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“Alla ricerca della cantina perduta” di Giuseppe De Gennaro Dafni per WINE ON THE ROAD

Da Silviamaestrelli
“Alla ricerca della cantina perduta” di Giuseppe De Gennaro Dafni per WINE ON THE ROAD Giuseppe De Gennaro Dafni è nato in Calabria. Emigrato giovanissimo con il padre in Argentina, ha frequentato il liceo classico Italiano “Cristoforo Colombo” di Buenos Aires. Vissuto in Argentina, in Uruguay, in Cile, in Spagna. Dal 1971 vive In Canada in una bellissima cittadina non lontano dalle cascate del Niagara. Per “Wine on the road”, concorso letterario 2011 di Villa Petriolo, ha scritto il racconto “Alla ricerca della cantina perduta” Buona lettura! Racconto “ALLA RICERCA DELLA CANTINA PERDUTA” di Giuseppe De Gennaro Dafni. Calabria.La Guerra e’ appena finita. Il piccolo Dafni conosceva le cantine, ma soltanto da fuori. Le donne lo avevano avvisato: li dentro c’e’ il peccato. Si sa che nelle cantine non si trovano i trappisti e che gli avventori non usino un linguaggio da Accademia della Crusca. Adesso, ad undici anni, ha la fortuna di poterci entrare. Il padre ha preso un appalto in una cittadina lontana dal paese. Porta con se un gruppo di muratori. Anche Dafni lo segue. Dopo una lunga giornata di lavoro i muratori si rilassano,per qualche ora, nella cantina di Don Salvatore. Peppe, il capomastro, porta con se Dafni. Quattro tavoli di legno grezzo. Stessa cosa le panche. Bicchieri coperti da innumerevoli impronte digitali, che nessuno si cura di levare. -Il vino ammazza microbi e batteri. Ripeteva,convinto, don Salvatore, a chi glie lo faceva notare. Due gigantesche botti: Vino di Ciro’. Peppe, il capomastro, era certo che quel vino non era mai passato nemmeno vicino Ciro’. -Mezzo litro per ciascuno di noi e, per il giovanotto –cioe’ il piccolo Dafni- mezzo Bicchiere ed una gassosa. Ecco dove Dafni ha avuto il battesimo di Bacco ed ha scoperto l’elisir di lunga vita. Da allora l’amicizia fra Dafni ed il vino e’ stata leale ed indissolubile. Le vicissitudini postbelliche lo portano in Argentina. Durante il periodo universitario frequenta gente amante della cultura. Posto di ritrovo la cantina di Don Roque il catalano, nel barrio Belgrano. Il vino di Mendoza ha poco da invidiare al vino italiano. Non per niente i pionieri erano toscani. Nel barrio Palermo c’e la cantina di Manolo il gallego. Una decina di prosciutti appesi e quattro botti. Due di rosso, una di bianco ed una di rosato. Il rosato sembra che arrivi direttamente da Salice Salentino. Si, nel 1969, durante un suo breve soggiorno in Italia Dafni si trova in Puglia. In una cantina di Salice Salentino ha bevuto il miglior rosato della sua vita. La cantina di Don Nicolino, a Polignano a mare, Dafni non la dimentichera’ mai. Una vecchia e stretta strada stile moresco, quasi su uno scoglio. La cantina ha la forma di grotta come quelle che si trovano a Granada. Due lunghi tavoli con delle rustiche panche. Il vino e’ di Manduria. Un rosso corposo, robusto con un gradevole leggero accenno alla ciliegia. E,dulcis in fundo, i bicchieri di terracotta. Di fronte una piccola macelleria dove si arrostiscono quegli involtini di interiora che solo in Puglia sanno fare. Turcineddi, il nome. Torniamo a Buenos Aires, barrio La Boca. La cantina di Riccardo, parla piu’ genovese che castigliano, e’ un covo di letterati, contrabbandieri e giocatori d’azzardo. Il vino e’ un Cabernet da resuscitare i morti. Va a prenderlo lui personalemte a Las Heras. Mentre si trova a Valparaiso –Cile-Dafni ha la piacevole sorpresa di scoprire il Merlot. Mentre a Punta Arenas, sullo stretto di Magellano, Dimitri –il cantiniere russo – si rifiuta categoricamente di vendere vino bianco. Stalin, cosi’ e’ conosciuto, asserisce che il vino non puo essere che rosso. Sic et simpliciter. Nel 1970 Dafni, in una cantina del Trentino, doveva ritrovare ancora il caro Merlot e fare la conoscenza con il Tocai. La fortuna assiste Dafni quando lavora a Montevideo. Nella citta vecchia, vicino al porto e quasi accanto alla casa dove era vissuto Garibaldi, si trova la “Osteria Calabria”. Don Nicola, il padrone, e’ nato a Tropea, ma arrivato in Uruguay a cinque anni. Conserva tutte le tradizioni contadine della vecchia Calabria. Nessuno gli sta alla pari per la pasta; aglio, olio e peperoncino. Semi calabresi doc. Il vino, un Sauvignon di Canelones, zona dal clima