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AMORE TOSSICO (1983) di Claudio Caligari

Creato il 13 agosto 2009 da Close2me
AMORE TOSSICO (1983) di Claudio CaligariFilm su cui si è detto tanto e si è detto troppo. Spesso dimenticando irresponsabilmente il lavoro, difficile, impervio ed a tratti davvero impossibile del maestro Caligari, la cui poetica di profonda sensibilità e crudezza espressiva fu osteggiata non poco dalla forza politica dominante del tempo.
"Un gruppo di tossicodipendenti romani, tra cui Cesare, Enzo, Roberto detto Ciopper, Michela e Loredana, trascorrono la propria drammatica routine tra la spiaggia di Ostia e la capitale attraverso il consumo degli stupefacenti, i piccoli litigi, i piccoli furti e i guai con i poliziotti e la fioca speranza di poter cambiare vita e di disintossicarsi. Attraverso un taglio quasi documentaristico, la loro vita prosegue ripetitiva, senza un futuro apparente o un evento che possa porre termine – nel bene o nel male – a questa drammatica situazione."
Senza tirare in ballo Pasolini (cinematograficamente onnipresente nel film, ma non per questo plagiato della propria visione), è sconvolgente riconoscere alla messa in scena, ancora oggi modernissima, una forza evocativa debordante: Ostia, città meta dell’estate danzereccia laziale, muta la propria pelle in un vuoto cosmico al limite del non-ritorno. Spazi immensi interrotti dalla maestosità oscura dell’architettura littoria, grigia e schiacciante, minaccia permanente testimone delle vite scellerate dei giovani protagonisti. Cesare, Michela, Loredana, Enzo… Ragazzi veri, tossicodipendenti che attraverso la finzione raccontano involontariamente le proprie esistenze. Caligari riprende tutto con approccio sincero, privo di ogni minimo giudizio etico o sociale, grazie soprattutto alla preziosa collaborazione del sociologo Guido Blumir, tra i massimi esperti Italiani sul problema sul mondo complesso della tossicodipendenza. La regia, seppur apparentemente assente lavora, al contrario, molto "di sottrazione", lasciando che i posti, i volti e soprattutto il linguaggio popolaresco romano (attraverso le sue espressioni più amare e scostanti) coinvolgano lo spettatore in un universo tanto distante quanto tremendamente quotidiano.
Le sequenze d’impatto sono numerose, su tutte è opportuno menzionare l’incontro tossico dei ragazzi con la pittrice Patrizia (Patrizia Vicinelli, celebre poetessa e performer del "Gruppo 63"): un momento angosciante, nel quale lo schizzo si sangue sul quadro e la battuta conclusiva di Cesare – con molta probabilità improvvisata – trasmettono, anche allo spettatore più smaliziato, un senso paura frammisto ad amarezza senza paragoni.
Da vedere, ricordare e rivedere. Un documento fondamentale di uno dei più talentuosi e dimenticati registi Italiani, tornato alla regia solo dopo 15 anni con L’odore della notte, interpretato da Valerio Mastandrea e Giorgio Tirabassi
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