Febbraio si avvicina e con esso l’imperdibile appuntamento del NBA All Star Game. Quest’anno ad ospitare l’evento sarà il Toyota Center di Houston; gli attori principali sono stati resi noti proprio questa notte, e come sempre le convocazioni danno spunti a qualche polemica. Anche quest’anno niente da fare per gli italiani: con Bargnani out (e oggettivamente non in una stagione da All Star) e Belinelli nel ruolo di sesto uomo, l’unico che aveva velleità di partecipare alla partita delle stelle era Danilo Gallinari, che per statistiche e record di squadra ci poteva ampiamente stare. Nessun giocatore dei Denver Nuggets però è stato convocato, così dovremo aspettare un altro anno per vedere uno dei nostri nei 24 migliori al mondo (anche se ovviamente l’All Star Game non è necessariamente un metro di giudizio affidabile).
Nella terrificante Western Conference compaiono un po’ a sorpresa i nomi di LaMarcus Aldridge, comunque nono miglior marcatore della stagione con 20.7 punti ed unico rappresentante dei sorprendenti Blazers; quello di David Lee, vincente nello scontro fratricida con Steph Curry; e Zach Randolph, premiato come ambasciatore dei Grizzlies. Obbligatoria la presenza sul parquet di Barba-Harden, quinto realizzatore della Lega (25.8) e soprattutto padrone di casa nella città texana. Non poteva mancare la coppia di San Antonio Duncan-Parker, e la chiamata a Russell Westbrook a completare il roster dell’ovest che annovera ovviamente anche i cinque titolari scelti dal pubblico: Paul, Bryant, Durant, Griffin e Howard. Tra i delusi il più giustificato è Steph Curry, leader dei Warriors secondi nella Pacific Division. Nutriva qualche speranza anche Jamal Crawford, ma il parco guardie tra cui scegliere ad ovest è davvero sterminato.
Qualche dubbio invece sorge sui convocati dell’est. Sul quintetto scelto dal pubblico, formato da Rondo, Wade, James, Anthony e Garnett c’è poco da dire. Sui convocati dall’NBA invece qualche dubbio c’è. Dalla panchina dove presumibilmente siederà Spoelstra, partiranno ben cinque esordienti più Luol Deng, che quasi da solo sta tenendo a galla i Bulls in attesa di Rose, e Chris Bosh, senza dubbio il meno atteso e il più discusso dei convocati. L’ex Raptors è alla peggior stagione in carriera per punti e rimbalzi, e la presenza tra i titolari di altri due Heat come James e Wade faceva supporre la presenza di altri giocatori nel ruolo. Meritatissimo l’esordio di Tyson Chandler, il centro difensivamente più dominante degli ultimi anni; quello di Kyrie Irving, che a Cleveland predica nel deserto; e quello di Paul George, titolare di una stagione favolosa alla guida dei Pacers. Inaspettati i nomi di Joakim Noah, che ha numeri da All Star senza esserlo; e di Jrue Holiday, ragazzo cresciuto tantissimo e leader dei Sixers. Tutti grandi giocatori senza dubbio, se però pensiamo agli esclusi l’istinto è quello di storcere la bocca. JR Smith, Josh Smith, uno tra Ellis e Jennings e soprattutto qualcuno dei Nets (Lopez ad esempio) probabilmente meritavano una chiamata.
Dispiace anche non poter più godere di fenomeni assoluti come Joe Johnson e Paul Pierce per l’est e Dirk Nowitzki e Steve Nash per l’ovest… ma è giusto così: largo ai giovani!
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