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Allattamento: consigli di letture e la testimonianza di una mamma.

Da Jessi

Grazie al blog, ho conosciuto Valentina che, in seguito alla sua esperienza di mamma, ha deciso di diventare consulente per l’allattamento materno. Valentina ha deciso di raccontarci come è arrivata a fare questa scelta e la ringrazio per la sua condivisione su questo tema che è così vicino alle tematiche del blog, dato che l’allattamento è una delle prime forme di comunicazione tra la mamma e i suoi figli ed è uno degli elementi più naturali per nutrire il legame di attaccamento tra i genitori e figli, sebbene non l’unico. Per le mamme che avessero difficoltà, il confronto con le altre mamme, le letture che anche Valentina suggerisce, il parere di una consulente possono essere di grande aiuto. Per le mamme che non allattano, a mio avviso, approfondire l’argomento può essere molto importante per capire che possono accogliere alcuni degli aspetti dell’allattamento, il contatto, la vicinanza, la dedizione, anche usando l’allattamento artificiale e magari scegliendo altre pratiche che favoriscono l’attaccamento madre-figli, come ad esempio la musica, il massaggio o l’acquaticità neonatale. L’ascolto del bambino, il riconscergli competenza nelle sue richieste, è forse l’elemento comune a queste pratiche che guidano la mamma e il papà verso una genitorialità empatica verso i figli e fiduciosa delle proprie capacità. Ecco quello che ci racconta Valentina, che ringrazio ancora per questa sua testimonianza generosa.

“Sono mamma di una bimba di 20 mesi che allatto a richiesta.

Prima della gravidanza l’allattamento era per me un argomento ‘extraterrestre’: nel mio immaginario i bambini nascevano corredati di ciuccio e biberon e l’allattamento materno era riservato agli altri mammiferi.

In gravidanza però ho iniziato ad informarmi su parto e post parto e , sorpresa, ho scoperto che anche le mamme umane sono in grado di allattare, e anche per molto tempo.

Dopo alcune letture, in primis “Bebè a costo zero” di Giorgia Cozza e “E se poi prende il vizio” di Alessandra Bortolotti, ho sentito nascere in me una profonda curiosità per il tema dell’allattamento, anche se non specificamente trattato nei testi sopraccitati.

Sono arrivate poi letture più specifiche quali “Un dono per tutta la vita” di Carlos Gonzalez e “Tutte le mamme hanno il latte” di Paola Negri.

Internet mi ha fornito poi tanto materiale su cui studiare e lavorare: siti di associazioni quali la Leche League e Ibfan Italia, ma anche www.mami.it e www.allatare.it, solo per citarne alcuni, riportano articoli e ricerche sull’allattamento e non mi è stato difficile risalire alle ricerche originali pubblicate su varie riviste scientifiche.

Entusiasmata da queste scoperte ho deciso che avrei per lo meno provato ad allattare. Nonostante tutte le difficoltà raccontatemi dalle donne che conosco, devo ammettere di essere riuscita a farlo senza grossi problemi, da un punto di vista fisico, certo con qualche piccolo errore all’inizio che mi ha causato qualche disagio fisico (ragadi e mastiti), ma sempre più consapevole di avere tutte le carte in regola per svolgere questo meraviglioso compito che la natura ci ha regalato.

 Nonostante non abbia trovato grosse difficoltà pratiche nell’allattare, i disagi emotivi non hanno tardato a farsi sentire: dalla stanchezza e dal dolore iniziale nascevano spesso un pesante sconforto, la paura di non essere all’altezza del compito, il carico della grande responsabilità di essere l’unica persona in grado di nutrire la mia bambina, la paura di poter mancare e non darle la mia presenza che mi appariva sempre indispensabile ed anche il peso della rinuncia agli spazi personali, quali i momenti di amata solitudine o svago che ero solita concedermi.

I primi due mesi di notti insonni, passate a camminare per la stanza con la bimba in braccio e piangendo dalla stanchezza e dal dolore sono stati terribili e solo una immensa testardaggine, legata a carenze personali (nata pretermine, venti giorni di incubatrice senza la possibilità di avvicinarmi alla mamma, non allattata al seno perché attaccata troppo tardi), mi hanno spinta a continuare. Non credo che le mie motivazioni siano state quelle giuste, in questi casi: allattare non deve essere una sfida o una missione, deve essere un piacere, una scelta libera da condizionamenti e sensi di colpa.

Fortunatamente, il sostegno di mio marito e la comprensione delle nonne, nonostante non avessero allattato i propri figli (anche loro figlie dei primi cambiamenti di alimentazione dei neonati), la convinzione di fare una cosa giusta ( a me negata), per la mia bimba e la forza acquisita in anni di lavoro su me stessa, tra cui i tre anni di counseling, mi hanno permesso di vedermi dentro e mi hanno insegnato come accedere alle mie risorse, permettendomi di trovare le forze per affrontare il compito con un’energia positiva, non derivante dal senso di abbandono e tristezza legati al mio vissuto personale.

Aiutata quindi da una grande forza interiore e dopo aver accettato ed interiorizzato le mie personali lacune, ho proseguito nel mio intento, arrivando a scoprire quale meraviglia può essere, per la donna che lo desideri, allattare il proprio cucciolo, rispettando il proprio naturale ruolo di nutrice.

