di Riccardo Cotumaccio
Era il 2008, la Spagna non era ancora la Grande Spagna e l’Italia era l’Italia Campione del Mondo. Era l’Europeo di Svizzera ed Austria, e dopo la fase a gironi gli Azzurri di Donadoni – secondi, dietro l’Olanda – ritrovano ai quarti le furie rosse di Luis Aragonés. Toccò ai rigori, De Rossi e Di Natale sbagliarono, Fabregas no: la Spagna batteva i campioni del mondo e si avviava ad esser campione d’Europa dopo 44 anni di vuoto. Quel passaggio di consegne, oggi, sa di maledizione. Dopo aver vinto l’Europeo, la Spagna di Vicente Del Bosque stravince il Mondiale in Sudafrica e si prende tutto. L’Italia è spettatrice annichilita, già dimenticata. Scivola nel ranking e implora pietà, mentre Iniesta e compagni corrono e conquistano record da brividi. E proprio tra la Spagna e i suoi record, ecco che l’Italia torna ad insinuarsi fastidiosa e testarda, ancora nel corso di un europeo, stavolta ai gironi. È 1-1, nel match inaugurale d’Euro 2012 in Polonia e Ucraina. La maledizione sembra spezzata, l’Italia gioca e regge, insinua e mette in difficoltà i campioni del tutto. Via l’Inghilterra, via la Germania, gli Azzurri volano in finale: lì, ad aspettarli, ancora lei, la Spagna. Il 4-0 finale parla da sé. Prandelli fa il diplomatico, Balotelli sbruffa. Piange l’Italia intera, dai più grandi agli azzurrini, sconfitti – è ormai il 2013 – dalla Spagna U21 in un’altra finale, quella degli Europei d’Israele. 4-2: la gioventù spagnola incanta e travolge, quella italiana è più cuore che altro e si sa, a volte il cuore non basta. È fine giugno, siamo in Brasile: l’Italia è in semifinale di Confederations Cup, a darle il bentornato – neanche a dirlo – c’è la Spagna. L’Italia è fortunata, altalenante e già stanca. La Spagna ha fame, come sempre. Nel calcio, si sa, tutto è possibile. E anche se il Brasile che conta è ancora lontano, che la maledizione si spezzi, in barba a chi, l’Italia, l’ha già data in pasto ai leoni. L’Italia è grinta, fortuna e cuore; del resto si sa: il cuore, a volte, basta eccome. Basta crederci.