Nella mia Giulietta parlo molto d’amore, ed esprimo la convinzione che siano veramente poche le persone che incontrano l’anima gemella. Tutte le altre relazioni sono nella migliore delle ipotesi amori tra anime compagne ma, nella maggioranza dei casi, forte comunione d’intenti, incontri fortuiti trascinati per pigrizia, situazioni di comodo o masochismo ostinato.
Ho chiesto su Facebook:
Quanti di voi pensano di avere incontrato l’anima gemella? E, tra questi, quanti condividono felicemente una storia d’amore con lei?
È un argomento su cui sono piuttosto critica, per tutte le bugie lunghe una vita di cui mi trovo circondata, per tutte le relazioni mediocri che producono un livello di bruttezza sociale soffocante, e per tutta l’ipocrisia petulante che colpisce chi fa scelte e percorre strade diverse.
Le risposte sono state più numerose del previsto, ma comunque non molte, e la mia posta privata di Facebook è stata inondata da storie d’amore bellissime.
Tutte le persone che sono convinte di avere incontrato l’anima gemella dicono di averla riconosciuta subito. E se in alcuni casi per “subito” si intende “dal primo bacio” o “dalle prime parole”, in altri coincide con “a prima vista”: lui che è su un tram, vede lei passare fuori dall’università, ferma il tram, scende e la raggiunge. Ad oggi hanno due figli bellissimi, sono una coppia che emana profumo di pane appena sfornato e biancheria pulita, e la loro appartenenza reciproca si avverte come se fossero vestiti di rosso in mezzo alla neve.
Ma non è andata sempre così liscia. In altri casi – meno numerosi – tra il primo incontro durante l’adolescenza e quello decisivo in età più matura, si sono frapposti anni, esperienze e incontri d’altro genere.
I punti focali sono coincidenze pazzesche, il riconoscimento immediato, il senso di appartenenza profonda e trascendente, l’incastro assoluto, la crescita comune. L’incontro spesso avvenuto al di fuori della propria comfort zone.
E poi ci sono le storie d’amore tra anime compagne, che sono le storie della vita di chi non crede nell’anima gemella o di chi sa che la sua strada è con quella persona, scelta e amata.
Ho trovato grande onestà nelle parole di chi mi ha risposto, e una forza di sentimento e di cammino condiviso che mi ha illuminato la giornata.
Poi, di sera, mentre stavo ancora riflettendo sulla rarità dei racconti che mi erano stati offerti, mi è arrivato il messaggio di chi – invece – l’anima gemella l’ha incontrata e perduta. Opzione che tendevo a non calcolare, che nella parte superficiale di me lasciavo ai codardi e agli incapaci. Ma non è così.
“Allora: o mi sbagliavo e l’anima gemella non esiste; o esiste, ma bisogna essere intelligentissimi e cautissimi e psicologicamente perfettamente sani; oppure niente, bisogna viversela e sperare di avere culo, come per tutto il resto. È stata una carneficina.”
Perché c’è anche questa possibilità. Quella non solo della resa e della perdita: ma anche della carneficina. Penso (perdonatemi) ai Ponti di Madison County. Poi smetto.
E allora, forse, mentre io continuo a prendere appunti sulle vostre storie, penso che Daniele poteva non avere tutti i torti.