A scuola di musica: intonati si cresce

Da Jessi
A scuola di musica

Seguendo questo spunto di Marica, ho approfondito il tema della musica per i bambini piccoli, piccolissimi, appena nati. Ho approfondito una traccia in particolare, quella del metodo Gordon, che inizierà a breve nell’asilo nido di Bibì. Lo conoscete?

Il libro di riferimento è  uno dei più importanti del Prof. Gordon  pubblicato nel 2003 in Italia con il titolo “L’apprendimento musicale del bambino dalla nascita all’età prescolare“, presso le EDIZIONI CURCI – Milano.

L’idea di fondo della teoria di Gordon, nota come Music Learning Theory, è che ognuno di noi nasce con un potenziale di apprendimento musicale che si stabilizza intorno ai 9 anni: fin dalla nascita, questo bagaglio innato necessita di stimoli adeguati per essere sviluppato, altrimenti le potenzialità decadono gradualmente. Come dire: intonati si nasce, stonati si diventa (senza gli stimoli adeguati!)

In questo, lo sviluppo della competenza musicale ricalca quello della competenza linguistica (abbiamo parlato di periodo critico qui, qui e qui) e sembra procedere in parallelo a questa. In particolare, così come non si ‘insegna’ la lingua madre attraverso regole di sintassi ed esercizi, se non in età scolare, anche la musica dovrebbe essere appresa in modo naturale, nel contesto in cui si vive, prima di passare ad esercizi formali e strumenti musicali. Un percorso che segua vie diverse può risultare efficace con bambini dotati, ma inefficace con tutti gli altri (mi sento decisamente di appartenere a questa seconda categoria!) Chi volesse approfondire lo sviluppo percettivo e cognitivo della muscia può partire dalle opere, tra gli altri, di Jay Dowling.

Il lavoro di Gordon viene confrontato a quello di altri pensatori, quali Montessori, Pikler, Goldschmied, Stern che “hanno promosso da tempo una visione del bambino capace di apprendere in autonomia la realtà, in un contesto di rispetto dei suoi tempi e di comunicazione affettiva” (fonte).

La musica ha effetti sul cervello osservabili clinicamente, ad esempio nei bambini prematuri, effetti in parte ancora da scoprire, come si può leggere in questo interessante articolo (Musica e cervello del bambino), dove si discute in modo critico anche del noto ‘effetto Mozart.’

Inoltre, ricerche recentissime indicano nella musica un mezzo efficace per sviluppare il bonding, il legame fra genitori e bambini, un po’ come accade con il massaggio neonatale, ed è di grande aiuto in situazioni che possono essere considerate in qualche modo a rischio.

Ci sono quindi almeno tre motivi, dunque, per poter dire che… intonati si cresce!

Vi invito a leggere e diffondere, questa iniziativa: Pranzo in Pausa. E’ un progetto innovativo a sostegno del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) che vuole coinvolgere tutti in un grandissimo evento a favore dei bambini del Bangladesh e dell’ Indonesia, area in cui si concentra il 24% dei bambini che soffrono di malnutrizione.

Questo post partecipa al Venerdì del libro.  Questo appuntamento nasce da un’idea di Paola di Homemademma che sta anche organizzando una biblioteca virtuale raccogliendo su Anobii tutte le proposte, a questo link.

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Link di approfondimento:

La Fabbrica dei Suoni

Associazione Italiana Gordon per l’Appredimento Musicale (AIGAM) organizza classi di Musicainfasce

Music Learning Theory di Edwin E. Gordon

Nati per la musica, e blog

Link per la Musicoterapia

 NeuroBioBlog: Musica e cervello del bambino

Fonti per questo post:

Andrea Apostoli (Pubblicato su Rassegna Musicale Curci, quadrimestrale periodico di cultura e attualità musicali, anno LV, n.3 settembre 2002) citato qui.

Jane Edwards (2011). The use of music therapy to promote attachment between parents and infants.  The Arts in Psychotherapy, Volume 38, Issue 3: 190-195.

W. Jay Dowling (1999). The Development of Music Perception and Cognition. In The Psychology of Music (Second Edition): 603-625.


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