Il corteo che sfila contro l’inceneritore costruito al Gerbido parte da Piazza Dolci, Beinasco nel pomeriggio di sabato. Ad attendere
Un momento della manifestazione
l’inizio della marcia sotto il solleone giovani, famiglie, bambini, anziani: tutti riuniti dietro gli striscioni che chiedono la chiusura dell’ecomostro sorto ai margini della città di Torino, su un territorio di fatto appartenente al Comune ma in realtà una vera e propria “terra di nessuno”. Una zona franca al centro di un’area densamente popolata: scelta oculata da parte del Comune di Torino, che non ha incontrato alcuna resistenza da parte dei suoi cittadini – per la maggior parte ignari del progetto inceneritore – e ha facilmente dribblato le proteste dei comuni limitrofi direttamente interessati ma giuridicamente privi di voce in capitolo.
Nonostante l’apartiticità richiesta dal Coordinamento Rifiuti Zero, spiccano militanti ed esponenti locali e nazionali del Movimento 5 Stelle. Chiara e forte è anche la presenza del movimento No Tav, storicamente
Una manifestante
vicino ai No Inceneritore.
Il termovalorizzatore, entrato in funzione nel silenzio generale il 19 aprile, brucia ogni giorno qualsiasi tipi di rifiuto, dalla carta ai metalli: operazione che vanifica del tutto quanto di buono si otterrebbe con la raccolta differenziata. In un anno, inoltre, è stimato che il Gerbido consumi 1 milione di metri cubi di acqua potabile e 1 milione di metri cubi di metano. In una giornata lavorativa, dall’ecomostro usciranno 269 tonnellate di scorie e 45 tonnellate di ceneri pericolose. Il vero pericolo per la cittadinanza è tuttavia rappresentato dai 680 chili di emissioni quotidiane: polveri sottili, ossidi di azoto, di zolfo e di ammoniaca. L’area di fall out stimata per metalli pesanti, mercurio, diossina e Pcb è di 40-50 kmq, una superficie che si estende ben oltre la città di Torino.
Uno degli slogan della manifestazione
Il corteo si snoda per le vie di Torino, occupando le strade e bloccando il traffico, fino a giungere in Piazza D’armi, dove viene allestito un palco di fortuna sopra una camionetta. A prendere la parola è Pierclaudio Cavallari (Coordinamento Rifiuti Zero), che critica fortemente la gestione dell’affare termovalorizzatore da parte del Comune. Il Comune di Torino ha infatti investito 500 milioni di euro per la costruzione dell’inceneritore, il cui 80% è stato venduto a Iren (che gestisce anche l’inceneritore di Parma) a 129 milioni; in questo modo il Comune detiene il 20% di quota e 470 milioni di debiti.
“La nostra non è una lotta politica, è una lotta di civiltà, ed è per questo che andremo avanti”, esclama Cavallari. Piazza d’Armi è invasa da gazebo: si raccolgono le firme per un’iniziativa di legge popolare a livello nazionale Rifiuti Zero e i fondi per sostenere il costo di analisi effettuate da medici a disposizione del Coordinamento sui bambini della zona, i soggetti più a rischio.
Per non “morire a norma di legge”.
Articolo di Matteo Fontanone e Gabriella Dal Lago
Foto di Jacopo Calzi
Riprese e montaggio di Olga Anna Furchì