Magazine Diario personale

Addio Prof

Creato il 23 ottobre 2013 da Valeskywalker @valeskywalker
Nei miei anni a Palazzo Nuovo ho avuto tanti professori e ancora piu' assistenti ,che i primi spesso non si presentavano alle lezioni e lasciavano ai secondi il mestiere di spiegarci quel che ci sarebbe servito sapere non per la professione, ma per passare l'esame.
La maggioranza dei professori erano solo nomi che corrispondevano a tomi di libri da studiare, figure antipatiche e nemiche da battere per uscire con un numero alto sul libretto. Il primo anno e mezzo dei miei studi passo' cosi', senza che davvero capissi se il diritto faceva per me,e soprattutto se io facessi per il diritto. Mi ero iscritta sull'onda dell'entusiasmo per l'indirizzo transnazionale,presentato dal Prof Frignani ad una  conferenza per l'orientamento dei liceali di quinta.
Quel secondo semestre del secondo anno finalmente cominciavo questi benedetti corsi dell'indirizzo transnazionale e speravo con tutte le mie forze che finalmente avrei trovato conferma di aver fatto bene,che queste materie mi sarebbero piaciute tanto quanto mi avevano fatto schifo le precedenti,che questi non sarebbero stati esami da passare ma  materie da apprendere e tenere con me per il futuro, che questi professori non sarebbero stati dei personaggi di passaggio, principalmnete pomposi e antipatici, ma un pochino piu' umani,professionali ma anche cordiali. Quel secondo semestre studiai sistemi giuridici comparati, diritto anglo americano,diritto musulmano, diritto privato dell'Unione Eurpea e prima dell'estate passai questi e gli esami rimasti indietro da prima. A luglio del primo anno avevo passato due esami, a luglio del secondo nove. Ero carica ed entusiasta, mi immergevo in dei tomi che non erano piu' un ammasso di carta pesante ma chiavi per comprendere le strutture giuridiche create dalle societa',dalle persone , forgiate dagli eventi storici, culturali, religiosi,filosofici.
Tra tutti questi corsi il piu' bello, il piu' importante,quello che potrei ripetere l'esame ora stesso ma anche solo raccontare tutto quello che il prof ci insegno', fu diritto anglo americano. Era il corso che attendevo con maggiore curiosita' e quando il prof entro' in classe il primo giorno,con voce autorevole e un gran sorriso, tutti e centocinquanta ci zittimmo e gli sorridemmo automaticamente. L'aria era cambiata, questo era il prof che avevo sempre sperato di incontrare. Non ho mancato una lezione,ricordo una me che guidava sotto la grandine di una primavera in cui grandino' quasi tutti i giorni, parcheggiare in Corso San Maurizio e arrivare fradicia a lezione e correre su al mio posto, sempre cinque minuti prima. Lui era il prof all'americana,quello che dal secondo giorno ti riconosce e dal terzo sa il tuo nome di battesimo anche se ti da' del lei, quello che ci insegnava partendo non dal libro ma dai materiali: oggi vi racconto la storia di questo processo, c'era questo giudice Cardozo,che insieme al giudice Dening sono un po' gli attenti a quei due del nostro corso...ricordo i pomeriggi e le sere a pelarmi gli occhi sul vocabolario inglese-italiano perche' ancora non parlavo questa lingua ma dovevo tradurre quelle pagine di sentenze per seguire la lezione del giorno dopo.E lo facevamo tutti, di leggere la sentenza e poi il giorno dopo scoprire col prof cosa significava,cosa c'era dentro, quali erano le nozioni di diritto da ricavarne. Poi lo incontravi per strada e ancora ti riconosceva, sempre,  a lezione come al bar, potevi fargli qualsiasi domanda e non ti avrebbe mai fatto sentire come se fosse una domanda banale o stupida, ti avrebbe risposto con chiarezza e precisione, e un sorriso. Ogni tanto nel corso delle sue lezioni menzionava la santa pazienza di sua moglie e con quelle poche parole faceva intravedere di essere un uomo innamorato. Noi avevamo vent'anni e delle storie di merda, percio' di quel