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All Blacks sopra alla fanteria d'arresto Springboks

Creato il 30 luglio 2011 da Rightrugby

All Blacks sopra alla fanteria d'arresto Springboks Westpac Stadium, Wellington: 

New Zealand 40 - 7 South Africa


TriNations 2011, gli Springboks rimediano la seconda botta da quaranta punti su due gare in esterna: sei mete prese contro le cinque della settimana prima e con la parte dell'avere dimezzata (una meta contro le due marcate all'Australia). Se la sconfitta era nelle previsioni del management e della critica, lo stesso non si può dire del "calando" e delle risultanze dei troppi esperimenti e individualità in prova, con poche eccezioni (anzi una sola: Adi Jacobs).
Ora per le gare in Sudafrica subentreranno i veterani, riposati e probabilmente anche in un certo senso rinfrancati dall'assenza di concorrenza, col compito di finire il torneo in crescendo e soprattutto per difendere la casa e non far divorare il management dal "fuoco amico" della sempre polemica stampa sudafricana.
Che dire degli All Blacks che sfoggiano la nuova divisa, "minimal" come la può interpretare un Australe, col colletto bianco che fa grembiulino delle elementari anni Sessanta (manca solo il fioccone azzurro) e i numeri in stile Spazio 1999? Meglio lo stile in campo dello stilista: grande display collettivo senza buchi nè distrazioni, agevolati dalla pochezza dell'avversario; mostrano la sicurezza di sempre (fuor di mondiali), la competenza totale che è lo stadio successivo al banale "affiatamento". Si traduce nel marciare tutti al medesimo elevato ritmo e nella capacità di tutti di scegliere al volo l'opzione spesso più produttiva.
Il rovescio della medaglia di tale livello di competenza per il commentatore neutrale è la oramai abituale dedizione dei Tutti Neri al "pushing the envelope" regolamentare, non limitato alla capacità di interpretare lo stile di arbitraggio, ma influenzandolo "positivamente" (per loro). Gli arbitri di alto livello come il Rolland del caso, del resto paiono orientati a "non disturbare i manovratori" delle ruck e dei blocchi apripista, se non nei casi più clamorosi e coi richiami bipartizan, per non incorrere nelle ire e nei veti dell'affiatato duo neozelandese Graham Henry (coach) e Paddy O'Brien (capo mondiale degli arbitri). Tant'è che di punizioni piazzabili contro i Kiwis, Rolland ne fischierà solo una, nel primo tempo, tramutata in rimessa laterale da Steyn.
La cronaca di una gara squilibrata tra la miglior squadra mondiale, affiatata, competente e determinata, contro una accozzaglia sperimentale non omogenea, volonterosa certo ma e per certi versi disillusa e inferiore in tutti gli uno-contro-uno (questo Sudafrica, mutatis mutandis ricorda certe prove dell'Italia nel Sei Nazioni), può limitarsi agli episodi e all'analisi di alcune individualità.
Prima nota al terzo minuto: Dan Carter centra la punizione del nuovo sorpasso, forse definitivo, su Jonny Wilkinson per il posto di miglior marcatore di sempre nei Test Match. Dopodichè il re dei marcatori si rilassa come fosse missione compiuta e fallisce tre trasformazioni (invero non facili) in fila; muove nuovamente il pallottoliere nel secondo tempo, segnando il quarto tentativo di trasformazione, un facile penalty e trasformando infine la sesta meta per un bottino finale di 10 punti che limita l'umiliazione degli avversari.
Seconda nota: come i Wallabies, anche gli All Blacks spaccano la partita con due mete in immediata sequenza. Anche stavolta il crollo sudafricano avviene nel primo quarto d'ora; prima il pilone Wyatt Crockett fa da ala per finalizzare una percussione portata dai Kiwis fino ai cinque metri, provocando la chiusura della fisarmonica difensiva per colpirli aprendo velocemente al largo (ottimo metronomo il diligente mediano Jimmy Cowan).
All'azione successiva è l'ala Zach Guildford a dettare il sostegno vincente a Carter, affondando nel burro della difesa disorganizzata (ma non era la scrambling defense il punto forte dei Boks?).
Inguardabile Mornè Steyn estremo difensivo in questa e altre occasioni: placca meno del peggior Percy Montgomery quando veniva fischiato dal pubblico amico, prima di "solidificarsi" divenendo non solo coi piazzati, protagonista del Mondiale 2007.
Terza nota, posizionale: Riche McCaw s'è tenuto il nr.7 ma si posiziona nr.8 una mischia si e una no, alternandosi con Adam Thomson. Esperimento innocuo, nulla toglie e nulla dà (la mischia ordinata sudafricana è poca cosa), tanto che i telecronisti manco lo notano.
Agli inesperti Boks in campo serve anche stavolta tutta la prima mezz'ora per prender le misure, prima la terza linea viene costantemente messa sotto (partita insufficiente di Stegmann, Roussow cammina per il campo - è decisamente diventato un seconda linea in quanto a dinamismo; solo Deysel a un certo punto si sveglia); dopo la siccità di possesso, i sudafricani fianlmente iniziano a macinare il loro gioco a testate.
