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Acqua, veicolo di informazione: nuove frontiere in medicina

Creato il 08 maggio 2014 da Informasalus @informasalus
CATEGORIE: Omeopatia , Salute
acqua
Acqua, veicolo di informazione: nuove frontiere in medicina

Il dibattito sulla cosiddetta memoria dell’acqua riecheggia quello sulla presunta implausibilità dell’Omeopatia, un dibattito che non si è mai del tutto sopito, sin dal lontano giugno 1988, al contrario, si è arricchito di nuove scoperte, effettuate in ambito sperimentale nel corso di quasi 30 anni, scoperte che sembrerebbero dare ragione a Benveniste, novello Giordano Bruno. Per questa ragione l’Ordine dei Medici di Roma - su proposta della Commissione Medicine Non Convenzionali (MNC), coordinata dalla Dr.ssa Maria Luisa Agneni - ha voluto promuovere un convegno sul tema per fare il punto della situazione, invitando scienziati di fama internazionale, tra cui il premio Nobel Luc Montagnier. Lo storico convegno ha avuto luogo il 25 Gennaio 2014 presso il Centro Congressi Frentani, Roma.
Il convegno non era rivolto tout court agli omeopati bensì a tutti gli iscritti all’Ordine che hanno risposto massicciamente con oltre 400 presenze! Il Presidente dell’Ordine di Roma, Dr. Roberto Lala, ha introdotto i lavori, ringraziando tutti i presenti, i prestigiosi relatori ed in particolare la Commissione MNC per il lavoro svolto. Ha riconosciuto l’interesse e l’importanza di un argomento che potrebbe avere notevoli ricadute in ambito sanitario, soprattutto per le MNC. Ha quindi preso la parola M. L. Agneni, che ha saputo dare nuovo impulso alle attività della Commissione MNC, ricordando i risultati raggiunti (tra cui un questionario informativo inviato a tutti i soci sulle modalità di conoscenza e pratica delle MNC) e le proposte in cantiere, come la lotta all’abusivismo sanitario, presente, purtroppo, anche nel nostro settore. La Dr.ssa Agneni ha quindi introdotto e chiesto ai relatori di illustrare i “misteri” dell’acqua dal punto di vista del chimico, del fisico quantistico e del ricercatore medico: può l’acqua essere veicolo di informazioni biologiche?
Il Prof. Vittorio Elia, docente di Elettrochimica presso l’Università Federico II (Napoli), ha subito ricordato come, a seguito dei risultati osservati sul figlio, modificò il suo iniziale scetticismo verso l’Omeopatia: la curiosità lo spinse infatti a sperimentare l’azione delle EDS (Extremely DIluted Solutions), le “soluzioni altamente diluite”. Negli ultimi 15 anni col suo gruppo ha studiato le variazioni di una serie di parametri termodinamici (conducibilità elettrica, calore di mescolamento, microscopia a forza atomica, etc.) di sistemi acquosi altamente diluiti sottoposti a perturbazioni a bassa energia. Tutti i dati sperimentali sembrano indicare che le variazioni osservate non sono imputabili ad eventuali impurità, bensì alla formazione di “strutture dissipative” (sotto forma di “aggregati molecolari” acquosi) in grado di modificare la struttura sopramolecolare del’acqua a seguito di un dato stimolo esterno. Questi aggregati sono visibili sia in fase liquida (microscopia a fluorescenza, spettroscopia, etc.) che in fase solida (microscopia a forza atomica, spettroscopia IR). Sono forse questi aggregati la sede della tanto chiacchierata “Memoria dell’Acqua? si è chiesto il Prof. Elia.
Al quesito ha risposto il Prof. Emilio Del Giudice (INFN, Milano) che, con la consueta verve napoletana, ha spiegato, il comportamento dei sistemi viventi ed il ruolo dell’Acqua, in termini sia di Fisica Classica che di Fisica Quantistica. La prima, infatti, studia i sistemi “passivi”, che funzionano solo grazie a forze esterne; la seconda invece studia i sistemi viventi, in quanto dotati di auto-organizzazione e di attività autonome. Studia in particolare le interazioni subatomiche ed evidenzia come ogni oggetto fisico non sia statico ma presenti delle “fluttuazioni”, anche minime, in virtù del campo elettromagnetico in cui si trova. I sistemi viventi si distinguono dai non viventi perché capaci di catturare, immagazzinare e distribuire energia in modo coordinato ad ogni parte del sistema stesso.
Pertanto le interazioni molecolari avvengono non come eventi individuali, casuali ed indipendenti bensì come parte di una rete collettiva di eventi interconnessi: è l’energia quantistica di campo (campo di gauge) a garantire la correlazione tra tutte le parti (teoria quantistica dei campi), anche se separate da grandi distanze. Cosa succede quando in un sistema fisico, come l’acqua, si introduce una perturbazione a bassa energia (fotone, medicinale omeopatico)? Lo stimolo esterno verrebbe “riconosciuto” dal sistema per cui si formerebbero degli “aggregati” (quelli di cui parla Elia) che “intrappolerebbero” lo stimolo stesso senza rilasciarlo e generando un campo elettromagnetico i cui componenti comincerebbero ad oscillare collettivamente “in fase”, ossia in modo ritmico (stato coerente).

