Da ragazzo seguivo con interesse la scena estrema e mi ero imbattuto nei classici, concedendo loro un ascolto superficiale. Ero attratto dall’immaginario iconoclasta black metal, ma nel contempo subivo il fascino dei Moody Blues, scoperti consumando un vecchio nastro su cui mio zio aveva registrato On The Threshold Of A Dream. Mi resi conto che la malinconia avvolgente di quei brani era ciò che mancava alla violenza cieca dei gruppi cui ero solito dedicare il mio tempo. Un giorno mi capitò fra le mani … And Death Smiled e ascoltandolo compresi di avere trovato ciò che cercavo. Ero un adolescente che stava attraversando un’importante fase della propria esistenza, e mi imbattei nel disco di transizione di una band che condivideva le mie radici musicali e provava un analogo disprezzo per la società. Difatti Alastis è una derivazione di Alastor, nella mitologia greca classica associato ai peccati che si tramandano dal padre al figlio e personificazione delle lotte familiari. Alastor è anche il soprannome di Zeus in qualità di giudice universale e per questo tale figura è talvolta associata al fulmine, al contempo simbolo e arma di Zeus. Nella demonologia cristiana, Alastor impersona il capo esecutore del re dell’inferno.
Gli esordi
Le origini degli Alastis risalgono agli embrionali Cry War di Sion, prima esperienza musicale di War D e Pat Charvet, batterista della death metal band Misery. A cavallo fra il 1986 e il 1987 adottarono il nome Fourth Reich: Pat Charvet fu sostituito da Acronoïse (Laurent Mermod) e si unirono al gruppo il cantante Zumof, il chitarrista Kleid e il bassista Masmiseim (Christophe Mermod). Nel 1989 diedero alle stampe l’approssimativo Fatidical Date, per poi disperdersi sotto il calore delle loro stesse ceneri. La formazione cui è dedicato questo articolo si fece conoscere tramite il demo Black Wedding e l’lp The Just Law, distribuito da Blackend nel 1992: metal luciferino e fascinoso che sancì l’esordio della label indipendente norvegese Head Not Found. Durante il breve periodo intercorso tra la fondazione dei Fourth Reich e la pubblicazione di The Just Law, gli Alastis si esibirono in appena sei occasioni, con Agressor, Samael, Excruciation e Shud, rifiutandosi di fare da spalla a band che non condividessero i loro stessi ideali o che fossero dedite a generi distanti dal black metal occulto cui traevano ispirazione.
Ascoltando i brani primordiali degli Alastis è evidente l’influenza degli Hellhammer di Apocalyptic Raids e dei Bathory vecchia maniera, eppure è possibile intravedere quella venatura intimista che ne avrebbe caratterizzato la produzione futura, probabile conseguenza della stima che War D nutriva nei confronti dei solenni Candlemass. Il progetto di dare un seguito al debutto si concretizzò sottoscrivendo un contratto con la francese Adipocere Records, che nel 1995 riuscì a coinvolgere gli Alastis in un tour con Anathema e Theatre Of Tragedy. I tre anni che separarono … And Death Smiled dal suo predecessore videro mutare lo stile della formazione svizzera, che si spinse sino a tentare la commistione tra il black metal apocalittico di Black Wedding e le esili note di chitarra acustica eseguite da Waldemar Sorychta in “By Thy Name”. La groovy “March For Victory” assume le sembianze di una vera e propria dichiarazione d’intenti, che conduce sino alla psichedelica “Your God”. La punta di diamante del disco è invero costituita dall’onirica “Messenger Of The U.W.”, nella quale sono percepibili echi di certo doom d’atmosfera.
Deep Inside, the Truth
Le sfumature industriali della proposta degli Alastis li portarono all’attenzione della tedesca Century Media. Nel 1997 venne pubblicato The Other Side, album di svolta dotato di una raffinatezza in precedenza appena intuibile, caratterizzato da una marcata tendenza sinfonica e da un’estrema pulizia del suono. Le tastiere divennero un ingrediente essenziale nell’accompagnare il riff portante della cadenzata “In Darkness” e le atmosfere rarefatte della drammatica “Never Again”. I richiami alle sonorità crepuscolari di … And Death Smiled (“Out Of Time”) e i punti di contatto con quelle decadenti dal retrogusto oscuro (“Slaves Of Rot”) furono stemperati da un lavoro in fase di registrazione volto a creare un amalgama sonoro personale, che raggiunse il proprio apice in occasione dell’evocativa “Under The Sign”.
I due album successivi Revenge e Unity seguirono le medesime coordinate di The Other Side, valorizzando ulteriormente la componente melodica delle chitarre distorte e affinando l’aspetto lirico dei nuovi brani. In Revenge il contrasto tra episodi violenti quali “Just Hate” e le rassicuranti sezioni atmosferiche presenti in “Burnt Alive”, fu portato agli estremi interagendo con basi elettroniche che contribuirono alla riuscita della trascinante “Eternal Cycle”. Da menzionare la splendida “Like A Dream”, all’interno della quale groove e melodia procedevano le une al fianco dell’altra, per poi tornare a lambire territori marziali (“Nemesis”) e altri vicini a quelli batutti dagli Alastis negli anni in cui avrebbero poutto dirsi parte della scena black metal, come in occasione della catacombale “Agony”. Insieme allo strumentale posto in chiusura del disco, Agony ricopriva la funzione di mezzo tramite cui perseguire quella ricerca della verità avviata anni prima a nome Fourth Reich.
Unity venne fuori parecchio ispirato anche a causa dell’avvicendarsi di nuovi musicisti e della magnifica produzione curata da Terje Refsnes (Tristania, Morgul…) nei francesi Sound Suite Studio. Per la prima volta nella storia degli Alastis comparve in formazione un tastierista (Graven X), che contribuì a modernizzare la loro formula sonora, introducendo ariosi campionamenti che donarono ai brani un’atmosfera cosmica, squarciata dalle sgraziate linee vocali di War D. Si assistette inoltre alla defezione di Acronoïse, cui subentrò Sebastian, batterista contraddistinto da una padronanza tecnica tale da contribuire a plasmare un lavoro che non concedeva spazio ad alcun calo di tensione. Nonostante ricordi di avere letto almeno un paio di recensioni cartacee entusiaste dei risultati raggiunti dagli Alastis con Unity, da questo momento in poi inizieranno a perdersi le tracce della band, che ufficializzerà il proprio scioglimento soltanto nella primavera del 2004.
Nostalgia
Nonostante girino voci riguardanti il coinvolgimento di War D e di altri membri degli Alastis in progetti assimilabili a quello della band madre, resto convinto che quegli anni siano giunti a un epilogo. Ciò che non andrà perso è il ricordo di un’epoca che resterà per sempre dentro me.
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