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alessia e michela orlando: TRA CONTESTI DEGUSTATIVI CALDARROSTE PANBAGNATO ARROSSITO CON POMODORO PUNGENTE-LA VITA SI ALLARGA

Creato il 31 agosto 2010 da Gurufranc

alessia e michela orlando: TRA CONTESTI DEGUSTATIVI CALDARROSTE PANBAGNATO ARROSSITO CON POMODORO PUNGENTE-LA VITA SI ALLARGA

alessia e michela orlando: TRA CONTESTI DEGUSTATIVI CALDARROSTE PANBAGNATO ARROSSITO CON POMODORO PUNGENTE-LA VITA SI ALLARGA

Chi mai fosse tra i ghiottoni
L'inventor dei maccheroni
Vi son dispute infinite
Né decisa è ancor la lite.

G. Columbro, Le muse familiari, in Molini d'Italia

DE BELLO CIBICO

Cronaca di una sconfitta gastrosofica

Antonio Vacca

Plectica Editrice

UN LIBRO DA SALVARE

UN AUTORE DA SALVARE

ENTRAMBI DA SPEDIRE NELL'UNIVERSO

Si può accedere, tramite il web, a una bellissima intervista ad Antonio Vacca. È firmata da Walter Brancaccio, Direttore Responsabile di Promemoria. Estrapoliamo l'incipit e invitiamo leggerla

(http://www.promemorianews.org/contatti/index.htm ):

I suoi saggi sono sarcastici e severi nei giudizi dai titoli, l'ultima fatica letteraria, in ordine di tempo,  L'inciucio mediterraneo, non sfugge alla regola che vuole Antonio Vacca un personaggio mai banale, controcorrente, e, per questo, magnificamente fuori dal florilegio dei luoghi comuni e delle banalità enogastronomiche. La mitica "dieta mediterranea"? "Riuscito misto di approssimazione geografica e pigrizia grammaticale. Non c'era, non c'era mai stata probabilmente, una qualche dieta mediterranea poiché la vastità di quel bacino e la verità dei popoli bagnati, non poteva permetterlo". Dieta mediterranea? "No: meridionale; cilentana addirittura per genesi scientifica e di costume".   

Antonio Vacca, medico nutrizionista napoletano, che vive e lavora a Battipaglia, è persona che si potrebbe definire un gaudente, alla luce di ciò che scrive. Gaudente senza stravizi. Ed è questa la lezione che tutto sommato ci detta. Quando parla dei contadini cilentani e dei fast food, dei Macdonald, tanto per intendersi, non enfatizza e non demonizza. Allude alla qualità della vita che è retta da regole semplici, basate sull'idea della riduzione dei ritmi e della gioia dello stare insieme. E sgombra il campo da luoghi comuni. Quando gli viene chiesto:  Ci sono località nel territorio provinciale dove arrivando si può dire "vi porto a mangiare la vera dieta mediterranea"?

Risponde:
Nel Cilento più interno e, in particolare, nei comuni che fanno parte della Comunità montana Alento-Montestella. Qui quando le comunità si risvegliano per un evento televisivo riecheggia ancora la cucina che evoca il pane e la pasta fatta in casa, i cereali, gli ortaggi, la frutta fresca. Sono l'ultimo baluardo anti-globalistico.

Il Cilento interno è tutto sommato la zona più chiusa, la più povera, la meno conosciuta del Cilento. È l'area di cui più volte abbiamo parlato e dove facciamo finire il nostro SENZA MACCHIE,  l'e-book in cui la Terra è cancellata e si salva solo quella porzione, il Cilento. È anche la zona da cui riteniamo potrebbe sorgere la spinta per un nuovo Umanesimo, che metta finalmente la Madre Terra e l'Umanità al centro di ogni dibattito, rendendo finalmente marginale tutto il resto. Risulta evidente come tutto passi attraverso il concetto della qualità del vivere. E la stessa idea della vita va ridefinita: non si tratta più e solo di allungarla, bensì di allargarla con una infinità di stimoli, eventi significativi, cultura, arte, buona  e poca alimentazione, moto. 

IL LIBRO DE BELLO CIBICO

Il sottotitolo ci angustia: Cronaca di una sconfitta gastrosofica. Sembrerebbe un preludio, l'ennesimo, che ti conduce verso un girone infernale, verso un incubo. E gli incubi a tavola sono i più indigesti.

Poi leggi le prime parole, la dedica: Dedicato ad una libreria italiana a Bruxelles. Se scomparirà, ogni italiano nel mondo avrà perso qualcosa.

È, per noi, una rivoluzione copernicana: l'Autore inizia con l'alimentare la mente. È davvero una ovazione quella che vorremmo allestire; da questo momento ogni parola che leggeremo sarà accolta con la banda, con i fuochi pirotecnici, con canti e balli sfrenati, dalla coreografie awaiane a quelle brasiliane, dalla nostra tarantella alla taranta, passando per il valzer viennese e il tango argentino, dopo aver indugiato sulle mani che si schiaffeggiano tra le gambe, come usa farsi in certe zone alpine.

E si attacca in maniera schioppettante: Anoressia oppure omologazione? Ho alternative, goloso incallito messo alle corde dal tempo e dalla salute, in questo clima medializzato, ove vale solo la griffe, la selezione clonale, la denominazione d'origine, ed il cibo che conta è inevitabilmente parata, show-room, kermesse, vetrina, collezione, viaggio virtuale, retrospettiva tabellare, degustazione guidata? Ridatemi un tocco di natura, di  analfabetismo, di sapienza orale, di memoria reale, radici che sanno di humus, uomini che sudano la terra, fili d'erba che sanno di primavera negata, mattinate col panbiscotto bagnato alla fonte e ricoperto d'olio improbabile, arrossito di pomodoro pungente, arricchito d'erbette terragne che una certa sommarietà mediatica oggi definirebbe mediterranee…eravamo tanto lontani dal mare, per noi c'era tutt'al più il fiume, vetusto Silarus, Jumàra, sì lo scrivo con la "gei", perché mi dona più senso onomatopeico di rio nostrano, sogno proibito d'un'infanzia presto infelice, lavacro di estati torride di silenzio, solo rotte dal rumore cadenzato dei campi, qualche voce tagliente a fendere un attimo la calura, anticipando il treruote che sgattaiolava nel centro antico e l'imminente attacco del jukebox ripetitivo fra birra e caffè di un bar senza tempo. Illudetemi che ci sono ancora quegli odori, quei suoni che sanno di cadenze lente, di torpori previsti, quei sapori di pane e prosciuttella fettata alla buona. Non ci crederò. E non mi leverete di dosso l'incubo che ogni spicchio del nostro residuo gustare porti oggi il marchio dell'imprenditoria padrona.

Ecco, a questo punto l'ovazione si diffonde per il mondo; supera calanchi, terre riarse, deserti, oasi, mari salati e non; si diffonde dappertutto e via via tutti si alzano in piedi, afferrano le proprie bandiere e le croci e, in gaudente e festosa processione, sotto lo sguardo languido di tutti gli animali, finalmente felici per aver visto rinsavire l'umanità, seguono il loro capo, la loro unica idea: vogliamo vivere bene. Vogliamo stare bene. Vogliamo vivere. Questa è la giaculatoria.

Ci ritorneremo su DE BELLO CIBICO, appena la eco della giaculatoria si sarà estinta. Prima che dalla polvere della sconfitta non si possa più risorgere.

Foto: I - copertina De bello cibico.

II - Illustrazione: Preparazione delle pasta da Tacuinum sanitatis Casanatense, XIV secolo.



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