Un treno procede in direzione nord, dopo una breve sosta alla stazione di Caltignaga. Così breve che un povero vecchietto non ha nemmeno il tempo di scendere per un’urgenza che dovrà aspettare, prima di essere soddisfatta, l’arrivo nella stazione di Gozzano. Perché a quel tempo, negli anni Ottanta dell’Ottocento, il treno fermava la sua corsa nel paese a sud del lago d’Orta. Da qui, in carrozza, si poteva raggiungere l’imbarco di Buccione e col battello arrivare a Orta.Nel capoluogo cusiano sbarcano con gli altri anche due strani viaggiatori che avevamo avuto modo di incontrare sul treno, nello stesso scompartimento del vecchietto.“Entrambi vestiti della festa, lui con una giacca nuova che gli rampicava su su nelle spalle, un colletto di camicia fresco di stiratura, ma di certo molto incomodo.”Lei “era in gran montura, ma non si trovava a suo agio nella costrettura del busto, che non era solita a portare. Vestiva un bell'abito di seta marrone, ricca, croja, incartita, e sopra una spolverina di lana chiara copiata per la circostanza sul più recente figurino. Una grossa catena d'oro le cascava pesante dal corsetto fin sulla pancia. Orologio d'oro in vista, braccialetto, e orecchini di brillanti che stonavano coi fulgori di stella sulla pelle gialliccia e passura delle guance flosce.Cappello a tese larghe, alto conico, e sopra fiori, grappoli, piumetti, tutto annuvolato in un velo di tulle; una montagna piena di sporgenze che urtavano da ogni parte, tenendola in un disagio che dava malinconia.— Leva quela cavagna che te ghet in testa — le disse il marito…Madama non rispose, e si sventagliò la faccia puntando al soffitto con dignitoso risentimento il suo naso tagliato a scarpa.”I loro nomi? Gaudenzio Gibella e Martina Gibella sua moglie.“I coniugi Gibella venivano dalle risaje della Lomellina; sfiaccolati dall'afa palustre, correvano a chiedere un po' di refrigerio alle fresche aure della riviera di Orta.Avevano un bel negozio di drogheria in Sanazzaro, e dopo tanti anni di assiduità bottegaja, ora che gli affari erano assodati, ora che il loro primogenito Leopoldo aveva senno bastante per curare il negozio e la casa, ecco che i Gibella si erano messi in viaggio realizzando finalmente un vecchio progetto architettato ad ogni chiusura annuale dei conti, e rimandato da una stagione all'altra, per una ventina d'anni.”I due coniugi si cimenteranno anche in un’ardita salita sui monti alla ricerca di latte fresco, ma con esiti disastrosi. Esito assolutamente prevedibile trattandosi di due “Alpinisti ciabattoni”!Proprio questo è il titolo di un divertente romanzo, pubblicato nel 1888 da un altro Scapigliato che conosceva bene il lago d’Orta, Achille Giovanni Cagna, nato a Vercelli nel 1847 e morto nella stessa città nel 1931.I suoi inizi non furono dei più brillanti. Iscritto all'Istituto professionale Cavour fu cacciato dal secondo corso in quanto "disutile", inetto e incapace a dedicarsi agli studi. Cominciò quindi a lavorare col padre che era stipettaio e presidente della Società operaia di Vercelli, ma per sbarcare il lunario dovette fare vari lavori modesti, coltivando parallelamente da autodidatta la passione della lettura e della scrittura.Un aiuto gli venne dagli amici, come Giuseppe Cesare Abba, Edmondo De Amicis e Giovanni Faldella, il maggior esponente della Scapigliatura piemontese.Il successo delle sue opere lo spinse a cercare una personale rivincita. In base alla Legge Casati del 1859, che disciplinava l’insegnamento scolastico, era possibile ottenere la nomina a professore nelle scuole professionali anche senza titolo di studio, ma solo grazie alle opere pubblicate. Cagna chiese così l'abilitazione all'insegnamento di lingua e letteratura italiana. Il Consiglio