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Amministrative 2011. Ecco chi sono i veri perdenti: Bersani e Fini

Creato il 21 maggio 2011 da Iljester

Amministrative 2011. Ecco chi sono i veri perdenti: Bersani e FiniVa beh, che una goccia d’acqua per chi è abituato a trascinarsi pesantemente nel deserto è come fosse un lago, però… dai… non esageriamo. Questi elezioni amministrative, perse dal Partito Democratico ma vinte in parte grazie alla sinistra radicale, a Bersani stanno dando alla testa. L’economista filosofo crede sul serio di avere le mani in pasta solo perché i milanesi e i napoletani hanno ancora forti dubbi su chi li dovrà amministrare per i prossimi cinque anni. E credendoci, pensa sul serio di poter dettare condizioni e guardare dall’alto in basso il Premier, quando a malapena riesce a essere il segretario di un partito che non esiste: il suo.
Bersani deve rendersi conto di una realtà tangibile. Non ha vinto il PD. Il suo partito ha perso. Ha vinto la sinistra radicale. Deve metterselo in testa. Pisapia, così come De Magistris, non sono stati espressi dal PD, ma da altri: a volte dal partito di Vendola, a volte dall’IDV. Accreditarsi meriti che non gli appartengono, lo rende ancor meno importante di quel che realmente è. Vantarsi di una vittoria che non esiste – una mezza sconfitta non è una vittoria – lo rende ridicolo davanti al cittadino più spregiudicato che di politica ne capisce un po’ più degli altri e sa perfettamente che dietro le esultanze di un segretario come Bersani, si nasconde l’implosione elettorale del PD, ormai costretto e ostaggio della frangia estremistica della sinistra e dei rigurgiti comunisti e illiberali.
Ma a Bersani piace illudersi. A Bersani piace volare sulle ali della fantasia: crede sul serio che Berlusconi è (quasi) in ginocchio e lui ha vinto. Tanto ne è convinto da potersi permettere di dirgli di venire a confrontarsi con lui a Ballarò, anziché rilasciare interviste (che qualcuno – come al solito – denuncia come «occupazione della Tv»). La verità è un’altra: un Premier come Berlusconi non potrebbe confrontarsi con il segretario del nulla politico. E Bersani oggi rappresenta un partito che è il nulla politico. Che senso avrebbe? Nessuno. Bersani non è in grado di dettare condizioni, solo perché Milano è andata al ballottaggio con un candidato non espresso dal PD. Né potrebbe dettarle per Napoli, dove ancora una volta, il candidato che andrà al ballottaggio non è stato espresso dal PD (anzi!).
Ciò detto, se Bersani vola alto sulle ali delle proprie fantasie, non diversamente fa Fini. Fini addirittura vola ancora più in alto e arriva a rasentare i cieli della mitologia con la sua assurda dichiarazione: «Fli alle elezioni? Non è andato male». Ah!, perché prendere appena il 2% è andare bene? Un partito che aveva l’ambizione di diventare partito di maggioranza, guida illuminata del centrodestra, e futuro dell’Italia, ottiene un risultato quasi peggiore di quello dei radicali, e Fini dice che non è andato male? Direi invece che è andato malissimo: un disastro nucleare. Ma queste erano le previsioni del resto. Solo che Fini ha letto e continua a leggere altri dati e altri sondaggi e fa finta di nulla. Così come fa finta di nulla davanti allo sfascio del proprio partito, che giorno dopo giorno diventa una parodia del progetto originale. Non passerà molto tempo prima che Futuro e Libertà venga annesso all’IDV, visto pure l’animus ideologico che pervade i suoi esponenti di spicco, e viste pure le fughe dalle porte laterali di altri esponenti moderati importanti, come Ronchi e Urso.
Insomma, non si può certo dire che il realismo sia della politica italiana, e ancor più di Bersani e Fini, i quali percepiscono un’Italia che non esiste e alimentano i propri sostenitori con una propaganda da quattro soldi. Sono come quei capitani, le cui navi stanno miseramente affondando, e ciononostante insistono nel sostenere che non stanno affondando. Ebbene, sappiamo tutti che così non è. Il Partito Democratico ormai è stritolato tra l’IDV e il SEL di Vendola, e non conta più nulla, tanto che si potrebbe dire che non si muove foglia se Di Pietro o Vendola non voglia. Mentre Fini da secondo di Berlusconi è diventato il secondo di Casini. Un salto di «qualità» davvero notevole per chi ambiva – ahinoi! – a essere l’incarnazione morale ed etica del nuovo centrodestra.

Fonti: Il Tempo | Il Giornale

di Martino © 2011 Il Jester Dai la tua opinione
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Autore: Martino » Articoli 1445 | Commenti: 2438

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