La nuova campagna Diesel continua a far parlare di sè. Marketing pubblicitario e provocazione vanno spesso di pari passo ma l’importante è non fermarsi all’apparenza delle immagini, per esempio alla superficiale concezione della contestazione araba.
Da queste parti si sta (e quando dico “si sta”, voi potete intendere un po’ chi volete) sempre a parlare dei fatti degli altri senza averne poi tanto il diritto che poi si finisce per essere ridicoli: ad esempio ci piace proprio tanto andare a stuzzicare tutti i cavolo di problemi che c’ha il mondo islamico con la sensibilità ed i modi che ci contraddistinguono e sopratutto con la faccia di bronzo di chi non ricorda quanto l’immagine della donna anche qui sia così carica di significato (vedi foto).
Prendete il genio dei jeans Renzo Rosso, prendete la sua ultima campagna pubblicitaria sull’essere e sull’apparire che è stata appiccicata su tutti i muri delle grandi città e poi mi saprete dire.
Certe volte sembra che gli esperti di marketing debbano per forza cercare la provocazione, lo scandalo per poter attirare gli occhi del pubblico. Funziona eh! infatti stiamo qui a parlarne e, detto fra noi, questa immagine è anche molto bella, ma non è questo. Non so, è da un po’ che comincio a pensare a quanto proprio le piccole idee perpetrate a lungo e per vie traverse a creare certe idee distorte di come stanno le cose per davvero
Se è vero che l’unica cosa che il padre aveva insegnato a James Gatz quando era stato bambino era quella di non giudicare, ma dite un po’: a noi che cavolo ce frega di questi qua, se si mettono il burqa o non se lo mettono, se c’hanno la radio sempre accesa che mette le loro musiche o se mangiano solo carne halal, che fra l’altro ‘sta carne halal c’ha un sapore che l’ultima volta che ho fatto la pasta con la salsiccia manco il cane la voleva.
Mia nonna quando ancora aveva la forza di stare in campagna a lavorare la terra c’aveva il fazzoletto di stoffa attorno alla testa e mica poteva andare alla fiera del mercato da sola. Mò com’è: se si chiama fazzoletto va bene e se invece è un hijab si parla di inciviltà? se mia nonna stava a casa la sera era gelosia meridionale, invece se nei paesi arabi non puoi muoverti da sola vuol dire che sei nel medioevo? Ma quando mai nella storia tutte le culture sono state uguali fra loro! Va bene, ora ci sta la globalizzazione, guardiamo gli stessi film, tutti ascoltiamo la stessa musica però non possiamo mischiare diritti e tradizioni dei paesi, non si possono dare per scontate quelle che anche per noi sono state sudate conquiste. Ognuno c’ha i suoi problemi ed anche in medio-oriente la gente sta facendo le battaglie che è necessario fare.Beirut è paragonabile per stimoli e floridità musicale alla Londra degli anni ’60; proprio qui ci sono i Mashrou’ Leila: una band che a mio avviso è fra le più interessanti di tutta la scena araba. La loro popolarità fra i giovani trova sintesi nel virale #occupyarabpop: il segno della volontà di rinnovamento è anche dentro alle canzoni leggere e sta contagiando non solo il Libano ma anche le nuove generazioni di Giordania e Qatar fino ad arrivare in Egitto e nei paesi vicini dove primavera araba e contraddizioni sociali sono oramai gli argomenti di maggior dibattito.
Hamed Sinno non ha mai nascosto la sua omosessualità e spesso ha infranto questo tabù
“ avrei voluto tenerti vicino, presentarti ai miei genitori,
cucinare per te, viziare i tuoi bambini, essere la tua casalinga “
Un po’ come i Grup Yorum in Turchia, anche i Mashrou’ Leila stanno subendo la censura dei governi regionali, i loro dischi non sono reperibili in certi paesi del Medio-oriente neanche su iTunes ed il loro lavoro non vede l’aiuto di alcuna etichetta discografica, riuscendo a produrre l’ultimo album solo grazie al crowdfunding.
“ riusciamo a tenere i nostri occhi aperti anche quando ci gettano polvere, dì loro che riusciamo ancora a vedere,
riusciamo a rifiutare di divorarci a vicenda anche se le nostre ossa sono esibite, dì loro che non siamo affamati,
possiamo combattere fino a quando romperemo la prigione che siamo diventati, dì loro che non siamo impauriti
e resisteremo fino a quando l’ombra che stiamo combattendo non svanirà “
La musica leggera sintetizza i temi caldi in seno alla società e i giovani musulmani sembrano tutti pronti a combattere per far valere i proprio diritti; spuntano sempre più numerose piccole manifestazioni di dissenso che attraverso le reti social assumono dimensioni impensabili, non ultima quella del bacio fra un ragazzo ed una ragazza velata nel caldissimo clima egiziano di questi mesi.
Una foto simbolo la cui eco è giunta fino ai paesi europei dove è stato spunto di dibattito per tutte le comunità musulmane, anche per la nostra.
Fino ad arrivare alla quasi wahabita Arabia Saudita, in cui il rispetto delle regole e l’interpretazione del messaggio del Corano è più rigido che negli altri paesi. Le giovani di Ryad, omosessuali e non, cominciano ad assumere quello che in molti definiscono “stile” androgino. Sono chiamate Buya, maschiette, e sono anch’esse il segno evidente del chiaro tempo di transizione che questa parte di Mondo sta attraversando.
Il mondo musulmano è una parte della Terra che ci interessa moltissimo: geograficamente vicino all’ Italia, la sua comunità nel Belpaese non potrà che aumentare nei prossimi anni; allora cerchiamo di formulare giudizi meno affrettati per provocare quanto meno possibile. Chissà quante cose si potrebbero dire (e quante se ne dicono!) su di noi. A saperle tutte, non ne saremmo profondamente offesi?