superiore, però, riconobbe bensì nelle sue opere "ingegno istintivo e cultura e abilità descrittiva", ma rigettò la domanda, dal momento che “si trattava solo di letteratura amena”. Lo scrittore scrisse allora “Marcia di una gente”, pubblicato nel 1889, un compendio di storia greca grazie al quale gli fu concessa l'abilitazione provvisoria per tre anni. Rientrò così, e per la porta principale, in quello stesso istituto Cavour dalla cui finestra era stato cacciato. Vi insegnò tre anni, gratuitamente, come supplente di letteratura, ottenendo infine l'abilitazione definitiva.Toltasi quella soddisfazione lasciò la scuola e tornò ad occuparsi di un’azienda agricola di famiglia, dedicandosi contemporaneamente alle lettere e alla politica. Divenuto consigliere comunale e membro della commissione scolastica, apprezzato conferenziere e giornalista il monello "disutile" di un tempo era infine riuscito a diventare un “autodidatta laureato”. Se volete leggere il testo seguite questo link.Magazine Cultura
Un treno procede in direzione nord, dopo una breve sosta alla stazione di Caltignaga. Così breve che un povero vecchietto non ha nemmeno il tempo di scendere per un’urgenza che dovrà aspettare, prima di essere soddisfatta, l’arrivo nella stazione di Gozzano. Perché a quel tempo, negli anni Ottanta dell’Ottocento, il treno fermava la sua corsa nel paese a sud del lago d’Orta. Da qui, in carrozza, si poteva raggiungere l’imbarco di Buccione e col battello arrivare a Orta.Nel capoluogo cusiano sbarcano con gli altri anche due strani viaggiatori che avevamo avuto modo di incontrare sul treno, nello stesso scompartimento del vecchietto.“Entrambi vestiti della festa, lui con una giacca nuova che gli rampicava su su nelle spalle, un colletto di camicia fresco di stiratura, ma di certo molto incomodo.”Lei “era in gran montura, ma non si trovava a suo agio nella costrettura del busto, che non era solita a portare. Vestiva un bell'abito di seta marrone, ricca, croja, incartita, e sopra una spolverina di lana chiara copiata per la circostanza sul più recente figurino. Una grossa catena d'oro le cascava pesante dal corsetto fin sulla pancia. Orologio d'oro in vista, braccialetto, e orecchini di brillanti che stonavano coi fulgori di stella sulla pelle gialliccia e passura delle guance flosce.Cappello a tese larghe, alto conico, e sopra fiori, grappoli, piumetti, tutto annuvolato in un velo di tulle; una montagna piena di sporgenze che urtavano da ogni parte, tenendola in un disagio che dava malinconia.— Leva quela cavagna che te ghet in testa — le disse il marito…Madama non rispose, e si sventagliò la faccia puntando al soffitto con dignitoso risentimento il suo naso tagliato a scarpa.”I loro nomi? Gaudenzio Gibella e Martina Gibella sua moglie.“I coniugi Gibella venivano dalle risaje della Lomellina; sfiaccolati dall'afa palustre, correvano a chiedere un po' di refrigerio alle fresche aure della riviera di Orta.Avevano un bel negozio di drogheria in Sanazzaro, e dopo tanti anni di assiduità bottegaja, ora che gli affari erano assodati, ora che il loro primogenito Leopoldo aveva senno bastante per curare il negozio e la casa, ecco che i Gibella si erano messi in viaggio realizzando finalmente un vecchio progetto architettato ad ogni chiusura annuale dei conti, e rimandato da una stagione all'altra, per una ventina d'anni.”I due coniugi si cimenteranno anche in un’ardita salita sui monti alla ricerca di latte fresco, ma con esiti disastrosi. Esito assolutamente prevedibile trattandosi di due “Alpinisti ciabattoni”!Proprio questo è il titolo di un divertente romanzo, pubblicato nel 1888 da un altro Scapigliato che conosceva bene il lago d’Orta, Achille Giovanni Cagna, nato a Vercelli