Hamidovic, 32 anni, bosniaco di etnia rom, ex giocatore e ora nelle vesti di “procacciatore d’affari”.

Oltre all’affiatamento di squadra, l’organizzazione ne utilizzava anche il linguaggio. Dalle intercettazioni, infatti, è emerso come i componenti del gruppo usavano termini calcistici per alludere a ben altro: si diceva infatti «giocatori» e si decodificava “armi comuni”, «attaccanti» per “armi da guerra”, «partita» come “consegna da fare”.

Insomma una squadra che faceva gruppo, anzi 2. Uno importava armi dalla Croazia, l’altro droga dalla Spagna. Il gioco, oltre che da ragazzi, sembrava fatto. Almeno fino all’alba di questa mattina.

A Roma mani armate dalla Croazia
Kalasnikov, fucili, bombe a mano sono solo una parte del “materiale” ( di fabbricazione rigorosamente jugoslava) sequestrato dai carabinieri. Il tutto, dettagliatamente indicato con specifiche e prezzi in un vero e proprio listino atto alla vendita delle armi.

E i prezzi variavano dai 200 euro per la bomba a mano ai 40 mila euro per un missile terra aria e un mortaio. Duemila euro erano sufficienti per l’esplosivo al plastico, oppure per un Kalashnikov, con 3000 ci si portava a casa un’arma a lunga gittata.

E per il trasporto? Nessun problema. Le armi venivano portate dai camion che dalla Slovenia giungevano fino al litorale Laziale. Lì la merce veniva consegnata ai committenti. Un giro che fa ipotizzare agli inquirenti che, le armi importate sono le stesse che hanno armato e armano le mani della criminalità romana.

Tutto (ri)torna quindi: la droga e il business delle armi che hanno aiutato a fare “fuoco e fiamme” Maniero, la banda della Magliana, il clan Fidanzati, cosa nostra delle stragi e la camorra; tutti quelli, cioè, che hanno segnato la parte triste della nostra storia.

Stesso iter, poi, per la droga ma, per il suo trasporto, cambiavano solo percorso e vetture: in questo caso, a cadenza mensile, erano le automobili con doppio fondo pieno di cocaina (fino a 2,5 chili alla volta) ad arrivare in Italia dalla Spagna e, anche in questo caso, si pensa che la neve fosse destinata a “cadere” sulle piazze romane e quelle del litorale laziale. E’ lì, infatti, che la droga veniva venduta “al dettaglio” ad una fitta rete di spacciatori.

«Abbiamo interrotto un importante canale di approvvigionamento di armi e droga per la criminalità romana e laziale. Anche alla luce dei numerosi fatti di sangue avvenuti nella capitale – ha detto il colonnello Giuseppe La Gala – era importante bloccare questo canale. Per questo siamo intervenuti quando le armi ancora non erano arrivate a Roma».

Marina Angelo

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