E’ allarme Isis. Non trova ostacoli l’avanzata del Califfato del terrore che continua a guadagnare terreno ed a segnare pericolosamente i suoi confini su più fronti.
E’ ormai allarme Isis, non essendoci difficoltà all’avanzata degli jihadisti che continuano a guadagnare terreno, a conquistare città strategiche e segnare nuovi confini in Siria ed in Iraq. E questo, nonostante gli interventi aerei, cominciati nel 2014, della coalizione internazionale guidata dagli americani.
Palmira, antichissima città siriana, riconosciuta nel 1980 dall’Unesco patrimonio dell’umanità, è caduta sotto i colpi dei tagliagole dell’Isis. Palmira, soprannominata la Sposa del deserto, la Porta d’Oriente che la collegava con l’Occidente, fu una fiorente città commerciale di transito molto importante. Oggi è una città turistica di 45mila abitanti, un pezzo di inestimabile valore archeologico, dove è possibile ammirare gli antichi resti romani e le opere recuperate durante gli scavi, conservate in un Museo archeologico inaugurato nel 1961.
Allarme Isis per distruzione di siti archeologici e di culto.
La caduta di una delle bellezze storiche dell’umanità è grave ed il rischio è che tutto questo possa diventare un altro obiettivo di quella distruzione sistematica, attuata dall’Isis, come già accaduto nei luoghi archeologici più importanti del Medio Oriente.
Ma non solo. Palmira è un punto strategico nell’ambito della guerra civile nel territorio siriano. Per il governo di Damasco la perdita di Palmira, che si trova a soli 240 km a nord-est di Damasco è un colpo durissimo, perchè rappresenta per i terroristi avere spianata la strada per la conquista di tutta la Siria. L’Isis ora controlla la metà del territorio siriano, una vasta area desertica che comprende nove province, comprese zone petrolifere con una sessantina di pozzi e giacimenti di gas. Di fatto la Siria come Stato unitario non esiste più.
Allarme Isis per la nascita di un nuovo Stato islamico.
Prendere la Siria, per gli jihadisti, significherebbe arrivare vicino al confine con Israele, a due passi da Tartus, dove si trova una base navale che ospita la flotta navale russa.
Inoltre, è caduta anche Ramadi, città di 483mila abitanti a 110 km ad ovest di Baghdad, collegamento importante tra l’Iraq e la Siria, che facilita il movimento di truppe tra le aree controllate dall’Isis a cavallo di un confine ormai cancellato. In queste zone, tra Siria e Iraq, è nato ormai lo Stato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi.
Inoltre vicino a Baghdad si trovano Kerbela e Najaf, città sacre dell’Islam sciita, per difendere le quali anche l’Iran entrerebbe in guerra. Insomma, uno scenario apocalittico, altro che le rovine di Palmira.
Ma non solo, le notizie parlano anche di una serie di esecuzioni di massa, di violenze inaudite, con decapitazioni, stupri e donne ridotte in schiavitù. La guerra civile in quei Paesi, che infuria ormai da più di tre anni, si sta evolvendo a favore dell’esercito dello Stato islamico del Califfato.
I terroristi dell’Isis hanno rivendicato anche l’attacco ad una moschea sciita in Arabia Saudita, provocando 19 morti, e minacciano direttamente l’Occidente, affermando che il prossimo passo sarà quello di comprare un ordigno nucleare dal Pakistan per usarlo contro gi Stati Uniti.
Allarme Isis che avanza senza ostacoli.
L’avanzata dell’esercito islamico nell’ultimo anno è impressionante e mette a rischio il mondo occidentale, ma nulla sembra fermarla. Si è rivelata fallimentare la strategia siriana, iraqena e della coalizione dei Paesi occidentali e arabi, impegnati con raid aerei, droni ed anche truppe di terra.
Obama sostiene che la guerra contro i tagliagole dell’esercito islamico non è persa, ma sembra che per il momento non abbia alcuna intenzione di cambiare strategia. Aspettiamo la riunione degli Alleati, che si terrà il 2 giugno a Parigi nel tentativo di trovare un piano più efficace per arginare il problema.
Allarme Isis, è ora di intervenire?
Stiamo assistendo impotenti alla guerra civile in Siria, in Iraq, in Libia e all’avanzata jihadista. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, che sono evidenti: si è lasciato che iniziasse, che degenerasse, che l’Isis prendesse di fatto il comando delle insurrezioni, che sterminasse i suoi avversari; si è lasciato che si unificasse di fatto il territorio preso dall’Isis in Siria con quello già conquistato in Iraq, si è lasciato che avanzasse in Libia fino alle coste; si è lasciato che il terrorismo prendesse piede con attentati vigliacchi e uccisioni di civili.
Allarme Isis, e adesso che si fa?