tono e di quella luce negli occhi ce ne accorgevamo,e all'intervallo si diceva,vabbe' ma prima o  poi anche noi ne troveremo uno cosi', no? Un giorno arrivo' a lezione con due occhiaie nere cosi'. A quei tempi io avevo vent'anni  e lui trentaquattro e quel giorno era davvero tanto stanco. Cosi' stanco che un ragazzo chiese, Prof,va tutto bene? E lui sorrise e disse: si, pero' vedete mia figlia sta mettendo i denti e sono distrutto, se non vi dispiace posso fermarmi e domani recuperiamo l'ultima mezzora? Una frase cosi' semplice,cosi' vera, cosi' reale,da restare per sempre nella mia memoria. Ci fece sperimentare non solo l'ebbrezza di scrivere  papers,ricercare nel Corbin, tradurre sentenze,essere trattati con gentilezza e non come quella rottura che sono gli studenti per molti prof universitari. Il primo e unico esame open notes della mia vita. Non potevamo crederci quando ci disse di portarci pure appunti e traduzioni. Reiterai il corso e anche se non fu piu' insegnato da lui,ebbi nuovamente fortuna: Anna un paio di anni dopo poi fu la mia vera supervisor della tesi, che il mio "teorico" professore il giorno della mia discussione nemmeno si presento',ufficialmente dall'altra parte del mondo per una conferenza, officiosamente dall'altra parte del mondo e basta. Anna invece venne giu' da Harvard e quando uscii dalla discussione, 45minuti, quando normalmente ne dura 10 a Palazzo Nuovo, lei mi disse:ora pensiamo al Dottorato,scrivi molto bene e sarebbe uno spreco se non facessi ricerca. Purtroppo i dottorati in Italia raramente aprono le porte che aprono i dottorati negli Stati Uniti, ma io ci provai lo stesso. Soprattutto mi fece bene che Anna credette nelle mie capacita' di giurista, nei giorni piu' bui delle lacrime da praticante in attesa del treno da Rogoredo,ho spesso pensato che se Anna pensava fossi capace, contava  piu' di tutto quello che mi aveva detto l'Avvocato durante la giornata. Nel corso dgli anni , su e giu' nei miei viaggi tra Pavia e Torino col cambio a Milano o a Vercelli, ogni volta che incontrai il Prof che andava da Torino a Novara  o da Novara a Torino, mi bastava salutarlo e lui  in pochi secondi collegava sempre.Gli raccontavo degli esami,poi della pratica,del lavoro...gli chiedevo delle figlie e lui sorrideva sempre e diceva: eh, a parte le notti da denti,siamo molto felici.
Il 22 marzo2012 ero a Varsavia in una stanza di hotel, davanti al computer mentre la Viatrix rotolava intorno a me e il Senator si stava  preparando ad uscire  per un incontro di lavoro quando la mia amica Elena, anche lei giurisprudente torinese, mi scrisse su skype dell'accaduto. Ci rimasi cosi' di stucco da non poterci credere, perche' il prof era una persona cosi' a modo e buona che non mi pareva umanamente concepibile che qualcuno potesse avergli sparato. Lo dissi al Senator,che era stato anche  lui suo studente per  un seminario, e ne rimase sconvolto per le mie stesse ragioni. 
Alberto Musy e' mancato ieri notte,dopo 19 mesi di coma.Il 21 Marzo 2012 mentre rincasava dall'aver portato la bimba piu' piccola all'asilo, fu assalito da un uomo con addosso un casco che gli sparo' piu' volte. L'uomo era dentro il portone,si era fatto aprire citofonando a caso ai vicini e dicendo che era la posta. Attualmente e' in  corso un processo con un solo indiziato,che parrebbe aver commesso l'omicidio per vendicarsi del fatto che il professore, anche avvocato,non avesse voluto aiutarlo o agevolarlo nel realizzare una qualche manfrina finanziaria Lui o chiunque abbia commesso l'omicidio, ha portato via un marito ed un padre ad una donna e a quattro bambine di 13,11,9 e 3 anni che lo amavano tantissimo e in nessun modo e in nessuna maniera riesco ad accettare che una tale ingiustizia sia accaduta in mondo che dovrebbe essere da tempo civilizzato, in una Torino che non e' in Venezuela o in Somalia.

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