Scriveva Sant’Agostino (La città di Dio, tr. it. Einaudi, Torino 1992, 19, 7, p. 911):
Se due uomini s’incontrano e anziché proseguire sono costretti da qualche necessità a rimanere insieme, senza che l’uno conosca la lingua dell’altro, più facilmente si associano due animali muti, anche di specie diversa, che non quei due, pur entrambi uomini. Nell’impossibilità di comunicarsi l’un l’altro i propri pensieri, a poco serve per stabilire un contatto umano l’uguaglianza naturale, di fronte a quell’unica differenza del linguaggio; tant’è che un uomo preferisce la compagnia del suo cane che di un uomo forestiero.