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Al summit Rio+20 vittoria contro lobby antinatalista

Creato il 25 giugno 2012 da Uccronline

Al summit Rio+20 vittoria contro lobby antinatalistaHa trovato per fortuna poco spazio sui media, ma comunque si è concluso il fumoso summit delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del pianeta a Rio de Janeiro, chiamato appunto Rio+20. L’obiettivo (fallito), era quello di adottare una politica comune per l’ambiente, all’interno di un documento di 50 pagine.

Sappiamo già che quando ci sono in gioco fanta-ambientalisti pannelliani e malthusiani, in un modo o nell’altro riescono a buttarci dentro anche la contraccezione di massa, l’aborto e la sterilizzazione come misure di riduzione demografica a favore del Pianeta Gaia. E infatti è proprio quello che è avvenuto, ma incredibilmente non sono riusciti a spuntarla. Giustamente “Il Foglio” parla di “vittoria contro l’ideologia antinatalista”. Non hanno vinto le politiche neoimperialiste di chi afferma che bisogna barattare i figli con la CO2.

L‘Unfpa (Un Popolation Fund) e l‘Ippf (International Planned Parenthood Federation, cioè il più grande ente abortista del mondo fondato dall’eugenista Marghert Sanger) -in accordo con Norvegia e Islanda- avrebbero voluto inserire nel documento finale un richiamo ai presunti “diritti riproduttivi” (cioè: aborto, contraccezione di massa e sterilizzazione), ma un consistente gruppo di nazioni ha invece preferito aderire al richiamo della Santa Sede (che ha un seggio come osservatore nell’Onu, dunque non può votare) e dell’“UK’s Society for the Protection of Unborn Children”, per respingere questo indebito richiamo, offensivo per le donne (sterilizzazione contro l’effetto serra?) e pericoloso -come riporta Enzo Pennetta-, in quanto veloce a trasformarsi in un mezzo per veicolare controlli malthusiani della popolazione. Le Nazioni che hanno contribuito ad affondare il richiamo sono state: Vaticano, Russia, Honduras, Repubblica Dominicana, Nicaragua, Cile, Siria, Egitto, Malta, Polonia e Costa Rica (e il gruppo chiamato “G77″, che promuove gli interessi delle nazioni del mondo in via di sviluppo contro lo sfruttamento), mentre quelli favorevoli erano: Stati Uniti, Bolivia, Perù, Uruguay, Messico, Norvegia, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Svizzera e Islanda.

Planned Parenthood ha lavorato febbrilmente per costruire il vertice di Rio +20, proprio per un sicuro ritorno economico, possiede infatti la più grande catena di cliniche abortiste. L’Irlanda è da tempo sotto fortissima pressione da parte dell’ONU in quanto non intende legalizzare l’aborto. Infatti ha un tasso di natalità molto più alto rispetto alla media europea, una bassa incidenza di cancro al seno, una buona salute mentale tra le donne e il 70% dei cittadini approva tale divieto. Stessa situazione in Cile.

Inviperita certa stampa, anche “Il Corriere della Sera” si è sfogato con un divertente articolo (leggere per credere) di Alessandra Arachi, che ha ricostruito in termini apocalittici il momento in cui ha preso la parola il segretario di Stato americano Hillary Clinton, affermando che “le donne devono avere il potere” (di uccidere i propri figli?). Gianni Gennari su “Avvenire” ha invece, giustamente parlato di “razzismo” e “arroganza colonialista” (d’altra parte si parla politiche imperialiste), contro chi ha inveito sul fatto che alcuni Paesi a maggioranza islamica, tra cui Siria ed Egitto, e tutta l’America Latina, si sono trovati d’accordo con la Santa Sede (oltre a Russia e Polonia).


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