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Accadde oggi: 27 giugno 1980-DC9 I-TIGI Itavia IH870, in volo da Bologna a Palermo, partito con due ore di ritardo, esplode nei cieli di Ustica

Creato il 27 giugno 2011 da Cavaliereoscurodelweb
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Con strage di Ustica è indicato il disastro aereo in cui persero la vita 81 persone nel cielo tra le isole di Ustica e Ponza, venerdì 27 giugno 1980, quando l'aereo di linea Douglas DC-9 I-TIGI, appartenente alla compagnia aerea Itavia, si squarciò in volo senza preavviso e scomparve in mare.
Dopo oltre trent'anni di inchieste, molti aspetti di questo disastro, tra i quali le cause stesse, non appaiono ancora chiariti.
Alle 20:08 del 27 giugno 1980 il volo IH870 diretto da Bologna a Palermo parte, con due ore di ritardo, e si svolge regolarmente nei tempi e sulla rotta previsti fino all'ultimo contatto radio tra velivolo e controllore procedurale di Roma Controllo, che avviene alle 20:58.
Alle 21:04, chiamato per l'autorizzazione di inizio discesa su Palermo, il volo IH870 non risponde. L'operatore di Roma reitera invano le chiamate; lo fa chiamare, sempre senza ottenere risposta, anche da due voli dell'Air Malta KM153, che segue sulla stessa rotta, e KM758; dal radar militare di Marsala e dalla torre di controllo di Palermo. Passa senza notizie anche l'orario di arrivo a destinazione, previsto per le 21:13.
Alle 21:25 il comando del Soccorso Aereo di Martina Franca assume la direzione delle operazioni di ricerca, allerta il 15º Stormo a Ciampino, sede degli elicotteri HH-3F del Soccorso Aereo.
Alle 21:55 decolla il primo HH-3F e inizia a perlustrare l'area presunta dell'eventuale incidente. L'aereo è ormai disperso.
Nella notte numerosi elicotteri, aerei e navi partecipano alle ricerche nella zona. Solo alle prime luci dell'alba viene individuata da un elicottero HH-3F del Soccorso Aereo alcune decine di miglia a nord di Ustica, una chiazza oleosa. Poco dopo raggiunge la zona un Breguet Atlantic dell'Aeronautica e vengono avvistati i primi relitti e i primi cadaveri. È la conferma che il velivolo è precipitato in quella zona del Tirreno dove la profondità supera i tremila metri
Le vittime del disastro furono ottantuno, di cui tredici bambini, ma si ritrovarono e recuperarono i corpi di sole trentotto persone.
Sulle sette salme disposte per l'autopsia furono riscontrati sia grandi traumi da caduta a livello scheletrico e viscerale sia lesioni enfisematose polmonari da decompressione (l'aereo si era dunque aperto in volo). Nelle perizie gli esperti affermarono che l'instaurarsi degli enfisemi da depressurizzazione precedette cronologicamente tutte le altre lesioni riscontrate, ma non causò direttamente il decesso dei passeggeri facendo loro perdere solo conoscenza. La morte sopravvenne soltanto in seguito a causa di fatali traumi, riconducibili, assieme alla presenza di schegge e piccole parti metalliche in alcuni dei corpi, a reiterati urti con la struttura dell'aereo in caduta.
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Photo credit Werner Fischdick, uploaded by Jollyroger at it.wikipedia (Werner Fischdick) [CC-BY-SA-2.5 o GFDL], attraverso Wikimedia Commons

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