Magazine Per Lei

ALZA QUEL CAZZO DI TELEFONO. (Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto).

Creato il 26 aprile 2012 da Nina
ALZA QUEL CAZZO DI TELEFONO. (Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto). Sono in macchina e la radio sta passando questo pezzo, che mi mette carica.  Fora le pareti della testa e lascia entrare aria fresca tra i pensieri.  Uh. Proprio quello di cui ho bisogno.  Sono giorni tosti, io no.  Sono spenta e fiacca, preda dei (ri)circoli viziosi della mente. Sono giorni che mi sembra di non avere più quell'equilibrio che la nuova casa - e un annetto buono di analisi - mi avevano regalato generosamente.  Ho perso la rotta, vecchie emozioni rivengono a galla, ma non le avevo superate? E dove saranno finiti, nell'ordine: il mio ottimismo, la mia capacità di valorizzare le piccole cose, l'entusiasmo per quel che ho? La sana voglia di godere di ogni attimo e la curiosità, lo spirito avventuriero e esploratore?  E lo stupore? Ecco si, lo stupore mi manca proprio. 
Dovrei essere felice, mi dicono, con le novità che ancora odorano di nuovo, appunto. E invece mi sento una zattera, malconcia e bucherellata, che ondeggia tra i flutti disorientata, alla deriva, da qualche parte. Si, devo essermi persa e sono preoccupata perché non mi vedo tornare. Però basta, mi dico (la parte saggia di me), è tempo di riprendere le redini della mia esistenza e della mia relazione di coppia, che sono diventata un ghiacciolino. Po-po-po-popolaretto. Frozen. I cattivi pensieri ti ciucciano le energie, se li lasci fare. Sono qui che mi arrovello su annose questioni e antiche paure - che evidentemente NON ho superato - sul problema dell'accettazione dell'infertilità e della conseguente fivet - che evidentemente NON ho accettato - e eccola là che arrivo alla sera esausta, come dopo una giornata in miniera e a ben vedere non ho fatto un caiser, se non menartela con gli scenari più terrificanti.  (Steven King vieni qua che ti insegno un paio di cosette sull'horror). E allora perché restarmene così bloccata, fissa come una statua di ghiaccio, con l'illusione del movimento, che invece è - e resta a tutti gli effetti - mentale? No, davvero metto il punto. Ho voglia di tornare a sorridere, due settimane di questa solfa e non mi riconosco più: io non sono più Io, sono invecchiata di dieci anni. Dove ho messo la mia voglia di divertirmi, la mia spensieratezza? Io, che quando voglio so essere la regina del cazzeggio? Ci vuole distacco, così mi osservo da fuori. Spettacolo pietoso. Te lo dico Nina: fai pena. Fai ridere.  Non ti sopporti neanche più da sola.  Sai qual è il tuo percorso, sai che non sopravviveresti ai rimpianti, ti è chiaro ormai che piangerti addosso offendendo il destino, ingiuriando la sorte, ripetendoti che è un'ingiustizia non ti porterà da nessuna parte. Tantomeno a fare quella telefonata. Perciò dillo, ammettilo che hai paura ebbasta (una paura fottutissima) e tutto il resto sono solo scuse per temporeggiare. Stai  Prendendo Tempo. Anzi, visto come ti sei ridotta direi proprio che lo stai Perdendo.  E nessuno te lo ridarà indietro, quel tempo perso, questo anche sai. Perciò animo donna! la vita è stupenda! guarda che sole! Figlio o non figlio tu sei viva, sana (affermazione opinabile, massì, in fondo hai ragione, sono sana), hai una tetto, i soldi per mangiare, un uomo da amare e da cui farti amare, hai la libertà. Sei libera porcaputtana, nel fiore dei tuoi anni! Tu puoi diventare, o essere, tutto quello che ti pare. Dipende da te, solo da te. E mi hai convinta, voce della coscienza saggia. Sono di nuovo io: Nina la Mula, testarda e cocciuta, gagliarda e tosta e sai che c'è? Ne vado fiera. Fanculo a tutto....
Poi arrivo a scuola, col mio miglior sorriso stampato sulla faccia. Ce l'avete presente quella sensazione lì, quella di potenza, di delirio di onnipotenza quasi? Son rari quei momenti, quasi un'estasi dei sensi. Capitano dopo una lunga degenza, dopo un periodo particolarmente buio, quando riemergi da un dolore profondo e  riprendi contatto con la parte più viva di te. Quando torni a sentire, a sentirti.  