Ah, che bell'o café

Ancora prima di iniziare a berlo, il caffé aveva per me un sapore particolare. Il sapore di famiglia, di tradizioni, di pausa, di gioco, di rito. Quando ero piccola, ogni giorno alle due del pomeriggio, quando mia mamma rientrava dal lavoro, era tempo della pausa caffé: una mezz'ora di chiacchiere e giochi con le vicine di casa, a base di caffé (per le adulte) e di carte da gioco (per grandi e piccine). Gli anni, i traslochi, i cambiamenti della vita hanno modificato, attenuato e poi spento quella vecchia tradizione, ma ancora oggi il profumo del caffé ha per me il profumo dei ricordi, il profumo dell'infanzia, di quei momenti gioiosi che ogni persona porterà sempre con sé nel cuore per tutta la vita. Ha il profumo di nonna Bruna e di Valentina. Delle partite a Scala40, in cui il bello del gioco era vedere chi aveva in mano più Jolly. Dei cestini scambiati dalle finestre come pacchi postali. Della pasta al pesto e della mozzarella in carrozza che trovavamo fumanti nel piatto dopo la scuola. Delle cinquemila lire con cui due bambine andavano a comprare il pane nel negozio del paese. Del "disegnami una principessa da colorare". Del telefono rosso con le ruote che correva per casa legato a un filo. Della vasca da bagno piena di schiuma in cui giocare con le bambole il sabato pomeriggio. Delle biciclette e dei pattini. Di igloo e pupazzi di neve costruiti sul balcone con le palette delle casalinghe. Ah, che bell'o café... Che bello il suo sapore intenso, il suo profumo avvolgente, il suo retrogusto di ricordi...