Solo che risulta al ralenti: Ruan Pienaar è ordinato e competente ma ha dei problemi di personalità, Fourie DuPreez si sarebbe costantemente sbracciato per richiamar l'arbitro alle sue responsabilità, visti tuffi e rallentamenti sistematici attuati dalla difesa All Blacks nel punto di contesa.
Poco prima della mezz'ora, la ripresa del possesso e il controllo della propria rimessa laterale da parte di Hargreaves dopo un inizio tragico, procura quei metri che servono ai Boks per arrivare alla meta, bella e promettente perchè fatta "per dare l'esempio" da capitan John Smit. Anche in questo siamo alla fotocopia della gara di settimana prima; promettente perché la meta arriva prima, fotocopia in quanto siamo al quasi sindacale sei-sette punti per i Boks nel primo tempo.
Gli All Blacks non ci stanno a restar sottobreak sul 13-7: altra situzione di palla persa e conseguente gioco rotto, l'ovale arriva all'elettrico Corey Jane (nella foto) sull'altro lato del campo, il quale si beve la prima linea di difesa dei lenti Roussow e Smit; Mvovo era a farfalle e recupera troppo tardi, Steyn abbiam detto, è terza facile meta. Carter fallisce la trasformazione, grazie ai suoi errori dalla piazzola il primo tempo si chiude con un 18-7 not too bad per gli ospiti.
La seconda frazione vede gli All Blacks serrare i ranghi e i ritmi: il loro "minimo sindacale" di tre mete per tempo viene rispettato, mentre gli avversari si ritrovano schiacciati e la girandola di esperimenti sovrapposti si rivela improduttiva. Se si aggiunge il risveglio di Carter dalla piazzola (giornata difficile al Westpac di Wellington per il vento trasversale), si ottiene il devastante parziale di 22-0 che boccia questi Boks, più "fanteria d'arresto" che sperimentali.
A partire come detto dalla terza linea, vanto di tutte le edizioni Springboks, oggi in gara di inadeguatezza col triangolo allargato (in fondo si attende lo Steyn giusto, Frans, mentre Mvovo e Basson alle ali sono ancora chiaramente immaturi per questo livello).
Rivedibile in mezzo Patrick Lambie, la più giovane apertura mai schierata da una nazionale di alto livello; se schierato estremo forse avrebbe aiutato di più in difesa, ma forse è impressione influenzata dalla sua somiglianza fisica con Frans Steyn. In mezzo si spende bene Juan DeJongh e si mette in mostra positivamente il veterano Adi Jacobs; un altro che si fa vedere è l'imponente Mostert in seconda linea, mentre la prima è chiaramente insufficiente rispetto agli standard sudafricani; il subentrato Ralepelle si conferma positivo come la settimana prima e tutto il resto della panchina non incide, del resto mancano i riferimenti.
Il secondo tempo è segnato dai tempi delle tre mete All Blacks: la seconda di Corey Jane al 45', al 64' per non essere da meno arriva la seconda del collega di reparto Zach Guildford, lanciato dal re degli offload Sonny Bill Williams, entrato al posto di Conrad Smith; l'ultima per Colin Slade, subentrato all'apertura per confermarsi vice Carter, mandando il titolare a provare gli schemi da primo centro.
L'ultima meta è apparentemente l'unica da sfondamento centrale, ma in realtà arriva da una bella apertura di Slade a Guildford al largo e al suo riproporsi a sostegno in mezzo. Per dire che il punto (più) debole di questi Boks è la capacità di coprire bene la larghezza del campo, immediatamente identificato dai volponi Tutti Neri che lì han insistito, aprendosi la strada (con le buone o con le ... scorrette) con le ruck; nella meta di Jane poi appaiono evidenti non uno ma due blocchi alla linea difensiva, uno per lato, robe da tight end della Nfl.
Difficile menzionare chi si sia distinto in un team super compatto e ridondato come questi All Blacks: valga per tutti l'esempio di Mils Muliaina, estremo così perfetto nei piazzamenti e nella raccolta che non te ne accorgi.  Poi ci sono le famiglie: se Owen sta fuori, c'è Ben Franks al suo posto, così come i Whitelock mandano Sam ad affiancare l'eterno Ali Williams in seconda linea. Un altro così perfetto che non lo noti è il blindside Jerome Kaino (il meno falloso di tutti i loose forwards), mentre sarà difficile lasciar fuori Adam Thomson, non è un caso che nonostante i dinieghi, si studi per Richie McCaw un prossimo futuro da pack skipper (dove peraltro incombe uno come Kieran Read).
Son proprio pronti come meglio non si potrebbe essere per il mondiale in casa questi All Blacks, non c'è che dire: fisicamente, tecnicamente, panchina, tattica e .... copertura "politica".

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