È morto ieri, all’età di 91 anni, il patriarca Franco Biondi Santi, “custode” del Brunello di Montalcino. A darne notizia è stato WineNews, noto canale di informazione web specializzato in ambito di vino, che ha commentato così il triste evento: «Il mondo del vino saluta uno dei suoi simboli». Fino ad oggi Franco Biondi Santi, figlio di Tancredi, era rimasto «il fedele e intransigente “guardiano” della tradizione del Brunello» nell’azienda senese in cui quel grande vino era venuto alla luce.
Proprio nella tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, presso Montalcino, il nonno Ferruccio, garibaldino della prima ora, nel 1867 inventò il Brunello, prodotto sopraffino nato da una particolare selezione di Sangiovese vinificato in purezza. Tancredi, figlio di Ferruccio, ebbe da parte sua il merito di sistematizzare il protocollo di produzione, imprimendo un nuovo slancio all’impresa e diventando – di fatto – l’ambasciatore di Montalcino e dei suo superbi vini.
Tancredi ebbe inoltre la lungimiranza di introdurre la pratica della “ricolmatura” con vino della stessa annata delle vecchie Riserve di fine Ottocento (passò del resto alla storia enogastronomica quella realizzata con lo scrittore Mario Soldati e il maestro Luigi Veronelli). Per altro, sempre il padre di Franco Biondi Santi fu l’artefice del “Brunello di Montalcino Riserva 1955”, l’unico vino italiano inserito dalla prestigiosa rivista statunitense “Wine Spectator” tra i migliori dodici del XX secolo. Talmente buono da spingere Frank Sinatra a portarne con sé in America una cassa intera.
Tornando al compianto “gentiluomo del vino”, ha commentato così la sua scomparsa Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello: «È scomparso uno degli emblemi della qualità e dell’eccellenza del vino italiano nel mondo, sicuramente uno dei più importanti artefici del successo del Brunello di Montalcino a livello internazionale».
E prima di salutare per l’ultima volta il patriarca di Montalcino, ricordiamo la sua autobiografia, o meglio libro-ritratto, dal titolo “Questa è la mia terra” (forse vaga eco della canzone folk anni ’40 “This land is your land” di Woody Guthrie), opera di Maurizio Boldrini, Bruno Bruchi ed Andrea Cappelli edita da Protagon nel 2010.
Articolo di Matteo Tamborrino.
Foto blackenedsky, licenza CC BY-SA-NC