mediterraneo. Si beve anche dell’ottimo Chardonnay. La cantina frequentatissima. Anche Vittorio Mussolini si fermava quando veniva da Buenos Aires. Bolivia e Peru’ hanno enologicamente deluso Dafni. Il vino rarissimo. Lo bevono solo i ricchi discendenti dai conquistadores. Per il popolo, distillati vari. La stessa cosa per il Brasile di allora. Adesso Dafni vive in Canada , in Ontario. Ordine, civilta’, cultura, serieta’. Gli alcolici sono monopolio dello stato. La gallina dalle uova d’oro. Fino a poco tempo fa il vino era considerato il demone, il peccato. Grazie agli emigrati italiani i canadesi hanno imparato a riconoscere i grandi meriti del vino. E, ad onor del vero, adesso gli alunni non hanno niente piu’ da imparare. Fra poco supereranno i maestri. Un viaggio all’anno in Europa. Spagna e Portogallo sono l’Eldorado di Dafni. Conosce tutte le cantine della Rioja, regione esclusivamente vinicola. Ancora le cantine rigorosamente vecchio stile. In Andalucia, in Estremadura, nellaMancha. Tavoli di legno grezzo, tovaglioli inesistenti, quattro o cinque botti, dove il cantiniere fa continui viaggi a riempire le brocche di terracotta. Formaggio manchego di latte di capra: un invito a bere. E prosciutti come lampadari. Il prosciutto “Pata Negra” e, importante, rigorosamente tagliato con il coltello. Nelle cantine nei dintorni di Oporto, ancora si puo notare quella passata atmosfera bucolica. Ottimi vini. In una cantina, vicino la citta’ di Coimbra, un vecchio cantiniere riempiva i bicchieri direttamente dalla botte. Diceva che il vino non ama i movimenti. Anche a Pau, sui Pirenei francesi, Dafni ha trovato le vecchie cantine. Sembravano venute fuori da una cartolina dell’ottocento. Il solito vino francese. Dafni, non un esperto, considera i vini francesi come i parenti deboli dei vini italiani. Questo si: hanno un vestito migliore. Pulchra est, sed cerebrum non habet – La volpe diceva. Risate in Germania. Una cantina di Heidelberg. Manfred e’ convintissimo che i vini tedeschi sono i migliori del mondo. E va bene. I tedeschi sono persone simpatiche, accontentiamoli. -Si Manfred, e’ vero. Milano 2001. Via Paolo Sarpi. -Scusi Signor Vigile, dove posso trovare una cantina da queste parti. -Guardi, a cento metri, angolo via Messina, trova una enoteca. -No, non mi ha capito. Io cerco una cantina. Il vigile guarda Dafni come se avesse davanti un marziano. -Ma lei sa cosa e’ una enoteca? -Si lo so, signor vigile. Cinque anni di greco, otto anni di latino, cinque lingue e due dialetti. Lo so cosa e’ una enoteca, soltanto io cercavo una cantina. Tempi moderni, direbbe qualcuno. Gli italiani hanno fatto progressi. Dafni , un troglodita, e’rimasto alla cantina. Dalla Sicilia, che piacevole scoperta il Nero d’Avola, al trentino, dalla Puglia al Piemonte. Il pellegrinaggio del vecchio Dafni. Non esiste piu’ una cantina come quella di don Salvatore dove gli servivano: mezzo bicchiere ed una gassosa. Gli italiani con il progresso e la modernita’. Nondimeno, il prodotto e’ sempre il migliore del mondo. Nella Tosacana, Dafni, trova una inesauribile miniera. Certamente, Giove e sudditi bevevano vino toscano. Ecco perche’ si chiama Sangiovese il re de vitigni. Un bicchiere di chianti ti riconcilia con il mondo. Un Vernaccia di San Gimignano ti fa vedere un mondo migliore. Per resuscitare Lazzaro bastava un Brunello. 2006. Castiglioncello. Dafni e moglie si vogliono recare a visitare Castagneto Carducci per vedere i famosi cipressi. Il signor Giuliano fornisce le indicazioni del caso. Regala loro una bottiglia di Vin Santo. Mai visto. Ma, dopo averlo assaggiato, Dafni capisce del perche’ il vino ha questo ieratico nome. La sorpresa a Castagneto Carducci. Ma quali cipressi. Dafni ha scoperto il vino Sassicaia. Non aveva mai sentito il nome. Sassicaia. Ecco perche’ Carducci scriveva cosi’ bene. Non era lui, era il Sassicaia. Molte le escursioni a Castagneto. Aeroporto di Firenze per il volo verso Toronto via Francoforte. Dafni si rivolge alla moglie: - Senti Clotilde, quasi cinquanta anni che siamo sposati. Un favore mi devi fare. Quando ti accorgi che sono sul punto di abbandonare questa valle di lacrime di Coccodrillo, fammi bere un goccino di Sassicaia ed un goccino di Vin Santo. Allieteranno l’ultimo viaggio. “Alla ricerca della cantina perduta” di Giuseppe De Gennaro Dafni per WINE ON THE ROAD

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