Quanta gioia mi ha dato e quanta consapevolezza del grosso dono e potere che abbiamo noi donne, e con grande soddisfazione della mia autostima.

La mia esperienza personale è stata molto positiva e continuerò ad allattare finché la bimba lo vorrà.

Intorno a me tuttavia c’è un mondo di donne che dichiarano di voler allattare, ma non lo fanno: perché non riescono, perché fa male, perché non hanno latte. La maggior parte delle mie amiche e conoscenti ha allattato per pochi giorni o settimane, o addirittura non ha allattato affatto. Che cosa è successo?

Perché sembra così difficile mettere in atto un comportamento che dovrebbe essere tanto naturale? Perché è necessario consultare degli specialisti per fare ciò per cui Madre Natura ci ha predisposte?

Incuriosita da questi interrogativi ho iniziato a leggere libri sull’argomento e fin dalle prime letture4 è emersa una scarsissima conoscenza, da parte delle donne, delle proprie capacità e potenzialità, ed una bassissima autostima per quanto riguarda le personali competenze di accudimento del proprio cucciolo: il modo di prendersi cura del neonato è dettato dagli esperti, cui le neomamme troppo spesso si sottomettono acriticamente.

Emerge purtroppo, soprattutto parlando con le giovani mamme, una forte solitudine: il marito e le amiche lavorano, i genitori spesso non sono vicini come si vorrebbe, oppure non condividono le modalità agite verso il bebè, creando ulteriore ansia e confusione.

Le istituzioni forniscono poco sostegno ed i luoghi di incontro per le neomamme sono praticamente inesistenti.

 A questo si aggiunge la mancanza di modelli di riferimento che possano aiutare a scoprire come gestire il neonato, come allattarlo, come tranquillizzarlo quando piange e come gestire i piccoli problemi della vita quotidiana: spesso una neomamma fatica a trovare il tempo per mangiare o per farsi una doccia.

L’allattamento è da sempre stata una pratica naturale per gli esseri umani. Qualcosa però, ad un certo punto è cambiato: nelle società più civilizzate, allattare è considerato un comportamento primitivo, associato alle popolazioni più povere del mondo ed agli altri animali.

 Le cause principali di questo sconvolgimento nel modo di accudire la prole sono fondamentalmente tre:

  • la necessità delle donne, a partire dalla metà del XIX secolo, di allontanarsi dal neonato per lavorare nelle fabbriche. La nutrizione del piccolo viene delegata ad altre figure quali nonni o badanti: da qui la necessità del biberon;

  • la produzione di massa di sostituti del latte materno, che non vengono venduti come ‘la migliore alternativa’ in caso di necessità, ma come la soluzione a presunti problemi delle neomamme;

  • Il potere sempre più grande acquisito dai medici che, forti delle loro ‘conoscenze scientifiche’ si sono pian piano appropriati delle competenze delle madri, defraudate di conseguenza della loro capacità di accudire il piccolo e relegate al ruolo di ‘incapaci’, bisognose di essere guidate in tutto e per tutto, dalla scelta dell’alimentazione, alla gestione del sonno e così via.

In seguito a questi eventi il valore del “latte materno” è stato spesso screditato da falsi miti, fra i quali “Il tuo latte non è abbastanza nutriente” e altre affermazioni totalmente prive di fondamento.1 Intorno all’allattamento sono sorti pregiudizi e luoghi comuni che condizionano pesantemente la scelta della donna: allattare stanca, il seno si rovina, il bambino monopolizza il tempo e lo spazio della madre.

Tutto ciò ha reso tale pratica, così naturale, apparentemente incompatibile con la vita moderna. Le conseguenze di tale drastico cambiamento nel modo di alimentare i bambini non riguardano solo la loro salute e la mera nutrizione , al contrario coinvolgono la sfera psico-emotiva dei bambini stessi e delle loro mamme, ed il loro benessere generale. Sempre più donne non riescono ad allattare, e non per cause organiche.

Dal mancato allattamento possono nascere molte insicurezze, soprattutto riguardanti le capacità di accudimento del proprio bebè, con possibili conseguenze negative sulla futura relazione e sul proprio benessere personale.

Fortunatamente, negli ultimi anni, si sta facendo strada un movimento che sostiene l’allattamento, formato da associazioni nate appositamente per favorire l’allattamento al seno, quali La Leche League o Ibfan Italia, per citare le più conosciute, e sostenuto da organizzazioni come l’Unicef e l’OMS, che hanno promosso molti studi e ricerche, oltre a svariati documenti, per esempio una dichiarazione congiunta intitolata: “L’allattamento al seno: protezione, incoraggiamento e sostegno. L’importanza del ruolo dei servizi per la maternità”e “La dichiarazione degli innocenti sulla protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno” (documenti scaricabili online dal sito www.salute.gov.it).

Tutto questo dovrebbe aiutare le donne a riappropriarsi di uno spazio totalmente personale ed intimo, che rimetta nelle loro mani un grande potere: la facoltà di nutrire il proprio piccolo.

 Letture consigliate:

Bebè a costo zero” di Giorgia Cozza

E se poi prende il vizio” di Alessandra Bortolotti,

Un dono per tutta la vita” di Carlos Gonzalez

Tutte le mamme hanno il latte” di Paola Negri

 


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