nel 1847 e morto nella stessa città nel 1931.I suoi inizi non furono dei più brillanti. Iscritto all'Istituto professionale Cavour fu cacciato dal secondo corso in quanto "disutile", inetto e incapace a dedicarsi agli studi. Cominciò quindi a lavorare col padre che era stipettaio e presidente della Società operaia di Vercelli, ma per sbarcare il lunario dovette fare vari lavori modesti, coltivando parallelamente da autodidatta la passione della lettura e della scrittura.Un aiuto gli venne dagli amici, come Giuseppe Cesare Abba, Edmondo De Amicis e Giovanni Faldella, il maggior esponente della Scapigliatura piemontese.Il successo delle sue opere lo spinse a cercare una personale rivincita. In base alla Legge Casati del 1859, che disciplinava l’insegnamento scolastico, era possibile ottenere la nomina a professore nelle scuole professionali anche senza titolo di studio, ma solo grazie alle opere pubblicate. Cagna chiese così l'abilitazione all'insegnamento di lingua e letteratura italiana. Il Consiglio superiore, però, riconobbe bensì nelle sue opere "ingegno istintivo e cultura e abilità descrittiva", ma rigettò la domanda, dal momento che “si trattava solo di letteratura amena”. Lo scrittore scrisse allora “Marcia di una gente”, pubblicato nel 1889, un compendio di storia greca grazie al quale gli fu concessa l'abilitazione provvisoria per tre anni. Rientrò così, e per la porta principale, in quello stesso istituto Cavour dalla cui finestra era stato cacciato. Vi insegnò tre anni, gratuitamente, come supplente di letteratura, ottenendo infine l'abilitazione definitiva.Toltasi quella soddisfazione lasciò la scuola e tornò ad occuparsi di un’azienda agricola di famiglia, dedicandosi contemporaneamente alle lettere e alla politica. Divenuto consigliere comunale e membro della commissione scolastica, apprezzato conferenziere e giornalista il monello "disutile" di un tempo era infine riuscito a diventare un “autodidatta laureato”. Se volete leggere il testo seguite questo link.Possono interessarti anche questi articoli :
-
DESIGN: Lampada MU | Design ispirato alla bottiglia di latte
Constantin Bolimond è un designer russo noto soprattutto per aver immaginato il packaging di bottiglie, dal titolo "Wine or maybe not", che combina l'estetica d... Leggere il seguito
Da Osso Magazine
ARTE, CULTURA, MUSICA -
Poesie inedite di Griselda Doka
Griselda Doka è nata a Tërpan, Berat (Albania). È attualmente dottoranda in Studi letterari, linguistici, filologici e traduttologici presso l’Università degli... Leggere il seguito
Da Wsf
ARTE, CULTURA -
Immunonutrizione: Difendersi Dalle Malattie Grazie A Ciò Che Mangiamo
Per esempio non bisognerebbe mai mischiare il latte con la frutta, così come con il cioccolato o con il tè. Preferire sempre frutta e verdura fresca,... Leggere il seguito
Da Paolopol
CULTURA, CURIOSITÀ, OPINIONI -
Pensieri fuori dal coro: mousse al cioccolato come il gelato... nel suo cono!
Ore 8.30Visto che ogni venerdì a pranzo vengono i miei a mangiare, nonostante la mia dolce metà sia a dieta... finisce sempre che mi metto a cucinare dolci. Leggere il seguito
Da Milena Z
CULTURA, LETTERATURA PER RAGAZZI, LIBRI -
San Giovanni: oggi l’acqua è magia e le stelle silenziose tutto consentono
Chiudo gli occhi. Busso per sette volte a quel portone e non aspetto risposta, che la risposta sta nel rumore del legno dietro nocche ossute e giovani. Il... Leggere il seguito
Da Kalaris
CULTURA -
B come “Bella era bella, morta era morta”. (o R come Rosa Mogliasso)
C'è il cadavere di una donna, lungo il fiume. Una bella donna, elegante, anche se quelle scarpe rosse con il tacco alto e aperte sulla punta forse sono un po'... Leggere il seguito
Da Stefaniaiannolo
CULTURA, LIBRI