Quando hai perso qualcosa e poi lo ritrovi. Giubilo e gaudio massimo. Arrivo sulla porta della classe, solito marasma del cambio d'ora. Lei mi viene incontro con un sorriso largo, che a prima vista attribuisco a una sorta di feedback positivo. Mi sbaglio. Lei è A. l'insegnante di sostegno. - Mamma mia che bello! Mi ha appena detto il prof di matematica che è INCINTO? - - Lui? Proprio lui? Non l'ho notato! - cazzeggio io. Ma allora le voci di corridoio erano vere! - Ah Ah. La sua compagna, ovvio! - il suo sorriso che ormai è uno squarcio tanto si è allargato. Le gravidanze portano gioia anche a chi non è coinvolto. Devo annotarmelo. Lei prosegue: - Lo sapevi tu? - - Io? No. Avrei dovuto? - - Ma infatti non ha detto nulla a nessuno - 'ecco un uomo che stimo' penso io mentre lei va avanti tutta eccitata  - e già è al quarto mese, ci pensi? - Meglio di no, a dire il vero. Meglio che non ci penso. Ma come te lo spiego. Lei mi fissa. Uh certo come ho fatto a scordarlo? Le convenzioni sociali! Nina l'Aliena, così non va, stai dando nell'occhio. Modalità Gioia Perenne, come i ghiacciai. Stiro le labbra, il meglio che riesco a fare e accenno un convincente: - Sono felice per lui - che poi è anche vero. Vorrei bastasse così e faccio per allontanarmi, lei invece mi placca: - Mi ha confessato che sono un po' dispiaciuti. Sai, volevano far passare meno tempo fra il primo e il secondo e invece... - - Capisco - bugiarda. Non è vero, non capisco proprio. Non posso capire io. Grasso che cola se riesco ad averne Uno, già sarebbe un lusso, per una come me. Fare la Ragioniera, programmare, è utopia proprio. Figurarsi pensare al secondo e a quanto è meglio far passare! Ghigno tra me e me. Tragi-comico. - Io non sono d'accordo invece, le mie figlie si passano quattroanniemezzo e trovo che sia perfetto. Di meno è troppo presto... - - Ma perché quanti anni ha la prima figlia del prof? - - Due -  - E qual è il problema allora? Non capisco scusami, mi pare che non ci si possa lamentare, due anni son pochi, sono vicini comunque - - Si si, è che ci hanno provato ad avere il secondo prima, ma non arrivava... - E qui mi spengo. Nina Off. Vado al banco di Vu, la saluto e mi sistemo sulla mia sedia, di fianco a lei.  Modalità: Pilota Automatico. Inserita. Ma il cuore mi frega, batte forte - troppo forte - quasi ho paura che si senta.  Faccio un paio di respiri a fondo, provo a calmarmi. Come effetto collaterale gli occhi si gonfiano e la vista si vela. Vedo tutto appannato e non posso permettermelo, ora. Maledizione mica starò per piangere?  Nina cazzo. Nina NO. Nina su! Ricordati le cose che ti sei detta in macchina, pliz.  E sunday morning lallalaaaa. Canta che ti passa.  Niente, non funziona manco per il cazzo.  Allora provo il Piano B: mi rialzo, con disinvoltura, ho bisogno d'aria. Esco sul piazzale, vado a fumarmi una sigaretta. Sola, ho bisogno anche di stare un po' sola con me e (ri)centrarmi.  Sole, aria, azzurrocielo... e lui: il prof di mate lì fuori. Aveva bisogno d'aria anche lui, forse.  Sta parlando con una collega. Sta parlando con una collega dei nomi in lista per il figlio o la figlia. Ce ne sono tanti, sono indecisi. No questo poi lo storpiano, no questo troppo biblico. Si questo è bello in effetti ma alla compagna non piace. Ma guardalo che tenerezza, gli brillano gli occhi. Anche lui come me, ma per un motivo diverso dal mio. Opposto. Brivido lungo la schiena. Strizzo gli occhi un po' più forte, penseranno sia il troppo sole. E io ho questo brutto vizio di merda: quello di proiettare.  Così mi immagino Lui, il mio Lui, al posto di questo lui che ho davanti e che conosco appena.  Come sarebbe...se io potessi...se Noi due insieme...se le mie tube... Cercavo spazio e invece mi sento braccata di nuovo e ancora da questo ironico destino che non me la vuole dare vinta oggi. Scappo dentro, mi do, meglio in classe che qui.  Passo svelto e quasi mi scontro con la prof di inglese, che ormai è moltomoltomolto incinta.  E mi arrendo. Non posso scappare per sempre, non voglio scappare più. Sono stanca. Oggi (domani?) faccio una telefonata, il primo tra gli obiettivi a breve termine che avevo scritto in questo post.  Quel giorni ero giuliva, un'altra versione di me: io con la mia lista d'esami in mano, che rido. Me lo ricordo. Oggi solo all'idea mi viene da vomitare. Le cose cambiano, rapide più di un perché... Poi si confondono, scelgono loro per te.
Cantano i Marta sui Tubi. No, stavolta voglio essere io a scegliere. Almeno provarci. Ma perché è così difficile partire? Perché ci si sente tanto sole? Nobody said it would be easy...
Ho bisogno di Mare.
ALZA QUEL CAZZO DI TELEFONO. (Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto).

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