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Il premier c'ha messo la faccia nei due comuni al voto più importanti, due città, Napoli e Milano, tanto diverse tra loro quanto nevralgiche per le macroregioni di cui si ergono a capitale. Ed in entrambi i casi, sebbene la questione non si sia risolta già al primo turno (come nel caso delle altre due maggiori città in gioco in questa tornata, ovvero Torino e Bologna confermate al centrosinistra) e sia ancora possibile una rimonta del centrodestra, il referendum popolare sul premier, sulla sua persona e a debita distanza sul suo operato, ha avuto un risultato negativo.
Il dato di Napoli è se vogliamo il più sorprendente: il centrosinistra negli ultimi 20 anni, tra Capoluogo e Regione, ha fatto di tutto con il mostro a due teste Bassolino-Iervolino per perdere nell'ultimo lustro tutto il consenso guadagnatosi nel decennio precedente. Non stupì nessuno la sonante sconfitta della coalizione di centrosinistra alle Regionali 2009, come non avrebbe stupito nessuno una vittoria al primo turno del candidato sindaco del Pdl Gianni Lettieri. L'emergenza rifiuti e non solo quella erano responsabilità esclusive della classe dirigente partenopea del PD e dei suoi alleati; come se non bastasse il PD è stato coinvolto in uno scandalo elettorale alle primarie che bene non ha fatto all'ambiente. Dunque la logica conseguenza non poteva, anzi, non doveva essere altro che un cambio al timone della città.
Ma qui si intromette il Presidente del Consiglio, che ci mette la faccia ma soprattutto la voce: con i suoi proclami e le sue promesse non mantenute non ha fatto altro negli ultimi tre anni che sottrarre il centrosinistra delle molte e meritate croci della catastrofe sui rifiuti, per puntarle inesorabilmente sulla propria persona e sulla lista che porta il suo nome.
Lettieri è sì il candidato sindaco con più voti del lotto, ma ottiene soltanto con il 38,53% ed andrà al secondo turno con Luigi De Magistris, che con il 27,5% vince la sfida tutta interna al centrosinistra con il piddino Morcone. Vero è che il ballottaggio risulta essere sempre una partita del tutto nuova rispetto alla prima chiamata elettorale, ma ci sono un paio di dati che suggeriscono una posizione di vantaggio per l'ex magistrato dell'Idv.
Il primo è che, per quanto indicativi, sommando le percentuali delle liste del centrosinistra, con il 46,65% dei voti De Magistris potrà partire da un bacino elettorale più cospicuo rispetto a quello del suo concorrente del Pdl. Il secondo dato è quello del cospicuo voto disgiunto che ha visto favorire il candidato dell'Idv (con un differenziale di oltre 10 punti percentuali tra i totali del candidato sindaco ed i totali delle liste collegate) come nessun'altro sulla ribalta nazionale rilevante di questa tornata elettorale.
Milano invece presentava uno scenario molto diverso, per certi versi opposto. La città è indiscutibilmente una roccaforte del centrodestra, ma per quanto gli ultimi cinque anni di gestione da parte di Letizia Moratti siano stati piuttosto discutibili, era difficilmente ipotizzabile un simile sorpasso al primo turno: la candidata del Pdl+Lega si ferma al 41,58%, notevolmente dietro l'esponente del centrosinistra Giuliano Pisapia che raggiunte il 48,04%.
Anche qui Berlusconi ci ha messo tutto sé stesso per spostare quante più luci della contesa possibili sulla sua figura, forse in modo opportunistico visto il malgoverno locale della Moratti, ma dirottandole su una malapolitica ancora più evidente. Dalle polemiche che lo coinvolgevano più o meno direttamente sulle BR nella magistratura alla gaffe della sua candidata nei confronti del suo avversario più accreditato, passando per il proprio nome messo in bella mostra come capolista per i consiglieri comunali, i numeri hanno bocciato il premier, la gestione del suo partito a livello non solo locale ma anche nazionale. E proprio sul numero delle preferenze personali che vi è la debacle più evidente per il Cav., dove dalle 53.000 della scorsa tornata è retrocesso a meno di 28.000 schede che esprimono il suo nome.
La città non è ancora definitivamente persa, al ballottaggio come già detto può accadere ancora di tutto (sebbene i dati dei voti disgiunti non danno buoni indizi per la Moratti, penalizzata anche in questo dato), ma la sconfitta milanese "in sospeso" ha ancora più il sapore della beffa per il PdC se si pensa al fatto che possa avvenire contro la nemesi di quasi tutto ciò che Berlusconi tenta di demonizzare da quando è entrato in politica.
Giuliano Pisapia è infatti un comunista, un giurista, uno scrittore e persino un monogamo. Roba da non crederci.
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