IL MORSO DELLA TARANTA
Sarebbe davvero bello, se fosse vero, se fosse possibile. Si avvicina il Natale ed è, dunque, il momento opportuno: pare che anche i più cattivi vengano colpiti da una ondata di bontà. Ecco, quello sarebbe il momento giusto, l'attimo esatto in cui tutti loro (anche noi stesse, volendo non scansare i giudizi personali negativi e sostenere: noi no, noi siamo buone…) dovrebbero essere morsi dalla taranta. Parliamo proprio del fantomatico animale che dà origine al tarantismo e agli studi di Ernesto De Martino travasati nell'epico libro La terra del rimorso.
Quella terra è la Puglia, l'area geografica dove tutti immediatamente collocano quella complessa simbologia fatta di musica, danza e colori, le cui radici giungono fino ai culti pagani e orgiastici della Magna Grecia.
Ma cosa e perché mai sarebbe bello? La risposta: lo stesso morso della taranta sarebbe bello, auspicabile giacché pare abbia il potere di cristallizzare gli umori, lo stato d'animo di chi venga aggredito. Questa, naturalmente, è una tesi non dimostrata, ma suggestiva, tanto suggestiva da sottrarre tempo a Leonardo da Vinci che nel cod. H.18 v., scrive:
Il morso della taranta mantiene l'omo nel suo propo-
Nimento, cioè quello che pensava quando fu morso.
Ne dà conto lo stesso Ernesto De Martino in un esergo al suo libro di maggior successo.
Fotografia: ballo della tarantata a Lizzano (TA), nella masseria san Vito (1950).