Sono i cosidddetti “domini di coerenza”, un vero e proprio “reservoir” di elettroni liberi, in grado cioè di oscillare collettivamente e di attirare ogni particella capace di vibrare alla stessa frequenza elettromagnetica. A loro volta i domini di coerenza si organizzano in diversi livelli di complessità (supercoerenza), ognuno dei quali è contenuto all’interno del precedente, come in una matrioska. Si ha quindi una struttura gerarchica verticale di domini di coerenza analoga a quella riscontrabile nei sistemi viventi (dagli organuli all’individuo alla specie). È interessante notare come i segnali oscillatori prodotti dai sistemi coerenti abbiano una configurazione di tipo ”frattale”. Ancora più significativo è il fatto che i domini di coerenza non si limitino a governare e favorire gli incontri molecolari necessari per la costruzione della struttura (funzione “ordinativa”), ma presentino al loro interno un “contenuto”, un messaggio intrinseco che guida la costruzione stessa della struttura (funzione “informativa”): le frequenze dei vari segnali oscillatori si “accorderebbero” tra loro, come in uno spartito musicale. Struttura e Funzione verrebbero quindi a coincidere.

E non è detto che il segnale esterno debba contenere tutte le informazioni relative al cambiamento che si intende produrre, contrariamente a quanto sostenuto da Shannon: l’esito dello stimolo dipenderà non solo dal segnale ma anche dall’ambiente cui è destinato e dalla sua storia. A conferma di ciò, Del Giudice ha citato un illuminante esperimento compiuto dal gruppo di Montagnier nel 2007 su segmenti di DNA sottoposti in acqua a diluizione progressiva: allorquando la diluizione superava una certa soglia era possibile registrare segnali elettromagnetici a bassa frequenza che venivano inviati per via telematica ad un laboratorio distante (per evitare contaminazioni molecolari) ove venivano allocati in un recipiente contenente acqua pura.

Dopo un certo lasso di tempo veniva immerso, nell’acqua così trattata, un kit PCR: sorprendentemente, dopo un breve intervallo, si vedeva riapparire il DNA di partenza, interamente ricostruito a partire da singoli segmenti! Il sistema acquoso, cioè, era riuscito a ricostruire una struttura molto complessa come il DNA partendo da segnali elettromagnetici di complessità molto minore. In altri termini, l’acqua si mostra come un sistema capace di generare conoscenza, informazione. Siamo forse – ha concluso Del Giudice - agli albori di un processo in grado di far emergere una Psiche all’interno della Materia?
Dopo il chimico ed il fisico è stata la volta dello scienziato ricercatore, il Prof. Luc Montagnier, premio Nobel 2008 per la Medicina per i suoi studi sull’HIV. Per la prima volta ospite dell’Ordine dei Medici di Roma, Montagnier ha illustrato i suoi lavori più recenti, che confermano e completano quanto esposto dai due precedenti relatori. Rifacendosi agli studi di biologia digitale avviati da Benveniste (di cui ha rilevato il laboratorio di ricerca), ha notato che il DNA di numerosi microrganismi (soprattutto virus) emette segnali elettromagnetici a bassa frequenza che danno vita a nanostrutture (Naneoni) in grado di replicare il DNA stesso, da cui deriverebbero altri naneoni e così via: è da questo circolo vizioso che dipenderebbe la diffusione microbica. In sostanza i segnali elettromagnetici dei virus raggiungerebbero il DNA cellulare proprio grazie all’acqua, che ne conserverebbe il “ricordo” anche dopo l’eliminazione del virus stesso!
Anche il nostro DNA è in grado di trasmettere informazioni specifiche grazie all’acqua, di cui peraltro siamo composti per almeno il 70-80%: il DNA, quindi, non si presenta più solo come un magazzino di informazioni genetiche ma si comporta come un sistema dinamico. Sarà l’acqua – ha ribadito Montagnier- ad insegnarci che possiamo rilevare batteri o virus che altrimenti sfuggirebbero all’ indagine. Soffriamo, infatti, sempre più di malattie croniche, dovute a stress ossidativi che riducono le difese immunitarie e spianano la strada ad agenti patogeni, come abbiamo visto. Dobbiamo trovare altri mezzi per scovare e combattere questi parassiti, quelli che abbiamo sono insufficienti. Spesso, per sfuggire agli attacchi del sistema immunitario o agli stessi farmaci, questi microrganismi eviterebbero il torrente ematico per annidarsi nei parenchimi, da cui partirebbero le “metastasi” verso l’intestino e/o il SNC.
Non a caso Montagnier presuppone che, dietro la crescita costante di numerose malattie neurodegenerative, autoimmuni, etc., vi sarebbe un’infezione cronica latente. Ragion per cui suggerisce l’impiego degli antibiotici, spesso per lunghi periodi. Questo forse è l’unico motivo di dissenso che potremmo muovere a Montagnier, in quanto omeopati. Montagnier omeopata non lo è, non ha mai avuto a che fare prima d’ora col nostro mondo, quantunque i suoi studi stiano gettando luce sui “misteri” dell’Omeopatia: molte malattie croniche, ad esempio, potrebbero sottendere un’origine infettiva, proprio come ipotizzato da Hahnemann, così come la “specificità” dell’informazione “infinitesimale”, l’azione soppressiva di certe terapie, come forse anche delle vaccinazioni, etc. Si apre, insomma, un filone di ricerca che, se incoraggiata, può preludere a scoperte ancora più sconvolgenti ed a ricadute positive a livello clinico. Così come è interessante notare le concordanze tra gli studi di questi tre scienziati e la metodologia omeopatica.
Come ha ribadito il presidente Lala: è stata una giornata importante per l’Ordine, un onore ospitare un premio Nobel che ha lasciato un segno nella professione e nel mondo scientifico, aggiornandoci su temi ancora poco conosciuti ma dalle possibili ricadute future in Medicina. Più chiaro di così! Alla luce di quanto è successo possiamo ben sperare che si continuerà a parlare in futuro: le “evidenze scientifiche” ci sono, anche nella ricerca di base, e cominciano a farsi sentire. D’ora in poi i nostri esimi detrattori dovranno trovare un alibi migliore: il cambio di paradigma si avvicina …
Bibliografia ragionata
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