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AMER (2009) di Hélène Cattet & Bruno Forzani

Creato il 22 giugno 2011 da Close2me

amerIl thriller/giallo Italiano degli anni ’70, morboso, erotico, violento, raffinato, caratterizzato dall’ossessione voyeuristica (attiva e passiva) dei suoi protagonisti e segnato dall’oggetto-simbolo, spesso sintesi totalizzante del film stesso. Elementi che hanno reso indimenticabile un genere e che Amer, coproduzione franco-belga esordio della coppia Catter/Forzani, riprende e soprattutto rigenera con assoluta sensibilità stilistica.
“Tre momenti chiave nella vita di Ana, tutti all’insegna della sensualità, dall’infanzia all’età adulta. Vediamo Ana prima sgfuggire a qualcuno che vuole rubarle l’orologio del nonno, mentre i due genitori litigano, quindi Ana adolescente, alle prese con le prime emozioni del sesso, e infine adulta, mentre fa ritorno alla casa delle origini”
Impossibile restare indifferenti di fronte ad una pellicola come Amer. Attraversata da una cinefilia sincera (Argento, Fulci, Bava, senza dimenticare lavori di Sergio Martino e Massimo Dallamano) eppure intrisa di un’anima sperimentale molto contemporanea, che spinge il linguaggio cinematografico verso soluzioni visive al limite della psichedelia, sfiorando le forme rappresentative della moderna videoarte digitale. Come se Bill Viola decidesse di girare un film giallo, ma senza la pretenziosità che un progetto del genere avrebbe potuto generare. I volti giusti – la vecchia scuola insegna – sono fondamentali alla riuscita dell’opera stessa ed in effetti le attrici che interpretano le “tre vite” di Ana sono indubbiamente eccellenti, tanto da far raggiungere nello spettatore punte di vera fascinazione nella parte centrale, con l’interpretazione folgorante della giovane Charlotte Eugène Guibbaud, quasi un’evocazione grafica delle figure femminili del grande Milo Manara. La regia osa davvero, e non poco, fin nello spietato (anche se non imprevedibile) epilogo. E rischia ancor più rifiutando di ricorrere, nell’accompagnamento musicale, ad una rivisitazione di brani vintage, propendendo invece per il filologico recupero di tracce originali dei maestri Stelvio Cipriani (La polizia chiede aiuto, La polizia ha le mani legate), Ennio Morricone (Un uomo si è dimesso, da La Tarantola Dal Ventre Nero) e Bruno Nicolai (La coda dello scorpione, sequenza 1).
Quantin Tarantino lo ha considerato, a ragione, tra i film più interessanti del 2010.


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