Il tema dello spazio di approfondimento giornalistico quotidiano, Ottoemezzo, condotto da Lilly Gruber, abbandona momentaneamente l’attualità politica italiana per puntare l’attenzione all’indomani del terremoto più forte nella storia del Paese asiatico sulla paura che comincia a delinearsi tra le tante notizie drammatiche collegata all’emergenza nucleare in Giappone. Le conseguenze del sisma subito seguito da uno tsunami di 10 metri, che hanno causato finora più di 1.400 morti e dispersi, riguardano anche le numerose centrali nucleari attive situate in Giappone, che attualmente risultano essere quelle più toccate dal sisma e dallo tsunami di ieri.
Un’esplosione è avvenuta oggi alla centrale nucleare Fukushima N°1, dove l’Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha lanciato l’allarme per una possibile fusione nucleare, mentre il governo ha dichiarato di temere una piccola fuga nucleare.
A confronto sugli eventuali pericoli collegati alla scelta di utilizzo dell’energia nucleare come alternativa a quelle classiche gli ospiti della Gruber, Chicco Testa pronuclearista e Gianni Silvestrini direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista QualEnergia, antinuclearista.
“Gli impianti di raffreddamento durante il terremoto, si sono immediatamente fermati a causa dell’interruzione dell’energia elettrica, le pompe hanno avuto difficoltà di raffreddamento e si rende necessario attendere l’evoluzione anche se i sistemi di sicurezza risultano tra i più evoluti. Il pericolo a seguito di un incidente nucleare è legato alla situazione che può evolversi in modo drammatico se non si riesce a raffreddare il nocciolo, una situazione che va continuamente monitorata”, sono le parole dello studioso, a cui fanno seguito quelle di Testa che sostiene che il pericolo maggiore viene dalle raffinerie, dagli oleodotti e dag
li impianti di gas incendiati a seguito della catastrofe, “ le raffinerie sono in fiamme e di fronte a un disastro di questo genere quello nucleare è fino ad ora di tutto il sistema energetico giapponese quello che ha dato prova di sicurezza maggiore, mentre le raffinerie stanno immettendo gas nocivi nell’aria”.Oggi la situazione è già cambiata, attorno alla centrale di Fukushima è stato anche rinvenuto cesio radioattivo, a confermare l’allarme su una possibile fusione in corso, le autorità hanno dato ordine di abbandonare l’area in un raggio di tre chilometri. I problemi alle due centrali potrebbero causare un black out elettrico a Tokyo e dintorni nell’arco della giornata.
Alla luce degli ultimi aggiornamenti, ritornano alla mente le conseguenti parole di Silvestrini che assumono un valore differente rispetto a ieri : ”Qualora si verificasse il problema nucleare, lo scenario sarebbe da incubo, si rischia la sicurezza con fughe radioattive, che per ora sono state scongiurate, bisogna bloccare la situazione per impedire situazioni catastrofiche irreversibili”. – “Questa imprevista situazione, conferma che non abbiamo ancora ben valutato i pericoli in campo energetico nucleare, è solo una questione di costi (le centrali nucleari hanno costi costruttivi più bassi ) e che le fonti rinnovabili pur essendo competitive non sono ancora partite come alternativa all’energia elettrica, pur essendo un sistema in grado di soddisfare le richieste. In Germania, paese all’avanguardia, il governo tedesco sta studiando il cambiamento per avviarsi in un prossimo futuro alla riconversione completa all’energia rinnovabile, in un’ottica sia tecnica che ambientale”.
E l’Italia è a favore del nucleare e quali investimenti si stanno facendo sulle energie alternative?
La risposta è semplice, resta un
sogno ecologista sulla carta e il problema è posticipato, causa mancanza di soldi, pur sapendo che sole e vento possono produrre tre volte più energia del nucleare per ora è tutto insabbiato. Mentre anche l’Unione europea sta investendo e procedendo verso un futuro rinnovabile, la battaglia sull’energia alternativa italiana rimane una questione donchisciottiana per chi la sostiene e si gioca lungo orizzonti italiani conosciuti: a colpi di decreti amministrativi. L’energia alternativa in Italia o non procede o procede a piccoli passi, spesso frenata da eccessi burocratici e ambientalisti.