Un miliardo e trecento milioni di debiti. È questa la situazione degli aeroporti di piccola dimensione che costellano la penisola italiana. Il caso più eclatante è, di certo, quello calabrese. La regione ha tre scali aeroportuali, e si sta pensando di costruirne addirittura un quarto, in un momento in cui una realtà come Reggio Calabria ha visto pesantemente ridotto il proprio traffico aereo: Alitalia ha cancellato presso questa struttura, nel solo biennio 2012 /2013, ben 236 voli.
La situazione non migliora a Lamezia Terme. Qui, oltre alle perdite economiche che si contano in poco meno di 4 milioni di euro negli ultimi due anni, vi è stata la fuga di importanti compagnie low cost, che garantivano un servizio fondamentale per le rotte nazionali con Roma Fiumicino.
Dati che se appartenessero ad aziende private, avrebbero fatto già chiudere i battenti da tempo. Invece non accade nulla, questi piccoli scali continuano a sopravvivere, con una gestione a dir poco fallimentare. Nella maggioranza dei casi, gli aeroporti in questione hanno una compagine sociale composta prevalentemente da enti pubblici, che puntualmente di anno in anno riparano le ingenti perdite finanziarie, e riescono a farlo anche grazie all’aumento delle tasse. Crisi pagata, come sempre, dai contribuenti.
La condizione più drammatica riguarda il Sant’Anna di Crotone, uno scalo che non vede atterrare o decollare alcun volo dal periodo estivo. Questo per due motivi: uno perché Alitalia, a dicembre del 2012, è stata costretta a lasciare a causa dell’esiguità dei passeggeri, due perché le rotte Ryanair per Ciampino, Pisa e Orio al Serio non sono mai state attivate.
Intanto il presidente Scopelliti, a fronte di tali disagi che riguardano tutta la mobilità aerea regionale, ha presentato il piano di promozione e sostegno della competitività del sistema aeroportuale calabrese.
Un intervento che prevede un investimento pari a 20 milioni di euro, e che dovrà essere ripartito tra gli impianti presenti.
È opportuno ricordare che lo scorso 7 agosto, il ministro Lupi ha annunciato la realizzazione di un provvedimento riguardante il riordino delle infrastrutture aeroportuali, che prevede la chiusura dei rubinetti di fondi pubblici per gli aeroporti che non riescono a rientrare dal deficit entro 3-5 anni.