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di Ferzan Ozpetek (Italia, 2014)
con Kasia Smutniak, Francesco Arca, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Carla Signoris, Elena Sofia Ricci, Francesco Scianna
durata: 110 min.
★☆☆☆☆
E' vero che siamo appena in marzo ma possiamo scommettere fin da ora su quale sarà la scena più trash in assoluto del 2014 del cinema italiano. Sentite qui: c'è una brava mogliettina, sposa infelice e malata di cancro, che giace stremata su un letto d'ospedale, distrutta dalla chemio. E c'è il marito, rozzo e libertino, nonchè palestrato e tatuato, che tira via il lenzuolo e con la grazia di bisonte in calore si getta sulla consorte e si produce in un amplesso 'sfrenato' (sic!) con la poveretta. Lei è Kasia Smutniak, nemmeno l'ultima arrivata, e viene da chiedersi come si sia trovata coinvolta in questo pasticcio. Lui è Francesco Arca, quasi concittadino di chi scrive, ex 'tronista' di Uomini e Donne e persino convinto di essere un attore (non è dato sapere perchè...)
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In Allacciate le cinture ci sono tutti i clichè stra-abusati dell'Ozpetek-pensiero: amore, tradimenti, malattia, nevrosi, e ovviamente l'immancabile personaggio gay. Tutti frullati in un calderone informe di ovvietà sullo sfondo del mare del Salento: il film infatti è foraggiato dall'Apulia Film Commission, ma la storia è talmente impersonale che potrebbe svolgersi ovunque, anche perchè di tutti gli attori del cast non ce n'è uno del posto e tutti parlano col loro accento senza nemmeno sforzarsi di sembrare un minimo autoctoni... assistiamo così alla nascita della storia d'amore tra Elena (Smutniak) e Antonio (Arca): lei bella e con la testa sulle spalle, lui tamarro e razzista, apparentemente odioso ma, chissà perchè, in grado di convincerla istantaneamente a cadere tra le sue braccia. Entrambi mollano così i rispettivi compagni per vivere la loro storia, all'inizio all'insegna della passione e poi, com'è logico, segnata dalla crisi e dalla malattia di lei.
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Così, in un confusionario evolversi di sequenze artefatte e plastificate, l'ultimo Ozpetek scorre via tutt'altro che leggiadro, tra i sospiri delle adolescenti in sala cresciute nel segno di Maria De Filippi e la noia di chi sperava di assistere (invano) a un melò 'complicato' e sfizioso come nelle opere migliori del regista italo-turco. Ma qui, davvero, siamo lontani anni luce dall'essere un film accettabile, nemmeno sul piano strettamente stilistico. Ci dicono che Arca sia ingrassato di una decina di chili per 'interpretare' il suo personaggio in età avanzata, e che se ne sia pure vantato: qualcuno gli dica che se per diventare attore bastasse mangiare bistecche... beh, a quest'ora saremmo tutti De Niro.