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Analisi di una convivenza n. 1

Da Ornellaspagnulo82 @OrnellaSpagnulo

Sulla ragione di quest’analisi inutile indagare. Quando mi sento in colpa ho difficoltà a dormire, e questo mi è successo per esempio stanotte. Così, arrabbiata per quei due sogni sospesi troppo presto (in uno di questi, c’era un ragazzo che mi aiutava a prevenire l’insonnia: non sarà perché ti scrocchiano le mani? Aprile e appoggiale contro il muro, si distenderanno). Sono semi-sveglia e la mattina è già a metà, avrei voglia di appoggiare davvero le mani contro il muro per vedere se si distendono, funzionerà questo rimedio onirico? Mi basta passare due dita sul medio dell’altra mano e il medio fa scroc, le dita sono anchilosate. Eppure ieri ho ballato danza del ventre prima di andare a letto, per rilassarmi.

Se vado sugli archivi di settembre 2012, il blog mi restituisce un’immagine di me un anno fa abbastanza veritiera. Avevo smesso di ballare danza del ventre, anche perché ogni volta che danzavo davanti al compagno, lui mi chiamava a sé e dovevo smettere, le mie preoccupazioni erano rivolte soprattutto alla casa e a lui, ho cominciato uno shopping sfrenato che mi ha lasciato solo a giugno, tutto per la casa, come se fosse un’entità a sé, tutto per il compagno, con regali nelle ricorrenze speciali e non, ed ero ingrassata a forza di cucinare solo i suoi piatti preferiti. Una compagna perfetta fino al momento in cui l’ho lasciato, anzi, i momenti, perché le cose si capiscono sempre tutte insieme, anche se l’affetto rimane.

Un anno dopo mi trovo più grande, più matura e femminile. Sono cambiata dentro, ma forse sono cambiata al contrario, recuperando vecchi sogni che non mi avevano mai abbandonato. Una società più giusta, un modo di vivere anticonvenzionale: ora davvero posso affermarlo, ora che sono stata dall’altra parte della barricata. Non sono riuscita a fare amicizia con i fascisti. Con nessuno dei fascisti e delle loro consorti. L’unico gruppo che mi piaceva era quello dei comunisti, conosciuto al primo appuntamento con il mio ex, simpatici, tranquilli, intelligenti, bravi. Anche gli altri lo saranno, per l’amor di Dio!, c’è qualcosa di buono ovunque, per la legge del Tao, il fatto è che siamo vittime delle nostre repulsioni. E non in modo assoluto; lo testimonia il Pensiero n. 1 in cui parlo di una felicità in arrivo (ed è arrivata, è durata, è finita), dell’entusiasmo trasferito tutto sulla casa e sull’amore, sentimento non tipico nella mia vita. Ma se contiamo la percentuale delle frasi, c’è un 80% sulla casa e un 15% sul fidanzato in questo post (il 5% su di me). Ero affannata dalle tendine che non ho mai messo, dai mobili che mi fanno tutti schifo, dall’obiettivo di rendere questa casa uno specchio della mia identità. Adesso, le tende non mi interessano perché quando guardo fuori mi sento in compagnia, i mobili mi ricordano già qualcosa da cui vorrei scappare – un fallimento – e quelle storie assurde sulla casa mi sembrano tutte stronzate. Vorrei una vita che parlasse di me, non una stupida casa decorata al punto giusto da apparire freakettona e artistica quanto basta, minimale. Mi disinteressavo degli altri (“Fuori, il resto della gente, altre geometrie, diverse case e montagne, non mi farò distogliere dalla mia quiete. I telegiornali parleranno per altre persone e le persone che si picchiano per strada non entreranno.”) e scivolavo nell’egoismo più bieco, eliminando dalla lista di contatti molte persone a cui voglio bene, solo perché quella relazione di coppia risucchiava tutto, e lo permettevo.

Quel bellissimo specchio con una farfalla disegnata sopra non l’ho più preso più. L’ex compagno non voleva. Anche le presine originalissime, non le voleva.

E ricordo quando, da adolescente, tornavo tutte le sere in paranoia per le canne. Mai nessuno che mi scuotesse, mi abbracciasse, che mi dicesse: “Che costa stai facendo? Stai perdendo te stessa”. Perché io sono così, ogni tanto scivolo per traiettorie che non mi appartengono, però ci ricavo sempre qualcosa, capisco di più.

Ora basta, vorrei essere me.

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